Ravenna, i numeri della Cna con TrendRa, c'è molta preoccupazione per il futuro

Romagna | 13 Giugno 2019 Economia
ravenna-i-numeri-della-cna-con-trendra-c-molta-preoccupazione-per-il-futuro

“Sono fortemente preoccupato  della situazione economica del Paese e la sensazione è che stiamo procedendo troppo lentamente e per quest’anno difficilmente riusciremo ad andare oltre la stagnazione ”. E’ quanto afferma Pierpaolo Burioli, presidente della CNA di Ravenna. “C’è la necessità che il Governo metta in campo, immediatamente, nuove politiche economiche a favore dello sviluppo dei territori e delle imprese”.

“In merito all’analisi congiunturale che andiamo a presentare oggi – prosegue Burioli –  se abbiamo rilevato  nel corso del 2018 un piccolo aumento dell’1,23% di affidamento del credito che riguarda in particolar modo le piccole imprese, rimaniamo ancora molto lontani dalle perdite registrate negli ultimi sette anni che hanno visto diminuire i finanziamenti di una quota pari a circa il 20%. Anche le dinamiche imprenditoriali hanno risentito del ristagno economico registrato nel secondo semestre del 2018 e, ancora una volta, il Registro Imprese  della Camera di Commercio di Ravenna ha presentato saldi negativi nel rapporto tra le iscrizioni e le cancellazioni aziendali. Chiediamo, pertanto, maggior attenzione da parte delle Istituzioni all’artigianato e alla piccole e media impresa che da sempre rappresentano un importante volano di crescita occupazionale nei nostri territori”.

“In ambito settoriale – conclude Burioli - voglio poi segnalare il perdurare delle difficoltà nell’ambito delle Costruzioni che continuano  a presentare  andamenti dei fatturati altalenanti e volatili per cui, come sosteniamo da tempo, occorrerebbe mettere in campo un progetto complessivo di recupero e rigenerazione urbana caratterizzato da forti elementi di innovazione e di risparmio energetico. Indispensabili, inoltre, i progetti per lo sviluppo e la manutenzione delle infrastrutture materiali e immateriali e gli interventi preventivi per la messa in sicurezza del territorio”.

IL QUADRO ECONOMICO REGIONALE

L’andamento del PIL. L’Emilia-Romagna ha chiuso il 2018 con un +1,4% di PIL. La previsione di crescita per il 2019 è molto distante da quelle del biennio precedente (+0,3%). L’andamento regionale risulta il migliore in ambito nazionale: l’Emilia-Romagna si conferma, infatti, al vertice della crescita tra le regioni italiane,  nel 2018 e, in termini previsionali, anche per il 2019. In termini reali, il PIL regionale nel 2018 risulta superiore del 7,9% rispetto ai livelli minimi toccati al culmine della crisi nel 2009, ma ancora sostanzialmente in linea con il livello del 2007 e superiore di solo il 9,8% a quello del 2000. Il settore manifatturiero ha fatto registrare un +2,2% arrivando al quindicesimo trimestre consecutivo di crescita. In aumento anche il settore dei servizi, stabile il settore delle costruzioni, in particolare nel segmento delle imprese di piccola e media dimensione. L’export  è cresciuto del 5,2%, con 20 miliardi di saldo commerciale, il valore più alto di sempre. 

Il credito bancario. I finanziamenti ai comparti produttivi sono rimasti stabili. Le condizioni di offerta di prestiti hanno continuato a mantenersi distese specialmente per il settore manifatturiero e per i servizi. È proseguito il graduale miglioramento della qualità del credito. I depositi bancari delle imprese sono ulteriormente cresciuti. Secondo i risultati delle recenti  indagini della Banca d’Italia, le imprese della regione si attendono, anche per il 2019, la prosecuzione dell’espansione seppure a ritmi contenuti.

L’occupazione. Accelera sensibilmente la tendenza positiva degli occupati nel 2018 (+1,1 per cento), che proseguirà anche nel 2019 (+0,6 per cento). Il tasso di disoccupazione, che aveva raggiunto il suo valore minimo nel 2008 fermandosi al 2,8 per cento per toccare l’8,4 per cento nel 2013, nel 2018 si è ridotto sensibilmente scendendo al 5,9 per cento con la previsione di  diminuire al 5,7 per cento nel 2019. Gli occupati hanno superato quota 2 milioni, 46mila unità in più nel terzo trimestre dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2017, con un tasso di occupazione vicino al 70% e quello femminile quasi al 63%, tra i più alti in Italia. In calo di circa il 50% le ore di cassa integrazione autorizzata.

La movimentazione delle imprese. In ambito regionale, nel 2018 le iscrizioni (25.172) sono solo minimamente diminuite rispetto all’anno precedente (25.327), ma il dato costituisce il nuovo minimo degli ultimi dieci anni. Il tasso di natalità è rimasto stabile al 5,5 per cento e risulta pari al minimo degli ultimi dieci anni. Le cessazioni sono state pari a 27.901, diminuite rispetto al 2017 (28.674) in misura più ampia rispetto alle iscrizioni, e hanno fissato il nuovo minimo dell’ultimo decennio. Il tasso di mortalità è quindi sceso di un decimale al 6,1 per cento, anch’esso il più contenuto degli ultimi dieci anni. Per questa ragione il saldo negativo delle registrate risulta più contenuto di quello del 2017, ma analogo a quello del 2016. Al 31 dicembre 2018 le imprese registrate in Emilia-Romagna sono risultate 454.338. Rispetto alla fine dell’anno precedente hanno accusato una perdita di 2.591 unità, -0,6 per cento, che risulta inferiore a quella del 2017 e analoga a quella del 2016, ma ben lontana da quelle subite nel biennio 2013-2014. Comunque la tendenza alla contrazione delle imprese registrate prosegue senza interruzione dal 2012. La condizione dell’imprenditoria regionale resta difficile. A livello di macro settori, la base imprenditoriale regionale dell’agricoltura continua a restringersi, quella delle costruzioni e più ancora del manifatturiero contengono le perdite, mentre quella dell’aggregato dei servizi resta sostanzialmente invariata da tre anni, compensando tendenze negative e positive al suo interno. I settori di attività economica che hanno maggiormente concorso a determinare la riduzione delle imprese attive regionali sono l’insieme del commercio all'ingrosso e al dettaglio, l’agricoltura, silvicoltura e pesca, le costruzioni e le attività manifatturiere. Inoltre, ha fornito un contributo alla tendenza negativa il settore del trasporto e magazzinaggio. Considerando in dettaglio le variazioni, l’insieme del commercio all'ingrosso e al dettaglio e della riparazione di autoveicoli e motocicli subisce un’ampia flessione delle imprese del settore (-1.270 unità, -1,4 per cento), determinata dal commercio al dettaglio (-910 unità, -2,0 per cento) e all’ingrosso (-471 unità, -1,3 per cento), mentre le attività collegate al commercio e riparazione di autoveicoli e motocicli confermano una tendenza positiva (+1,0 per cento). La base imprenditoriale dell’agricoltura, silvicoltura e pesca si riduce di 962 unità (-1,7 per cento), una variazione determinata dall’agricoltura, mentre continuano a crescere le imprese della pesca e acquacultura (+58 unità, +2,7 per cento). Le imprese delle costruzioni perdono 723 unità (-1,1 per cento), ma continuano a ridurre progressivamente la tendenza negativa. Al loro interno la flessione è più ampia per le imprese che effettuano lavori di costruzione specializzati (-460 unità, -0,9 per cento), le imprese più attive nella ristrutturazione e nei piccoli interventi, ma è più rapida per le attive nella costruzione di edifici (-254 unità, -1,5 per cento). Il manifatturiero perde 294 imprese (-0,7 per cento), ma per la prima volta dal 2011 la tendenza negativa mostra un tasso tendenziale nettamente inferiore all’1 per cento. Nella sola manifattura la perdita negli ultimi dodici mesi si riduce a 318 imprese (-0,6 per cento), ma oltre l’80 per cento dei sotto settori registra una riduzione delle imprese e i segni positivi sono marginali a eccezione della riparazione e manutenzione di macchine (+103 unità, +3.1 per cento). In dettaglio, il contributo negativo maggiore giunge dalle imprese attive nella fabbricazione di macchinari e apparecchiature n.c.a. (-75 unità, -1.8 per cento), seguite da quelle della confezione (-66 unità, -1,4 per cento) e dell’industria del legno e dei prodotti in legno (-51 unità, -2,6 per cento). Si segnala la rapidità della riduzione delle imprese nell’industria tessile (-3,5 per cento, -42 unità). Infine, la base imprenditoriale dei servizi nel complesso, resta invariata. In particolare, poi un ulteriore segno rosso è dato dalla perdita di 191 imprese del settore del trasporto e magazzinaggio (-1,4 per cento), determinata dal trasporto terrestre (-239 unità, -2,0 per cento) e dai servizi postali e attività di corriere (-7,4 per cento), mentre aumentano le imprese attive nel magazzinaggio e nel supporto ai trasporti (+2,9 per cento). I segnali positivi per la base imprenditoriale giungono tutti dagli altri sotto settori dei servizi. In primo luogo, il maggiore aumento in termini assoluti lo hanno registrato le imprese attive dell’aggregato del noleggio, delle agenzie di viaggio e dei servizi di supporto alle imprese (+383 unità, +3,2 per cento), determinato dalla crescita delle attività di supporto per le funzioni d'ufficio e di altri servizi di supporto alle imprese (+291 unità, +6,4 per cento), che comprendono i call center, le agenzie di recupero crediti e la spedizione di materiale propagandistico, e delle attività dei servizi per edifici e paesaggio (+90 unità, +1,8 per cento), ovvero le imprese di pulizie e giardinaggio. Viene, quindi, la crescita delle attività professionali, scientifiche e tecniche (+377 unità, +2,4 per cento), derivante soprattutto dalle imprese che svolgono attività di direzione aziendale e di consulenza gestionale (+296 unità, +6,3 per cento), mentre si segnala l’exploit delle attive nella ricerca scientifica e sviluppo (+5,1 per cento). Ancora citiamo l’aumento delle imprese dei servizi di informazione e comunicazione (+162 unità, +1,9 per cento), determinato dalle imprese attive nella produzione di software, consulenza informatica e attività connesse (+102 unità, +3,0 per cento) e nei servizi d'informazione e altri servizi informatici (+89 unità, +2,8 per cento). Si segnalano, infine, gli aumenti, più limitati in termini assoluti, ma più rapidi, sia tra le imprese della sanità e assistenza sociale (+112 unità, +4,6 per cento), sia tra le imprese del settore dell’istruzione (+3,2 per cento), ambiti nei quali lo stato del settore pubblico ha creato ampi spazi per l’imprenditoria privata.

IL QUADRO ECONOMICO PROVINCIALE

La movimentazione delle imprese. Prosegue la contrazione del numero di imprese nel nostro territorio provinciale. Al 31 dicembre 2018 le imprese iscritte nel Registro delle Imprese di Ravenna sono 39.109, cioè 267 in meno rispetto alla stessa data dell’anno passato.  Negli ultimi 12 mesi sono state registrate 1.999 nuove iscrizioni a fronte di 2.158 cancellazioni volontarie, il che ha determinato un saldo negativo di 159 unità (la parte rimanente è riconducibile a cessazioni d’ufficio). Il tasso di variazione rimane, pertanto, negativo e pari al -0,4%. Il calo è comunque meno accentuato rispetto ai periodi 2012-2013 quando risultava attorno a -1,0% / -1,2%, ma ancora non si intravede una inversione di tendenza.  Rispetto al 31 dicembre 2017, i settori che vedono un incremento delle imprese registrate sono quelli dei servizi alla persona (+72 unità, con variazione percentuale pari a +2,4%) e dei servizi alle imprese (+58, +1,2%); stabili  i servizi assicurativi e creditizi. In flessione gli altri settori. In termini assoluti, il settore più sofferente continua ad essere quello dell’agricoltura (-148 unità e -2,1% in termini relativi), seguito dal commercio che perde -131 esercizi (-1,6%), dal manifatturiero (-49 unità, -1,5%), dalle costruzioni (-46 unità, -0,8%), dal trasporto e magazzinaggio (-29, -2,2%) e, infine, dalle attività turistiche, con -13 unità e -0,4% in termini relativi.  Al 31 dicembre 2018 le imprese artigiane registrate sono 10.505 e sono risultate 58 in meno nel confronto con fine dicembre 2017, che si traduce in una diminuzione dello 0,5%. Prosegue, quindi, la difficoltà del settore artigiano, dove però la contrazione evidenziata risulta inferiore a quella del sistema imprenditoriale nel suo complesso e sembra anche rallentare di intensità. Negli ultimi 12 mesi sono cresciuti i settori dei servizi alla persona di 25 unità (+1,7%) e dei servizi all’impresa di 23 (+3,7%). Diminuiscono, invece, di 48 unità il settore edile (-1,1%), di 31 il manifatturiero (-1,6%), di 15 quello dei trasporti (-1,8%), e solo di 3 unità quello del commercio (-0,5%) e di 4 esercizi il settore del turismo (-0,7%).

Il credito bancario. Nel corso del 2018 la dinamica del credito alle imprese in provincia di Ravenna è tornata in fase espansiva per la prima volta dal 2012. A fine anno lo stock di impieghi al settore produttivo (al netto delle sofferenze) si è attestato a quota 7,9 miliardi, in crescita dell’1% rispetto a un anno prima. Elemento positivo è l’incremento dei prestiti delle banche nel settore manifatturiero (+1,5%). Sono tornati a crescere anche i prestiti nel settore dei servizi (+0,1%), mentre all’opposto si è registrata un’ulteriore flessione nel settore delle costruzioni (-1,8%).

L’occupazione. In miglioramento le condizioni del mercato del lavoro. A fine 2018 le forze di lavoro (popolazione attiva) di Ravenna sono risultate pari a 182.300 mila unità, di cui 171.600 occupati e 10.700 disoccupati. La popolazione attiva è aumentata di 2.300 unità rispetto al 2017 (+1,3%). In particolare sono cresciute di 600 unità le forze di lavoro femminili e di 1.700 quelle maschili. La popolazione inattiva (persone di oltre 15 anni non in cerca di occupazione) ammonta a 155.300 unità. Il tasso di attività si è portato al 54,0% dal 53,3% del 2017. La crescita delle forze di lavoro è legata al consistente incremento degli occupati, mentre i disoccupati sono diminuiti. Il tasso di disoccupazione si è attestato al 5,8% contro il 7,2% di fine 2017, in particolare quello maschile è risultato del 4,2% (contro il 6,9% precedente),  mentre quello femminile è aumentato dal 7,5% al 7,9%.   Il tasso di occupazione totale si attesta al 68,2%, in aumento sull’anno precedente di 2,4 punti percentuali.

L’export. Crescono le esportazioni. Nel 2018 le esportazioni della provincia di Ravenna si attestano alla quota record di  4.394 milioni di euro replicando l’ottima performance dell’anno precedente.  L’incremento rispetto al 2017 è di 380 milioni, pari al +9,4%. Tra le principali tipologie di prodotto (con almeno 100 milioni di export) gli incrementi più rilevanti sono stati registrati nei prodotti metallurgici (+153 milioni, +23,4%), macchinari generici (+117 milioni, +15,5%), prodotti dell’industria alimentare (+52 milioni, +13,2%), prodotti chimici (+37 milioni, +4,6%) e prodotti dell’elettronica (+28 milioni, +31,8%). Sono invece diminuite le vendite all’estero dei prodotti per l’edilizia e l’industria ceramica (-17 milioni, -12,6%) e dei prodotti in metallo (-14 milioni, -10,2%). Per gli altri settori importanti dell’export provinciale, quali la fabbricazione di apparecchiature elettriche, le coltivazioni agricole, la fabbricazione di articoli in plastica e gomma e l’industria delle bevande si sono registrate variazioni di vendite di minore entità.

I settori produttivi. Migliora la congiuntura per le PMI nei settori manifatturieri, ma non delle costruzioni. Nel 2018 la produzione manifatturiera della nostra provincia fa segnare una crescita media dell’1,5%, proseguendo il trend positivo degli ultimi tre anni. Il fatturato complessivo cresce dell’ 1,4%, quello estero del 3,0%.  Gli ordini dell’1,6 %, mentre quelli esteri chiudono con un valore all’insegna della stabilità, -0,1%. All’opposto il comparto delle costruzioni, dopo i discreti risultati ottenuti nel 2017, chiude il 2018 in rallentamento. L’andamento del fatturato provinciale del settore, altalenante e volatile, segnala l’inversione del trend positivo in corso da alcuni anni, attestandosi al -0,6%. Buona la crescita dei servizi che si attesta all’1,3%.

 

Ravenna

Rispetto all’intero tessuto produttivo provinciale, l’incidenza delle imprese artigiane passa dal 26,83% del 31/12/2017 al 26,86% del 31/12/2018, un dato pressoché invariato. Ciò a fronte del fatto che - rispetto al decremento del Registro Imprese di 267 unità - le imprese artigiane sono diminuite di 58 unità, assestando per questo l’incidenza percentuale rispetto al Registro Imprese ai livelli registrati nell’ultimo triennio, così come nell’ultima parte del 2002.

Come si può facilmente osservare, da fine 2008 a fine 2017, il Registro Imprese registra un calo di 3.531 imprese, delle quali quasi il 47% sono imprese artigiane.

Da notare che il dato delle imprese artigiane registrate in Emilia-Romagna (-1,28%) a fine 2018 è decisamente “peggiore” rispetto a quello riscontrato su Ravenna (-0,55%), e in linea con quello nazionale (-1,33%).

Rispetto al decremento dell’Albo i comuni della provincia presentano dinamiche e performance diverse. Tra i comuni principali, si registrano risultati negativi per Ravenna (-1,54%) e Lugo (-1,31%),mentre Faenza (+0,96%) e Cervia (+0,2%) marcano risultati positivi. Per quanto riguarda le aree territoriali, la Romagna Faentina segna un +0,36% e la Bassa Romagna un -0,15%.

Compila questo modulo per scrivere un commento
Nome:
Commento:
Settesere Community
Abbonati on-line
al settimanale Setteserequi!

SCOPRI COME
Scarica la nostra App!
Scarica la nostra APP
Follow Us
Facebook
Instagram
Youtube
Appuntamenti
Buon Appetito
Progetto intimo
FuoriClasse
Centenari
Mappamondo
Lab 25
Fata Storia
Blog Settesere
Logo Settesere
Facebook  Twitter   Youtube
Redazione di Faenza

Via Severoli, 16 A
Tel. +39 0546/20535
E-mail: direttore@settesere.it
Privacy & Cookie Policy - Preferenze Cookie
Redazione di Ravenna

via Arcivescovo Gerberto 17
Tel 0544/1880790
E-mail direttore@settesere.it

Pubblicità

Per la pubblicità su SettesereQui e Settesere.it potete rivolgervi a: Media Romagna
Ravenna - tel. 0544/1880790
Faenza - tel. 0546/20535
E-mail: pubblicita@settesere.it

Credits TITANKA! Spa
Setteserequi è una testata registrata presso il Tribunale di Ravenna al n.457 del 03/10/1964 - Numero iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione:
23201- Direttore responsabile Manuel Poletti - Editore “Media Romagna” cooperativa di giornalisti con sede a Ravenna, Arcivescovo Gerberto 17.
La testata fruisce dei contributi diretti editoria L. 198/2016 e d.lgs. 70/2017 (ex L. 250/90).
Contributi incassati

settesere it notizie-romagna-ravenna-i-numeri-della-cna-con-trendra-c-e-molta-preoccupazione-per-il-futuro-n20872 005
Licenza contenuti Tutti i contenuti del sito sono disponibili in licenza Creative Commons Attribuzione