Ravenna, Domenicali (Medicina): "La situazione peggiora ma non è drastica"

Federica Ferruzzi - «Stiamo assistendo ad un aumento costante, seppur leggero, di persone affette da Covid e l’età media si sta notevolmente abbassando: se prima si trattava di un paio di casi al giorno, oggi si arriva anche a sei». E’ questo il quadro tracciato da Marco Domenicali, primario di Medicina Interna dell’ospedale Santa Maria Delle Croci di Ravenna: nel reparto che dirige i posti letto per malati di Coronavirus sono circa una trentina, che si sommano ai 25 messi a disposizione dal reparto di Medicina del quarto piano e ad altri disponibili nei reparti Malattie Infettive e Pneumologia. A questi si aggiungono i posti letto cosiddetti «filtro», dove sono ospitate persone che, pur presentando tamponi negativi, hanno quadri clinici o radiologici che fanno pensare ad una infezione da Covid-19 e devono rimanere in isolamento precauzionale per evitare di creare potenziali focolai. «Per quanto riguarda Medicina - prosegue il primario - il picco maggiore, anche rispetto alla prima ondata, lo abbiamo registrato in corrispondenza dell’epifania, poi da fine gennaio abbiamo registrato un miglioramento che è proseguito fino a fine febbraio, quando abbiamo preso atto di un nuovo aumento di casi. Da giovedì scorso assistiamo ad una ripresa di ricoveri di persone sempre più giovani». Del resto, come sottolinea Domenicali, «sono cominciate le vaccinazioni nei confronti di persone anziane che, fortunatamente, iniziano a reagire». Al momento la situazione all’ospedale di Ravenna non è drammatica, ma, come sottolineato dal primario «i posti letto tornano a diventare contati, stiamo assistendo ad un netto peggioramento». Ad essere differente dalla precedente ondata è anche la risposta da parte del personale sanitario, che era stato decimato durante la seconda. «Molti medici e infermieri si sono ammalati e sono stati giorni davvero complicati. Ora, anche grazie ad una buona adesione alla campagna di vaccinazione, la situazione è nettamente migliore. Tra il personale rientrato e quello che si è vaccinato riusciamo a dare una buona risposta in termini sanitari. Certo, è un momento di grande difficoltà per tutto l’ospedale, ma gli interventi importanti si riescono a fare. Durante la seconda fase alcuni ambulatori sono stati chiusi perché c’era la necessità di reperire medici, ma le urgenze sono state coperte. Abbiamo trovato un buon compromesso tra la cura dei pazienti Covid e quella delle persone affette da patologie croniche. Ribadisco che, rispetto ai primi giorni di gennaio, la situazione è nettamente meno critica. E’ chiaro che l’ospedale funziona se funziona la città, dove i cittadini sono chiamati a ridurre al minimo gli episodi di contagio». Un invito che non trova riscontro nell’ultimo fine settimana, anche se Domenicali sottolinea come non sia facile vivere da oltre un anno con limitazioni stringenti. «Comunicare le chiusure in anticipo è utile per gli operatori economici, che devono fare i conti con le proprie attività, ma la prima impressione è che non lo sia per la cittadinanza. D’altra parte è da più di un anno che siamo in questa situazione, quindi capisco soprattutto i più giovani: penso ai ragazzi costretti a fare didattica a distanza e al fatto che siano stati costretti a lasciare i propri interessi e a ridurre le relazioni personali. In questo periodo si pensa molto agli anziani, ma consideriamo anche i giovani, per loro non è facile».