Forlì, polemiche su Salvini al balcone, il sindaco Drei molto critico
Matteo Salvini, “il capitano” della Lega, è arrivato a Forlì venerdì sera sotto una pioggia battente, in piazza circa 2mila cittadini con ombrelli aperti.
Arrivato a Forlì per sostenere il candidato sindaco della coalizione di centrodestra, Gian Luca Zattini, il segretario della Lega, si è affacciato anche al balcone comunale e si è beccato anche i fischi dei manifestanti che gli hanno urlato "buffone" e "siamo tutti antifascisti".
"Più mi minacciano e più io ho voglia di andare dritto come un treno" ha risposto il vicepremier ai suoi sostenitori. E rivolto a chi protestava ha aggiunto: "Se vi trovate male in Italia, ragazzi, a Cuba vi aspettano". A Salvini è stato chiesto di affacciarsi al balcone per salutare i sostenitori della Lega rimasti fuori dalla sala, sotto la pioggia, con gli ombrelli.
"Cantate le ultime volte perché i compagni da Forlì scompaiono fra 15 giorni - ha detto piccato Salvini -. Alla sinistra sono rimaste le minacce, gli insulti e i clandestini". Ma noi "libereremo questa città e questa terra. Più minacciano più io ho voglia di tirare dritto come un treno".
Su Facebook non ha tardato ad arrivare l’intervento critico del sindaco uscente Drei (Pd): "Quello a cui Forlì assiste in questo momento è qualcosa di penoso - ha scritto il primo cittadino - usare il balcone del Municipio su piazza Saffi per parlare a una (per la verità scarsa) platea di un comizio sembra scimmiottare le adunate anteguerra del regime. Cosa che per Forlì, che ha nella sua piazza principale un luogo di rispetto e memoria per i partigiani che qui vennero impiccati e per il sacrario alle vittime della guerra, è semplicemente inaccettabile. Usare la funzione di ministro dell'Interno per usare ogni spazio al di fuori dei regolamenti comunali, confondendo il ruolo istituzionale con quello del segretario di un partito, è un dispetto ai valori costituzionali basilari su cui si fonda l'Italia. Una brutta serata - conclude Drei - purtroppo per la nostra città, un pessimo modo di fare campagna elettorale, non all'altezza della storia democratica di Forlì."