IL CASTORO | Il teatro anche fuori dai teatri

Romagna | 07 Aprile 2024 Blog Settesere
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Matteo Loli
«Benvenuti a teatro. Dove tutto è finto ma niente è falso!». Questa frase di Gigi Proietti riesce a descrivere in modo perfetto la magia che avviene quando, entrati in sala, le luci si spengono, le chiacchiere si quietano, il sipario si apre e sale un attore sul palcoscenico, illuminato dall’occhio di bue.
«Il teatro è lo specchio della realtà» sottolinea Ruggero Sintoni, co-direttore, insieme a Claudio Casadio, di Accademia Perduta, il centro di produzione teatrale che da anni distribuisce gli spettacoli su buona parte della Romagna. Sul palco la natura umana viene messa a nudo, avvolta dalla scenografia. I grandi testi classici teatrali sono ancora capaci di parlarci e commuoverci, poiché gli autori sono riusciti a evidenziare i meccanismi e le contraddizioni che governano l’uomo, che sono gli stessi da secoli e con tutta probabilità sono destinati a rimanere tali molto a lungo, se non per sempre. A teatro uno scrittore, analizzando la società del suo tempo, parla al pubblico di ogni città o epoca ed è compito poi dell’attore mediare tra le due parti, nonostante i divari temporali e culturali, e creare un dialogo.
«Il teatro è il luogo della relazione» commenta Alberto Grilli, direttore artistico del Teatro Due Mondi. Un compito non certo facile quello dell’attore, un compito che richiede grande esperienza, tecnica e introspezione. La recitazione sul palcoscenico è un’insostituibile palestra di vita, che aiuta a conoscersi attraverso la propria dimensione fisica e lo studio dei personaggi con i quali, come attori, bisogna relazionarsi e dialogare, comprenderli senza mai giudicare. L’esercizio di fare i conti con una personalità da interpretare, completamente estranea alla propria, potrebbe fare bene a chiunque. Nei programmi di lettere dei licei, sono molti i testi teatrali che vengono presentati, basti pensare alle opere di Shakespeare, Goldoni e Pirandello, ma questo non risulta essere sufficiente per muovere gli studenti verso i teatri. «La scuola racconta solo una fetta del teatro, racconta chi scrive, ma non parla mai degli attori, del lavoro dell’attore. Parla solo di testi, il teatro non è solo la scrittura, ma soprattutto chi lo fa. Nella scuola diventa troppo letteratura e, come per tutte le materie, non arriva mai al contemporaneo», aggiunge Grilli.
In Romagna abbiamo la fortuna di avere alcuni gioielli del teatro all’italiana, come il Goldoni di Bagnacavallo e il Masini di Faenza, realizzati verso fine Settecento in pieno slancio neoclassico. Varrebbe la pena di pagare il biglietto solo per visitare questi meravigliosi musei pubblici. C’è il rischio, tuttavia, che i teatri rimangano delle roccaforti riservate a un’élite ristretta di appassionati, nella quale raramente rientrano gli studenti. «Quando eravamo giovani dicevamo che al Masini andavano solo le donne in pelliccia» spiega Grilli.
«Il teatro, così come l’amore, la passione, il sesso, sono cose da scoprire - aggiunge Sintoni -, non si nasce imparati». Quando si assiste a una rappresentazione, si «abbatte una barriera e un pregiudizio - continua -. Io ho conosciuto il mondo del palcoscenico perché il mio professore di italiano, Mario Zoli, ci faceva studiare il programma facendo teatro in classe» spiega Grilli. Nel nostro territorio sono infatti radicate da decenni compagnie profondamente impegnate nelle realtà sociali, come il Teatro delle Albe e il Teatro Due Mondi, che da quest’anno organizza un laboratorio pomeridiano al liceo Torricelli-Ballardini per rappresentare, in ricorrenza dell’anniversario dell’alluvione del 16 maggio scorso, un’azione teatrale di strada con gli studenti. «Abbiamo deciso nel ’91 di incominciare a fare spettacoli di strada, per i quali ormai siamo conosciuti in Italia e in Europa» precisa Grilli. Una forma di teatro, quello di strada, popolare, di facile accesso per tutti e che tende i suoi sforzi verso «chi non consuma regolarmente cultura» conclude.
Quando è stato fondato da Marco Martinelli, Ermanna Montanari, Luigi Dadina e Marcella Nonni, il Teatro delle Albe aveva l’intento di «aprire il teatro, in modo che diventasse un luogo per la città» spiega Laura Redaelli, referente del progetto non-scuola, che da anni si occupa di portare laboratori teatrali nelle scuole. Il progetto è stato chiamato così perché «non è una scuola di teatro: nei nostri laboratori il teatro non si insegna, ma si gioca insieme». Nei laboratori pomeridiani delle Albe per gli studenti «non si arriva mai con un copione pronto, si sceglie e si lavora in base al gruppo. Cerchiamo di rimettere in vita alcuni classici, per evidenziare ciò che ancora ci parla e ancora ribolle».
La scuola ha certamente il potere di educare i giovani e fare loro espandere i propri orizzonti culturali e, sottolinea Sintoni, «potrebbe lavorare di più su quello che il teatro e le arti in genere dicono, sia per quanto concerne il mondo classico che quello contemporaneo».
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