IL CASTORO | True crime: una calamita per i giovani

Romagna | 11 Giugno 2024 Blog Settesere
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Assy Ndiaye
Il mondo del cinema è un universo affascinante e complesso, fatto di passioni, misteri e progetti audaci. La redazione del Castoro ha ascoltato la voce di Alessandro Quadretti, documentarista e regista romagnolo, che ha condiviso con noi il sogno di vedere distribuito il suo film Io, la saponificatrice. L’idea nasce nel 2021, quando Inga Sempel, sceneggiatrice italo-britannica, contatta Quadretti per visionare il suo documentario del 2008 La saponificatrice - Vita di Leonarda Cianciulli. Dopo poche settimane i due autori decidono di scrivere insieme a distanza il soggetto del nuovo film, da cui prende poi vita il trattamento, concluso nel 2022.
La storia è ambientata nel 1970: a Bologna, una giovane e ambiziosa antropologa criminale, Virginia, scopre che Leonarda Cianciulli, la famosa saponificatrice di Correggio, è ancora viva, internata in manicomio per il resto dei suoi giorni. Decisa a cogliere questa occasione per applicare in Italia le nuove teorie del profiling criminale, la raggiunge a Pozzuoli per intervistarla. In una serie di colloqui in cui all’analisi dei delitti si intreccia la manipolazione emotiva, Virginia capisce che la conoscenza della donna la porterà a compromettere se stessa.
Nel 2023, gli autori vincono con Officinemedia il bando di sviluppo per opere cinematografiche della Regione Emilia-Romagna, ottenendo un finanziamento che copre parte delle spese di scrittura della sceneggiatura, la sua traduzione in inglese, partecipazioni a pitching forum, co-production market e la produzione di un teaser.
Ma qual è il futuro di questo ambizioso progetto? Quadretti riflette sulle sfide e sulle incertezze che accompagnano la produzione di un film in Italia: «Non possiamo ancora dire quando il film sarà pronto o se verrà mai distribuito - ammette -, la produzione di un film richiede tempo, risorse e finanziamenti e non sempre è possibile ottenere tutto ciò di cui si ha bisogno». Tuttavia, resta determinato nel suo impegno a realizzare un film di qualità che possa affascinare il pubblico: «La mia priorità sarà sempre quella di creare un film che sia autentico e che possa lasciare un segno nel cuore degli spettatori».
La passione per il cinema noir e thriller non è solo una questione di intrattenimento per questo professionista, ma una vera e propria ricerca del lato oscuro dell’essere umano. Quadretti spiega che la sua attrazione per questo genere cinematografico deriva dalla curiosità per il mistero e per i comportamenti umani complessi. «Se il noir e il thriller sono fatti da registi di qualità, mi affascinano profondamente – afferma -. Sono curioso di esplorare il lato oscuro dell’essere umano e dei suoi comportamenti».
A questo proposito la redazione si è domandata da dove derivi l’interesse per il true crime. Questo genere esplora i crimini reali attraverso documentari, podcast, serie televisive e libri e sta riscuotendo un grande successo tra i giovani di tutto il mondo, attratti dalla suspense, dalla psicologia criminale e dal lato oscuro dell’essere umano. Abbiamo deciso di intervistare Francesca Ardissone, studentessa al secondo anno del corso di criminologia investigativa all’Istituto di scienze forensi di Corsico, Milano. «Un fattore che ha notevolmente contribuito è sicuramente la diffusione di docu-fiction, su canali come YouTube o piattaforme come Netflix - spiega -. Le storie raccontate catturano l’attenzione degli spettatori suscitando in essi interrogativi ai quali è praticamente impossibile rispondere».
I temi affrontati sono complessi e spaziano tra la giustizia, l’etica e la psicologia. «Le storie di true crime ci permettono di alimentare anche la nostra empatia e di  creare una sorta di connessione mentale con le vittime - afferma la studentessa - e quando siamo di fronte a tali vicende, ci accorgiamo che, la maggior parte delle volte, le persone che commettono questi crimini sembrano persone normalissime, che vivono una vita apparentemente ‘normale’ come la nostra e di conseguenza il fatto che siano state capaci di compiere tali atti, senza prima aver mostrato alcun tipo di campanello d’allarme, ci fa rabbrividire e fa nascere in noi tantissimi quesiti».
«Credo - prosegue Ardissone - che in alcuni casi questo interesse possa sfociare in un’ossessione: da una parte si diventa ossessionati per paura che determinate cose possano accadere a noi o a persone a noi care, dall’altra parte una persona può ossessionarsi perché rivede certi suoi pensieri o comportamenti e può, per assurdo, voler imitare le azioni dei criminali. Un segnale d’allarme - conclude - può sicuramente essere che una persona ascolti costantemente queste storie, oppure che ne parli in continuazione, adottando comportamenti inusuali».
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