Porto, offshore, c’è ripresa nell’Adriatico, commesse per Rosetti&Marino e Righini
Offshore, segnali di ripresa in Adriatico, dopo gli ultimi anni pessimi. Sotto il fondale dell’Adriatico c’è molto più metano di quanto si potesse sperare. In queste settimane l’attività è ripartita in tutto il distretto petrolifero emiliano-romagnolo, come gli ordinativi ricevuti dalla Rosetti&Marino, dalla Cmit, dalla Righini e dalla Bonatti – come sottolinea anche il Sole24Ore -, con il ritorno dell’occupazione e delle assunzioni per centinaia di tecnici ed esperti, ma si sta muovendo soprattutto l’attività di ricerca e studio. Ora sono in attività davanti alle coste romagnole e marchigiane due piattaforme mobili assoldate dall’Eni, la Super Sundowner della Nabors e la Key Manhattan della Shelf. Una terza piattaforma mobile di ricerca è in fase di allestimento ed entrerà in servizio in inverno. Inoltre è in programma un aggiornamento della piattaforma Bianca Luisella, nel mare al largo di Cattolica, Pesaro e Fano.
Oggi dai giacimenti sotto il fondo dell’Adriatico si estraggono 2,8 miliardi di metri cubi l’anno; le riserve individuate in questi mesi fanno stimare che invece si possano estrarre 4 miliardi di metri cubi l’anno. Tantissimo, rispetto ai 5,5 miliardi di metri cubi di gas estratti da tutti i giacimenti italiani nel 2017. Pochissimo invece rispetto ai 75 miliardi di metri cubi che l’Italia ha bruciato nel 2017, dei quali 70 miliardi arrivati da lontano attraverso migliaia di chilometri di condotte.
Gli italiani bruciano metano e petrolio con convinzione ma le riserve nazionali sono usate sempre meno. Di conseguenza cresce l’import. Qualche numero. Nel 2017 sono stati usati 71,1 miliardi di metri cubi di gas (+6%) mentre dai giacimenti italiani sono stati estratti 5,5 miliardi di metri cubi (-4,3%). Nei primi sette mesi del 2018, cioè dal 1° gennaio al 31 agosto scorsi, l’Italia ha consumato 3,6 miliardi di metri cubi di gas nazionale (in lievissima crescita) su 47,1 miliardi di domanda complessiva (in leggero calo).