Collina, si ritorna a popolare l'Appennino, l’esempio di Luca e Anna che hanno deciso di realizzare un sogno

Romagna | 04 Dicembre 2020 Cronaca
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Riccardo Isola - Luca Cavallari, 45 anni, sposato con Anna Muccinelli e suo figlio Giovanni di 13 anni hanno deciso di cambiare routine investendo in una casa in collina, a Casola Valsenio. «In tempi normali vivo a “cavallo” di un aereo in qualità di Export area manager della Interpump hydraulics per la quale mi occupo di vendita e distribuzione di componenti idraulici per veicoli industriali nel Nord America, Russia, Scandinavia e varie altre regioni minori. Quando rimane un po’ di tempo, mi faccio un giro in Mtb o strimpello un po’ la chitarra».
Da Riolo a Casola, una decisione residenziale che non stravolge la routine quotidiana ma ha però del particolare. Come mai questa scelta?
«Tutto parte un po’ dal mio lavoro e dall’effetto che Anna ha avuto su di me, è stata lei infatti a riportare la mia attenzione verso il nostro territorio, al punto che dopo 20 anni a contatto con clienti stranieri, mi sono finalmente reso conto di quanto io fossi invidiato da loro per il posto in cui vivo. La frenesia della vita moderna ti porta a un punto in cui tendi a dare tutto per scontato e questo porta spesso a perdere il contatto con il territorio e di conseguenza, con una vita più in sintonia con l’ambiente che ci circonda. Vedere la faccia stupita di alcuni amici stranieri nel vedere la Vena del Gesso, i calanchi o percorrere sentieri sulle colline, ha innescato un desiderio di vita all’aria aperta. Dopo qualche anno di ricerca fra Riolo Terme, Brisighella e Casola Valsenio, per puro caso leggiamo un annuncio di vendita per la proprietà denominata “Il Casinello”, una volta parte delle proprietà dello scrittore Alfredo Oriani ed è stato amore a prima vista. Immerso nel verde con vista vena del gesso e a due passi da Casola Valsenio è un posto meraviglioso in una posizione privilegiata nella vallata del Senio. E pensare che ci passavo davanti da anni in Mtb e non mi ero mai reso conto che fosse in vendita. In fin dei conti poi, è stato come tornare a casa, mio padre infatti è nato a Casola Valsenio e dalle finestre di casa nostra, si vede la casa dove abitava durante il periodo dell’avviamento, proprio sul lato opposto della vallata».
Investire in una vita più distante quali svantaggi porta ma soprattutto quali i vantaggi?
«Per me che lavoro a Bologna, aggiungere altri km per raggiungere l’ufficio non è sicuramente il massimo ma il solo fatto di rientrare a casa in un contesto simile, con il bosco tutto attorno, l’uliveto in controluce al tramonto o anche solo accendere il bracere in giardino leggendo un libro, vale questo sacrificio e forse di più. Anche Anna che da anni è abituata a raggiungere il suo negozio a piedi in un paio di minuti, dovrà abituarsi a prendere la macchina o i mezzi pubblici ma come me, anche lei è molto più attratta dalla serenità del posto e del suo contesto e per niente preoccupata da quel piccolo disagio logistico. C’è poi da dire che da casa nostra partono un sacco di sentieri e stradine che consentono di immergersi sempre più dentro la natura circostante».
Avete deciso di intervenire in una ristrutturazione molto rispettosa della storia di luogo e una grande attenzione alla ricerca della sostenibilità ambientale. Che cosa avete fatto di preciso, quali le difficoltà?
«I fabbricati di per se non hanno alcun valore artistico/culturale tranne le testimonianze della proprietà dello scrittore, consistenti in targhe sulle quali campeggiano i simboli della famiglia Oriani. In ogni caso, la ristrutturazione da fuori è quasi invisibile, la casa appare esattamente come prima tranne che per i nuovi infissi a risparmio energetico. All’interno invece, abbiamo cercato di utilizzare isolanti di ultima generazione e derivazione aeronautica per raggiungere il massimo isolamento. Il sistema di riscaldamento è una novità assoluta e si basa su una tecnologia ad infrarossi che consente contemporaneamente un risparmio notevole dei consumi e aggiunge effetti terapeutici, trattandosi di una tecnologia di derivazione fisio-sanitaria. Questo sistema ci consente di non avere una caldaia e sfruttare unicamente l’energia generata dal sistema fotovoltaico. Abbiamo poi sfruttato vecchie cisterne in muratura per la raccolta delle acque piovane, per irrigazione e tutti gli usi non potabili e da ultimo, stiamo cercando di ripristinare il collegamento a una vecchia sorgente che trattata, dovrebbe fornire acqua senza dipendere dalla rete. Anche il sistema di scarichi è stato pensato in modo che non vi siano sversamenti di alcun tipo, tutto viene filtrato al punto di restituire acqua depurata che viene poi scaricata nell’uliveto. L’obiettivo è di arrivare all’impatto zero entro qualche anno».
Oltre alla casa anche un podere, con ulivi, avete in mente di dare seguito a questa “riconversione” agricola o rimarrà solo la voglia di coltivare un “hobby”? 
«La campagna e l’agricoltura hanno fatto da sfondo alla mia adolescenza, hanno plasmato la persona che sono oggi, nel bene e nel male. Quando abbiamo visto il fondo la prima volta, non abbiamo nemmeno riflettuto sul terreno. Noi volevamo screare un posto dove poter condividere le ricchezze del territorio con amici. Il fatto che la casa comprendesse il terreno e il vecchio uliveto è stato un piacevole imprevisto. Dopo solo un mese dall’acquisto della proprietà, avevamo in tavola il primo olio fatto con le nostre olive, frante presso il frantoio del nostro vicino di casa. Chiaro che senza l’aiuto dei nostri confinanti non saremmo stati in grado di far nulla in così poco tempo e questo è stato una ulteriore conferma della buona direzione presa. Persone che conoscevamo poco o niente, ci hanno accolti e aiutati, sono emozioni che non si riescono a descrivere. La voglia c’è. Il nostro territorio offre tutti gli ingredienti per ideare e commercializzare prodotti unici e se volgiamo di nicchia, anche a sfondo turistico. Come mi dicono sempre i miei colleghi esteri: «state cercando l’oro e ci siete seduti sopra, magari un giorno ce ne accorgeremo».
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