Ravenna, c'è il Festival delle Culture in Darsena dedicato all'integrazione
Barbara Gnisci - La cittadinanza è il tema della dodicesima edizione del Festival delle Culture che si terrà in zona Darsena, con punto nevralgico le Artificerie Almagià, oggi, domani e domenica (8-9-10 giugno). «Cittadinanza intesa non solo come condizione anagrafica e giuridica, ma come un’esperienza portatrice di valori, diritti e responsabilità» spiega Antonella Rosetti, presidente della Casa delle Culture, che da più di un decennio organizza questa festa della e per la città di Ravenna. «Il tema – racconta Rosetti – è stato proposto dall’assessora Valentina Morigi e ci è piaciuto molto, sembrandoci estremamente adatto alla storia che stiamo vivendo. Abbiamo così iniziato il percorso di organizzazione che, come ogni anno, si è rivelato un lavoro di co-costruzione. Più che di un percorso, si tratta di un processo, perché non ci sono solo tappe temporali e luoghi, ma dinamiche tra persone». Una sessantina tra singoli cittadini, e altri provenienti dall’associazionismo, i soggetti che hanno risposto alla chiamata pubblica fatta a settembre e che poi hanno preso parte alla progettazione partecipata della nuova edizione del Festival. «L’organizzazione del Festival è un processo generativo dove chi vi partecipa, è protagonista. Si mettono insieme diversi modi di intendere, di creare e tutto ciò diventa una contaminazione che fa bene». Creatività, confronto, discussione sono gli elementi che costituiscono il Festival. «Dietro ai tre giorni di Festa c’è una preparazione molto lunga nella quale non si esclude il conflitto. Si discute per poi ritrovarci. Ed è proprio questa la sua bellezza». Un lavoro quindi non preparato a tavolino, ma che evolve continuamente. «Ogni anno si ricomincia, è un ripartire daccapo - spiega Rosetti -. L’esperienza accumulata ci dà i binari, ma ogni volta si tratta di un nuovo inizio, che ci si espone all’ansia dell’ignoto: una condizione non comune, soprattutto se è l’Istituzione che la pratica, che ha di per sé, invece, bisogno di certezze. Ma allo stesso tempo, sin dall’inizio del processo, si comincia a prospettare un’idea, si alimenta l’immaginazione che a sua volta alimenta il desiderio che porterà poi alla realizzazione del Festival».
E ogni anno si innesta qualcosa di nuovo: nuove associazioni, nuove manifestazioni. Il Festival diventa così il palco della rappresentazione di tutto ciò che contribuisce a creare società e cittadinanza. «Mi piace sintetizzare che – conclude la presidente della Casa delle Culture – sono le relazioni che fanno la nostra intercultura».