«Occhio pigro» nei bambini, parte lo screening alla materna

Romagna | 13 Ottobre 2019 Mamma Mia!
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A Rimini, Forlì e Cesena è da molti anni una consuetudine. Anche il territorio provinciale di Ravenna, a partire da questo mese, si allinea agli altri distretti dell’Asl Romagna proponendo uno screening a tappeto sull’ambliopia, che in gergo è conosciuta come «occhio pigro», un difetto della vista per cui la persona non usa uno dei due occhi, per quanto sano sia. Difetto che, se non precocemente individuato, dopo i sei-sette anni di età rischia di creare problemi permanenti, impedendo a volte di recuperare la totalità della vista. Responsabile dello screening, che verrà effettuato in tutte le scuole dell’infanzia comunali, statali e paritarie sui bambini nati nel 2015, è il dottor Domenico D’Eliseo, che nei mesi scorsi ha incontrato in tutta la provincia pediatri, insegnanti e pedagogiste per illustrare cosa, nei fatti, faranno le ortottiste: «Andare direttamente nelle scuole è stata una scelta precisa: significa, secondo noi, riuscire a rintracciare quasi tutti i bambini della fascia di età coinvolta senza rischiare, come succede nelle realtà in cui i bambini vengono convocati in ospedale, di non avere un’adesione totale al programma di screening. L’altro motivo riguarda il bisogno di coinvolgimento, oltre che delle famiglie, del personale scolastico. Quando l’occhio pigro viene diagnosticato, si rende spesso necessaria l’occlusione dell’occhio utilizzato con una benda, per fare sì che il bambino inizi a usare anche l’altro. Questo momento, in bambini così piccoli, è a volte durissimo da gestire: c’è chi piange, chi non lo accetta, chi si strappa gli occhiali. Senza una partecipazione diretta di chi passa il tempo con i bambini sarebbe molto difficile iniziare e proseguire la riabilitazione». Anche la scelta di fare la valutazione sui piccoli di quattro anni  non è stata casuale: «A quell’età si riesce a fare molto dal punto di vista della riabilitazione. Il nostro scopo è individuare i casi positivi per poi passare a un secondo livello, in cui viene proposta una visita oculistica in ospedale. Sono molto contento che l’Asl abbia capito l’importanza del progetto, mettendo a disposizione le risorse umane per implementarlo. In Romagna c’era una difformità di approcci che non aveva senso di esistere». Il disturbo, che colpisce il 5% della popolazione, nelle scuole verrà indagato tramite la misurazione della vista con simboli adeguati all’età e la somministrazione di un test per identificare l’occhio pigro e altri problemi visivi: «Prima dello screening c’era invece una situazione frammentata per cui era demandata all’iniziativa di ogni pediatra l’attenzione a questi problemi. Ora, con il nuovo percorso unico e definito, tutti i bambini di quattro anni anche negli anni a venire saranno valutati. E recupereremo anche gli assenti, chiamandoli individualmente».
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