Ravenna, sempre più richiesti parti in vasca ed epidurale

Sono sempre più richiesti, in provincia, sia il parto in acqua che quello in analgesia, due modalità diverse in termini di medicalizzazione ma che, almeno nell’immaginario delle donne, sono potenzialmente fonte di sollievo durante il travaglio. Queste due tendenze fanno il paio con il calo graduale dei tagli cesarei, proposto sempre meno spesso dai ginecologi. Fenomeni che si inquadrano in una diminuzione delle nascite. In Emilia-Romagna, nel 2017, sono arrivate a quota 33.485, di cui 2.399 nel Ravennate. Numeri che corrispondono a un tasso di natalità che scende a 7,4 nati ogni 1000 abitanti. A rilevarlo è il rapporto CedAP (Certificati di assistenza al parto), che ha elaborato i dati provenienti dai centri nascita del territorio. L’età media delle madri, al momento del parto, si attesta in regione intorno a 32,1 anni, cifra stabile rispetto ai cinque anni precedenti, con una leggera differenza tra le donne italiane (33,2 anni) e quelle straniere (29,9 anni). Il 31,9% delle donne durante la gravidanza ha frequentato un corso di preparazione al parto, per lo più in un consultorio pubblico, mentre un ulteriore 14,2% lo aveva frequentato in una precedente gravidanza.
CORSI PRE-PARTO
Questi corsi sono ormai diventati una tappa importante, nei quali è anche possibile informarsi sulle diverse modalità per partorire. Sara Zagonari, direttore facente funzioni dei Consultori familiari di Ravenna, riferisce: «Nei corsi preparto parliamo in maniera approfondita sia del percorso in epidurale, sia del parto in acqua, promuovendo entrambe le modalità. Non promuoviamo, invece, il lotus birth (procedura di nascita in cui il cordone ombelicale non viene reciso e il neonato resta collegato alla placenta) poiché, a oggi, sia il Royal College of Obstetricians and Gynaecologists, sia la SIN (Società Internazionale dei Neonatologi) lo sconsigliano, visti i rischi di infezione a fronte di benefici non provati scientificamente, in quanto, nel momento in cui il cordone ombelicale smette di pulsare, il sangue non fluisce più dalla placenta al neonato».
SOLO A RAVENNA L’ANALGESIA
Riguardo le opzioni di parto in provincia il primario di ostetricia di Ravenna, Faenza e Lugo Davide Tassinari, racconta: «In tutti e tre gli ospedali sono presenti le vasche per il parto in acqua, e a farne richiesta sono 100-150 donne l’anno (circa il 5-6% del totale). Tutte le richieste ricevono risposta positiva qualora non vi siano motivazioni di carattere clinico che ostacolino questa scelta, che emergano al momento della richiesta stessa o del travaglio. Le donne che partoriscono nell’ospedale di Ravenna possono avvalersi anche del parto- analgesia». Quest’ultima sembra rimanere tra le opzioni favorite. Ritornando ai dati regionali emerge, infatti, che l’analgesia epidurale nel 2017 è stata impiegata nel 21,6% dei parti (in aumento rispetto al 2016).
Ciò viene confermato anche da Zagonari rispetto alla nostra realtà territoriale: «Le gestanti sono più rivolte al parto con analgesia epidurale. Per quanto riguarda le pluripare, invece, l'orientamento verso la modalità del parto è fortemente legato alle esperienze precedenti». La gestante può esprimere tutte le sue preferenze nella fase del colloquio con i medici e con le ostetriche: «La presa in carico - continua Tassinari - segue dei protocolli ben delineati. Per quanto riguarda il parto in analgesia, la richiesta riguarda il 25% delle partorienti di Ravenna, quindi circa 400 – 500 parti all’anno. Il lotus viene richiesto molto sporadicamente, ma anche in questo caso, laddove vi siano i requisiti clinici per effettuarlo, le ostetriche sono perfettamente in grado di eseguire la procedura».
«MASSIMA SICUREZZA»
È in calo, invece, il numero dei cesarei. In tutta l’Emilia Romagna, la percentuale registrata nel 2017 è del 25,7% rispetto al 26,1% del 2016. Nella nostra provincia sono stati 649, di cui più di 500 a Ravenna: «L’incidenza dei parti cesarei primari (con feto in presentazione cefalica) – conclude Tassinari - si attesta sul 22-23%, con trend in calo. L’obiettivo è quello di limitare i tagli cesarei, ovviamente sempre col buon senso e in condizioni di massima sicurezza per la mamma e per il neonato. Anche alle donne che hanno effettuato precedentemente un taglio cesareo, laddove le condizioni cliniche lo consentano e la donna lo desideri, viene proposto il parto naturale».