Castel Bolognese, l’Emporio solidale supera i due anni d’attività, il bilancio della referente Gavagni: «Crescono le richieste di famiglie italiane»
Riccardo Isola - Dal novembre 2021, in uno spazio che occupava una sede di un istituto di credito, sotto i portici che corrono paralleli alla via Emilia, opera l’Emporio solidale. Iniziativa che a Castel Bolognese vede diverse associazioni di volontariato interessate per cercare di dare risposte alle famiglie che, per varia natura, si trovano in un momento di difficoltà. «Un lavoro comunitario importante - sottolinea la referente del progetto sociale, Iris Gavagni - che vede il Comune assieme a numerose altre realtà del territorio lavorare con una direzione comune e unitaria. Stiamo parlando di soggetti come la Misericordia, Pro loco, Avis, Caritas, Cav a cui si aggiunge anche la Giovanni XXIII e altre». Un gioco di squadra che sta dando i risultati. «Al di là dei macro numeri dei prodotti che distribuiamo, che sono costantemente in crescita - ci tiene a sottolineare Gavagni - il vero dato lampante è soprattutto il crescente numero di famiglie che vengono da noi. Stiamo parlando - sottolinea – di una percentuale di maggiori richieste che nel giro di due anni si può dire sia sul 40%. Siamo. infatti. passati da una novantina di famiglie appena abbiamo aperto alle attuali centotrenta». Per poter entrare in questa rete di solidarietà il percorso è però dettato da un protocollo ben chiaro. «Le famiglie devono passare attraverso colloqui, uno con la Caritas e uno con il Cav se hanno bambini e bambine fino ai tre anni. Qui presentando l’Isee e in relazione alla conformazione del proprio nucleo famigliare ottengono una sorta di carta punti che possono utilizzare per venire a rifornirsi dei prodotti che riceviamo. Prodotti alimentari e per l’igiene personale - spiega la referente - che otteniamo attraverso il rapporto diretto che abbiamo con il Banco Alimentare ma anche dalle donazioni di aziende e imprese del territorio e non solo. Ogni tessera ha un proprio valore in punti e una volta arrivati alla cassa si conteggiano e si scalano. Sostanzialmente abbiamo in giacenza e in prevalenza prodotti conservati e beni di prima necessita dalla farina all’olio, dallo zuchero al caffè ma, una volta al mese, soprattutto all’inizio del mese, ci capita anche qualche prodotto fresco e surgelato. Non mancano anche i prodotti per l’infanzia, tutti acquistati dall’associazione Cav, che ovviamente cercano di dare una risposta concreta anche a questa dimensione sociale». Sulla composizione e sulla provenienza delle famiglie Gavagni ricorda come «la stragrande maggioranza è composta da nuclei provenienti dal marocco, potrei trabquillamente definirli sull’80%. Seguono poi gli italiani, con una percentuale di accessi che si attesta sul 10% e il restante 10% sono di altre nazionalità. i nuclei sono abbastanza numerosi con la presenza anche di diversi bambini e bambine». L’apertura dell’Empoio «se non nel periodo post alluvione - afferma la referente - dove le abbiamo ovviamente ampliate, sono sempre rimaste identiche. Stiamo parlando del martedì pomeriggio e del venerdì mattina». Infine sulla questione della location, Gavagni sottolinea come «allo stato attuale è commisurata alle esigenze delle persone che arrivano ogni settimana e dei volontari che operano. L’organizzazione - conclude - prevede infatti l’ingresso di due persone alla volta che sono seguite da due volontari, uno presente alla cassa per lo scalo dei punti e uno che accompagna le persone tra gli scaffali».