L’appuntamento per la Cooperativa Muratori e Cementisti di Ravenna (Cmc) è mercoledì 20 luglio a Roma per un tavolo di crisi a cui si siederanno Regione Emilia-Romagna, Comune di Ravenna, Ministero dello Sviluppo economico, Invitalia, i sindacati nazionali e di categoria di Cgil, Cisl e Uil, i Ministeri dell’Economia e Finanze, del Lavoro e delle Infrastrutture. La crisi di Governo ha però messo in allarme i lavoratori preoccupati che slitti la trattativa in corso al Ministero dello sviluppo economico, che prevede un percorso di salvaguardia dell’occupazione tramite il coinvolgimento di importanti partnership industriali (Pavimental Spa - Aspi). Per questo i lavoratori e le lavoratrici delle tre sigle sindacali si sono ritrovati in piazza del popolo a Ravenna per chiedere al Prefetto Castrese de Rosa, in qualità di rappresentante del Governo, e al Sindaco Michele de Pascale il massimo impegno per arrivare a una proposta concreta e fattibile. Con loro anche i rappresentanti della Legacoop. «Al Governo chiediamo che venga fatto per CMC quello che è giustamente stato fatto per altre imprese del settore in crisi: un intervento pubblico, non di assistenza, ma di carattere industriale, per salvare il lavoro delle persone e garantire la continuità di un’impresa che è un patrimonio dell’economia nazionale. Bisogna continuare con determinazione, proseguiremo la mobilitazione insieme alle istituzioni e ai sindacati». Così il presidente di Legacoop Romagna, Mario Mazzotti, al termine della manifestazione svolta oggi in piazza del Popolo a Ravenna a sostegno della CMC di Ravenna.
«Questa mattina — prosegue Mazzotti — abbiamo ribadito al Prefetto la necessità di svolgere un'azione forte nei confronti del Governo in vista dell'incontro del 20 luglio e di quelli successivi. L'obiettivo è quello di trovare un partner che costituisca una società con la CMC, con un intervento diretto del pubblico, per un'operazione industriale che garantisca il lavoro e la continuità dei cantieri. Il Paese ha bisogno di potere contare ancora su un'impresa che è un patrimonio dell'economia nazionale, del territorio e dei lavoratori. Al Prefetto, che ringraziamo per la disponibilità dimostrata, abbiamo ribadito il fatto che lasciare andare la CMC significa spendere più risorse pubbliche di quante ne servirebbero per il salvataggio, oltre che creare un problema sociale: parliamo di 3.800 lavoratori e migliaia di imprese fornitrici in tutta Italia, per un’impresa che lavora in quattro continenti. Pensiamo ci siano le condizioni per potere riprendere il percorso che era stato avviato e non si era mai concluso, un percorso a cui stiamo lavorando da mesi».
(e.nen.)