Faenza, trenta aziende hanno aderito al progetto promozionale per il Sangiovese con «Rocche di Romagna» marchio collettivo di sottozona
Riccardo Isola - L’unione fa la forza. E’ questo il concetto che sta alla base del progetto lanciato dal Consorzio vini di Romagna per la promozione, nazionale e internazionale, delle sottozone legate al Romagna Sangiovese Doc. Si chiama «Rocche di Romagna» e riguarda la punta di diamante della piramide delle denominazioni del principe dei rossi della terra del Passatore: il Sangiovese. Una produzione che identifica perfettamente lo spirito autentico delle vigne e del terroir di queste porzioni di aree in cui è la grande qualità la vera e grande peculiarità distintiva. Una produzione che sulla rivendicazione globale della Denominazione di origine (Dop), che conta circa 11 milioni di bottiglie (anno 2021 fonte CvR), ne rappresenta un piccola parte. Stiamo parlando di meno di mezzo milione di bottiglie.
ROCCHE DI ROMAGNA
Di queste non tutte porteranno per ora questa nuova identificazione, le stime di quante bottiglie avranno sulle proprie etichette il nuovo simbolo non è ancora possibile saperlo, ma di fatto ci saranno praticamente rappresentanti per ciascuna delle sottozone. A proposito di sottozone da quest’anno il Romagna Sangiovese Dop ne conta 16. Quattro sono, infatti, le new entry che si vanno ad aggiungere alle 12 esistenti dal 2011. Così da est a sud-ovest parliamo di Imola (novità di quest’anno), Serra, Brisighella, Marzeno e Modigliana per il territorio più occidentale. Oriolo, Castrocaro (prima era Castrocaro-Terra del Sole), Predappio, Meldola, Bertinoro e Mercato Saraceno (prima San Vicinio) per l’area centrale e, infine, Cesena, Longiano, Verucchio, Coriano e San Clemente (queste ultime tre di nuova istituzione). «L’obiettivo del marchio Rocche di Romagna è dare un impulso alla conoscenza dell’identità molteplice del Sangiovese nella nostra area e stimolare curiosità per le produzioni dielle sottozone, che sono in assoluto quelle dall’impronta più fortemente territoriale – afferma Ruenza Santandrea, presidente del Consorzio Vini di Romagna –. Vogliamo incentivare il consumatore così come i consociati alla ricerca di espressioni sempre più autentiche del Sangiovese, formidabile interprete dei suoli in cui cresce». Una sfida aperta che avrà sicuramente bisogno di tempo, perseveranza e capacità, da parte del Consorzio, di riuscire a far comprendere il valore spendibile, soprattutto in ambito di nuove sbocchi commerciali entro i confini nazionali e all’estero, di questa promozione della firma enologica di qualità della Romana in calice.
IL MARCHIO
Il marchio vero e proprio di «Rocche di Romagna» rievoca un nome e un logo, che vogliono esprimere la territorialità fortemente legata a questa parte di Romagna posta a sud della via Emilia. Le Rocche sono, infatti «elementi di territorio altamente simbolici. Si tratta - sottolineano da Tebano - di edificazioni molto diffuse in Romagna, dal valore storico e iconico, racconti di frammenti differenti del mosaico di particolarità che è la Romagna. E proprio il mosaico, nello specifico l’arte musiva del mausoleo di Galla Placidia a Ravenna, tra le più eccezionali testimonianze artistiche della prima metà del V secolo, è stato scelto come icona per rappresentare il marchio Rocche di Romagna. Un’unione di tessere che creano una figura, così come le sottozone del Sangiovese restituiscono di questo vino un’immagine unica seppur fatta di molteplicità».
I PIONIERI
Trenta circa le aziende che dall’Imolese al Riminese fino ad ora hanno aderito. Si tratta di Assirelli, Podere dal Nespoli, Berti, Bissoni, Cab, Ca’ di Sopra, Celli, Colombina, Condè, Condello, Conti-Guarini-Matteucci, De Stefanelli, Drei Donà, Enoica, Fiorentini, Galassi, Madonia, Insia, La collina del Tesoro, La Pandolfa, Mirabello, Podere Palazzo, Poderi Morini, Ramilli, Tenuta Casali, Tenuta Masselina, Tenuta Santa Lucia, Terra dei Gessi, Villa Papiano e Fattoria Zerbina.