Ciclismo, la nuova vita di Marangoni dalla bici alla televisione: "Pensavo di non essere all’altezza e invece mi diverto"
Andrea Bocchini
Spesso il momento in cui un ciclista professionista decide di appendere la bici al chiodo è drammatico, sportivamente parlando. Per Alan Marangoni, ultimo «pro» della provincia di Ravenna, l’impatto con la pensione ciclistica è stato invece abbastanza dolce. In primis, perché il giorno dell’addio è coinciso curiosamente con la prima vittoria da professionista nel Tour di Okinawa in Giappone e poi perché il cotignolese è rimasto nell’ambiente ciclistico in una nuova veste. Da gennaio Marangoni è il frontman del canale ciclistico GCN Italia, attivo sulla piattaforma YouTube e di rimbalzo su tutti i principali social media. Un cambiamento di vita totale che per il momento ha dato i suoi frutti. «Al di là della proposta lavorativa di GCN - spiega il passista di Cotignola - credo fosse arrivato il momento di smettere. Sinceramente ero saturo e, anche se poteva esistere la possibilità di correre ancora, sono convinto di avere fatto la scelta giusta. Il ciclismo è uno sport logorante fisicamente e soprattutto mentalmente e non lo è stato solamente negli anni da professionista. Già da Juniores e poi da dilettante le tensioni e i sacrifici sono tantissimi e dopo 20 anni era giunto il momento di staccare la spina. È stato un viaggio bellissimo ma era giusto mettere la parola fine».
In pochi mesi Marangoni è passato dall’altra parte della regia, nel ruolo inedito di presentatore di un canale ciclistico: «Sono molto contento - prosegue l’ex ciclista di Liquigas e Nippo Fantini - perché il canale sta andando bene e il gradimento delle visualizzazioni è molto alto. Quando me l’hanno proposto ero molto eccitato ma, nello stesso tempo, ero pieno di paure e preoccupazioni perché avevo paura di non essere all’altezza. Dopo pochi mesi posso dire di avere la fatto la scelta giusta e mi trovo completamente a mio agio nel mio nuovo ruolo».
Gli ingredienti del Marangoni-presentatore sono semplici: «Cerco di divertire e cerco di farlo divertendomi. È importante trasmettere la mia passione e la mia esperienza di professionista a chi visualizza i servizi ma, nel farlo, è fondamentale essere sinceri, diretti e cercare di non prendersi troppo sul serio». In un ciclismo che sta cambiando è lecito chiedersi che corridore sarebbe stato Marangoni se fosse passato professionista nel 2019. «Voglio essere sincero - prosegue il vincitore del Tour of Okinawa 2018 - e dico che difficilmente un corridore con le mie caratteristiche sarebbe passato professionista nel ciclismo attuale. Il livello si è alzato e tra i pro, specialmente in team World Tour, passano solo atleti con un curriculum di vittorie altisonante tra gli Under23. Non c’è più spazio per gli uomini squadra e francamente questo mi fa pensare che ho intrapreso la mia carriera al momento giusto. Ho corso con team di primo piano, ho disputato tutte le migliori corse del calendario mondiale e posso affermare di non avere rimpianti».