Ravenna, Ben Harper al Pala De Andrè il 9 luglio
Ha insegnato il groove a una generazione Ben Harper, la rockstar del Ravenna Festival 2019, che si esibirà martedì 9 alle 21.30 al pala De Andrè, nonché il primo grande nome emerso dal progetto del trentennale della kermesse. Un compleanno che il Festival dedica di fatto ai ponti tra popoli e culture che si erigono sull’acqua e, in effetti, Ben Harper è uno che i fili delle tradizioni culturali li ha sempre legati insieme.
Negli anni ’90 fece sensazione il suo stile così alieno alle mode del momento, con quella chitarra slide che suonava poggiata sulle ginocchia, nella postura meno sensuale dai tempi della Carter Family, reggendo sulle sue spalle il peso di un’intera tradizione. Tra il blues e il gospel, tra l’impegno civile e lo skateboard, tra il misticismo e il folk delle radici, tra il funk e le ballate, il cantautore di Claremont è un artigiano di quella che gli americani chiamano «Social music», una forma d’arte che risponde alle più basilari esigenze della vita di gruppo: ballare, cantare insieme, festeggiare, celebrare riti, scandire i tempi del lavoro, crescere come comunità.
La sua voce ispirata e profetica cavalca l’onda morbida degli Innocent Criminals, la band che lo accompagna da vent’anni, con una classe strumentale fuori dal comune; la sola forma di rispetto che conti, quando ti assumi la responsabilità di prendere per mano la tradizione. Ben Harper rivendica le ragioni del suo successo nell’aver sempre prodotto una musica «universale», nata senza pensare di venderla ai bianchi o ai neri. La forza di superare le rigidità ideologiche sta proprio nel mettere in chiaro che la fonte creativa a cui il chitarrista si abbevera, da sempre, è quella delle tradizioni afro-americane. Nel fondere elementi di gospel e rock alternativo, di soul e reggae, di blues e funk, Ben Harper riporta tutto a casa con una resa live clamorosa. Perché prima ancora che un cantautore, è un eccezionale performer, che negli anni ha affinato lo stile e la capacità di tenere la scena, magnetizzando un pubblico che non gli hai mai chiesto di inventare nulla, ma di tener viva la memoria di tutta quella bellezza che la fretta dei nostri giorni rischia di farci perdere per strada. (f.sav.)