Giorno della Memoria, tanti eventi fra Faenza e Ravenna per non dimenticare

Romagna | 27 Gennaio 2018 Cronaca
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Ricorre il 27 gennaio l’anniversario dell’apertura dei cancelli di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa nel 1945. Celebrato in tutta Italia ai sensi della legge sulla Shoah, il «Giorno della Memoria» trova a Faenza, per tradizione ormai quasi ventennale, una realizzazione ben più lunga e coinvolgente rispetto alle «solite» convenzioni, che lega scuole, associazioni e istituzioni (principalmente il Comune, ma non solo) e che prevede letture, rievocazioni, film, mostre, spettacoli teatrali e di poesia. La parte cerimoniale è volutamente limitata e peraltro sacrosanta, riguardando quest’anno la figura di Amalia Fleischer (Vienna 1885 – Auschwitz 1944), cui è stata dedicata la Pietra di Inciampo posta all’ingresso del Monastero di Santa Chiara, in via della Croce, 11.
Come ricordato da Elena Romito, docente del «Torricelli» che ha coordinato in proposito varie ricerche degli studenti, «Amalia Fleischer è l’unica vittima faentina – anche se in senso di adozione poiché era di nascita viennese – dei lager nazisti. E’ verissimo che ci sono stati altri perseguitati e ricordo la famiglia Matatia che dovette scappare e che peraltro ebbe i parenti del ramo forlivese anch’essi deportati; la Fleischer è comunque l’unica catturata e arrestata a Faenza. Laureatasi prima in filosofia poi in legge, a Roma, nel ’23 - fra le prime donne in Italia e primissima iscritta all’ordine degli avvocati di Bolzano -, si trasferì a Faenza su suggerimento di Giovanna Canuti, preside dell’Istituto Magistrale Santa Chiara, a seguito delle leggi razziali del ’38 che le avevano vietato l’insegnamento in qualsiasi scuola pubblica. A Santa Chiara la Fleischer insegnò lingue fino al dicembre 1943 quando fu arrestata e poi deportata ad Auschwitz».
Non si conosce, tuttora, l’esatta causa della morte della Fleischer, morte che potrebbe anche essere avvenuta durante il trasporto. Nella sua ricostruzione (Amalia Fleischer, cenni biografici e testimonianze, Comune di Faenza, 2001) il dottor Cesare Finzi ipotizza che «la sua giornata terrena sia finita durante il trasferimento, avvenuto in condizioni disumane, o, all’arrivo, dopo la selezione iniziale, nelle camere a gas. E’ comunque documentato che dei 605 ebrei caricati sul convoglio partito il 30 gennaio da Milano furono immatricolati nel campo di sterminio solo 96 uomini e 30 donne e la Fleischer non era tra queste. Alla fine, di tutti costoro, solo 20 riuscirono a sopravvivere».
Un passo indietro: dopo l’arresto la Fleischer era stata detenuta per due giorni a Faenza, poi fino al 25 gennaio 1944 a Ravenna e da lì caricata su un vagone bestiame e trasferita al carcere milanese di San Vittore; il suo nome figura appunto nella lista dei deportati con il convoglio partito il 30 gennaio e giunto ad Auschwitz il 6 febbraio; per inciso, si tratta dello stesso treno dove c’era anche la tredicenne Liliana Segre, nominata senatrice a vita nei giorni scorsi dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Ad Amalia Fleischer è stato intitolato già nel 2001 il Lungofiume che collega il ponte di via Fratelli Rosselli a quello delle Grazie, lungofiume che ospita il tempietto dove ogni anno, il 27 (ma quest’anno anticipato al venerdì 26 alle 11.30), avviene la deposizione della corona di alloro, con presenza delle autorità, letture di studenti e rievocazioni.
A lei, alla dolce Melì (suo soprannome), è dedicata la mostra allestita fino al 27 gennaio nella Foresteria di Santa Chiara; in esposizione lettere, fotografie ed effetti personali perché la Fleischer lasciò tutti i suoi averi, per testamento manoscritto (anch’esso esposto), al Monastero.
Gli altri, numerosi appuntamenti del Giorno della Memoria, culminano il 27 gennaio ma arrivano ai primi di febbraio e sono elencati sul sito del Comune di Faenza oppure sul pieghevole capillarmente distribuito in questi giorni da Biblioteca, Comune, Pro loco Iat e altri.

RAVENNA
Il 27 gennaio ricorre il 73° anniversario della liberazione del Campo di concentramento di Auschwitz e dal 2000 è istituito come Giorno della Memoria per ricordare la Shoah, la deportazione e lo sterminio nei campi di concentramento di milioni di persone. Diversi gli appuntamenti proposti dal Comune di Ravenna e da numerose istituzioni e realtà per commemorare e ricordare, perché la memoria sia lo strumento affinché simili eventi non possano mai più accadere.
Venerdì 26 gennaio, alle 10.30 nella scuola elementare Mordani in via Mordani 5, ci sarà un incontro con gli ideatori del concorso «Roberto Bachi» Danilo Naglia, Silvano Rosetti e Sergio Squarzina. Franco Costantini farà alcune letture sui temi della memoria e a seguire si svolgerà l’esibizione del coro della scuola su «I canti della memoria».
Sabato 27 gennaio, alle 11 nell’atrio della stazione ferroviaria di Ravenna, ci sarà l’omaggio alla lapide in memoria degli ebrei transitati per la stazione di Ravenna con destinazione Auschwitz. Da sabato 27 gennaio a mercoledì 28 febbraio, nello spazio espositivo dell’Ufficio decentrato del Comune in via Berlinguer 11, è allestita la mostra fotografica «Per non dimenticare», a cura del Circolo sportivo ricreativo culturale portuali Ravenna, Marina Giusti e Maurizo Tanzi, in collaborazione con il Consiglio territoriale Ravenna sud. La mostra sarà visitabile dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 18 e il venerdì dalle 9 alle 13.
Domenica 28 gennaio, alle 11 nella Sala Corelli del Teatro Alighieri, in via Mariani 2, ci sarà il «Concerto per la Giornata della Memoria» con l’Orchestra del Conservatorio G.B. Martini di Bologna, organizzato da Emilia-Romagna Concerti in coproduzione con il Conservatorio di Bologna, con il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Mibact, Sapir e Ambasciata di Israele in Italia, e con la collaborazione di Dis-Ordine di Malta. Per informazioni erconcerti@yahoo.it
Lunedì 29 gennaio, alle 10 al Palazzo dei Congressi di Largo Firenze 1, si terrà l’evento «Qualcuno si è salvato, ma niente è stato più come prima» con Cesare Moisè Finzi, testimone della Shoah, che incontra gli studenti delle scuole ravennati. Originario della provincia mantovana, poi residente a Ferrara, Moisè Finzi fu espulso nel 1938 dalla scuola italiana e frequentò insegnanti privati, fra cui il giovane Giorgio Bassani. Nel 1943 fuggì a Ravenna e ospitato dai coniugi Muratori, riconosciuti per questo gesto come Giusti fra le Nazioni. Durante la guerra trovò rifugio anche a Cattolica, Gabicce e Mondaino, grazie alla complicità di quelle popolazioni. Rientrato in Romagna alla fine della guerra si laureò in Medicina e divenne un apprezzato cardiologo a Faenza. Nel 2006 ha dato alle stampe una sua dettagliata biografia dal titolo «Qualcuno si è salvato, ma niente è stato più come prima» per l'editore Il Ponte Vecchio. E’ una delle ultime e preziose voci della discriminazione antisemita. Incontro in collaborazione con l’Istituto storico della Resistenza di Ravenna.
Giovedì 1 febbraio, alle 10 al Teatro Rasi in via di Roma 39, Pandemonium Teatro porta in scena «Via da lì. Storia del pugile zingaro». Una piccola vicenda umana per raccontare la Storia e una delle più grandi tragedie del Novecento. Lo spettacolo, rivolto a ragazzi e ragazze tra gli 11 e i 18 anni, è promosso da Drammatico Vegetale/Ravenna Teatro e Accademia Perduta/Romagna Teatri. La prenotazione è obbligatoria. Informazioni e biglietti Ravenna Teatro 0544/36239 e ragazziateatro@ravennateatro.com 
Le biblioteche dell'Istituzione Classense ricordano il Giorno della Memoria con percorsi bibliografici: Classense, Holden, Casa Vignuzzi, Ottolenghi, Celso Omicini, Manara Valgimigli, Olindo Guerrini. Per informazioni Biblioteca Classense, 0544/482112 e informazioni@classense.ra.it
 

 
 
 
 
 
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