Forlì, condannati i genitori della 16enne che si suicidò

Romagna | 15 Giugno 2018 Cronaca nera
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Non erano presenti in aula alla lettura della sentenza i genitori di Rosita, la 16enne che si suicidò buttandosi dal tetto della sua scuola il 17 giugno 2014. I coniugi Roberto Raffoni e Rosita Cenni, dopo 7 ore di camera di consiglio, sono stati condannati a tre anni e quattro mesi di carcere per il reato di maltrattamenti e cinque anni di interdizione dai pubblici uffici, oltre al pagamento delle spese processuali. Il padre è stato assolto dall'accusa di istigazione al suicidio perchè "il fatto non costituisce reato" La ragazza, studentessa modello viveva una vita di dinieghi a casa, impossibilitata a frequentare amici e continuamente maltrattata psicologicamente dal padre per "gli anni persi appresso a lei". Un'escalation che ha portato la giovane al gesto estremo dopo l'ennesima punizione: scoperta per aver sottratto lo smartphone del padre per usare whatsapp con le amiche visto che il suo non aveva il collegamento ad internet, i genitori le avevano proibito di recarsi in Cina per un viaggio studio già pianificato e la giovane aveva minacciato per questo di lanciarsi dal tetto della scuola. Provocatoriamente, il giorno successivo, il padre le aveva chiesto "Allora non ti sei buttata?". Secondo l'accusa la ragazza ha visto nella morte un sollievo e la fine dei maltrattamenti psicologici dei genitori. In un video drammatico, girato con il suo telefonino prima di lanciarsi dal tetto del liceo Morgagni di Forlì, la giovane accusava i genitori di non averla mai amata, nè capita, una prova fondamentale per la Procura che, assieme ad una lettera lasciata sempre ai genitori, ha costituito una sorta di testamento della 16enne.
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