Il dibattito nel Pd, la consigliera Rontini: "No al governo con i 5 Stelle, critiche ingiuste a Matteo Renzi"

Romagna | 03 Maggio 2018 Politica
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Consigliere Rontini, per il Pd è possibile un’alleanza coi 5 Stelle? Non ci sono troppe differenze programmatiche, oltre a 5 anni di insulti ricevuti dai dem?
«La più minima grammatica istituzionale - quella che proprio i dirigenti del Movimento 5 stelle, in questi anni, hanno disprezzato - ci impone di discutere con Roberto Fico, o con qualunque altra figura incaricata dal Presidente Mattarella. Dopodiché, è evidente, non ci sono le più minime condizioni per sostenere un governo a loro guida: hanno detto che il Pd era il male dell’Italia, un partito di mafiosi… Personalmente sarei molto a disagio se si accettasse di governare assieme a chi non ha una propria idea, ma aggiorna le posizioni in base a quello che un algoritmo web gli suggerisce di fare. Non basta sbianchettare parti di programma per diventare quelli che credono nell’Europa, nella scienza e nel lavoro. E, guardi, non si tratta di una ripicca, ma di una delle regole alla base della democrazia: gli italiani che hanno votato Partito democratico l’hanno fatto su una proposta programmatica alternativa a quella di Di Maio. Oggi non possiamo fare da stampella a chi, a due mesi dalle elezioni, si è dimostrato totalmente incapace di mettere a frutto il consenso raccolto e dare vita ad un esecutivo, nell’interesse degli italiani. La politica che prescinde dai programmi, dai contenuti e dai valori diventa una sterile manovra post-elettorale, a cui non sono interessata e a cui non dovrebbe interessarsi il Pd. Pochi giorni fa eravamo in piazza per il 25 aprile. Di Battista dice che per loro fascismo e antifascismo sono categorie superate; per noi no: la libertà deriva dalla Resistenza. Il Partito democratico sta certamente vivendo una fase di difficoltà, ma non caccia dagli eventi i giornalisti sgraditi, non espelle chi dissente e non deride gli avversari».
Dopo l'intervista su RaiUno l'ex segretario Renzi è stato duramente attaccato da altri dirigenti dem, cosa ne pensa?
«Su Renzi, lo dico con dispiacere, siamo alle solite: dal giorno dopo le elezioni tanti dirigenti sono andati in tv, hanno rilasciato interviste e fatto tweet. Alcuni di loro, tra l’altro, sostenendo il contrario di quello che abbiamo votato nell’unica Direzione nazionale post-elezioni. Se a parlare è Matteo, che tra l’altro ha ribadito quanto si era già votato all’unanimità, quegli stessi dirigenti sostengono che “doveva dirlo in Direzione”».
La strada per rilanciare i democratici è il congresso nel 2019 con le Primarie o no? Alcuni dirigenti nel ravennate, dal sindaco De Pascale al segretario Barattoni, chiedono di voltare nettamente pagina rispetto alla gestione «renziana». E' giusto così?
«Penso che non dovremo abbandonare le Primarie, che restano un tratto identitario del Pd: un partito riformista, ancora giovane, che deve tornare ad essere popolare, in alternativa ai populismi. È necessaria un’analisi, senza scorciatoie, degli errori fatti. Orgoglio e autocritica possono camminare insieme, evitando che l’autocritica porti all’autoflagellazione e l’orgoglio produca conservazione».
Nel 2019 molti comuni del faentino andranno al voto amministrativo. Il centrodestra appare il favorito in molte realtà, il Pd rischia davvero di perdere molti comuni. Cosa farete in questi 12 mesi?
«Da sempre il voto per le Comunali è altra cosa da quello per le Politiche, basti guardare cosa è successo domenica in Friuli Venezia Giulia. Abbiamo in campo sindaci e persone capaci, che anche in questi anni difficili hanno dimostrato di saper amministrare bene le nostre comunità. Penso ci sia una domanda inevasa di protezione, una richiesta di sicurezze che riguarda le famiglie e i piccoli commercianti, ma anche i giovani che non chiedono assistenzialismo, ma di poter costruire un percorso di vita non precario. I loro bisogni vanno messi al centro delle nostre azioni concrete». (m.p.)


 
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