Basket B, la Rekico a lezione di Calabrese: "Campionato impressionante, ora sotto con Fabriano"

Romagna | 30 Novembre 2019 Sport
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Valerio Roila
La storia siamo noi. E quando nasci, la attraversi e ne entri a far parte. Creando nuove storie che illuminano quelle passate. Domenica al PalaCattani arrivera Fabriano, un nome che evoca l’industria cartaria. Carta dove le storie per tanti anni si sono tramandate. Ma Fabriano è anche una piazza dove la pallacanestro è di casa da oltre cinquant’anni. Da quando la passione del compianto Giuliano Guerrieri, prima giocatore e poi allenatore, seminò i prodromi di una bella pagina cestistica della nazione. Uno di quei piccoli centri che palpitano per il basket e lo vivono 24 ore al giorno. Non a caso il palasport cittadino è intitolato proprio al «vate» fabrianese. Ventidue stagioni in A2 e sette in A1, due partecipazioni ai playoff scudetto, grandi allenatori come Alberto Bucci, Pero Skansi, il «Tiger» Di Lorenzo o i romagnoli Lasi e «Topone» Pasini, prima che la vecchia società esalasse l’ultimo respiro. Ne raccoglie il testimone prima la Spider, dal breve passo, infine la Janus, ora alla terza e più ambiziosa stagione in B. Cabotata per la promozione con un roster lungo ed esperto e la ciliegina Luca Garri ad impreziosire il menù: oltre cento presenze in Nazionale (argento olimpico ad Atene 2004), quasi 700 tra A1 e A2 ed ancora integro a 37 anni, come dimostrano i 16 punti e 7 rimbalzi medi ed il secondo posto per valutazione nel girone dietro a Valerio Amoroso, altro nome che dà lustro al campionato.
La storia di Fabriano s’intreccia con quella di Nicola Calabrese nel 2001, quando la guardia/ala in forza alla Rekico nasce e la squadra marchigiana consegue quella che rimane l’ultima promozione nella massima categoria. Normale per il millennial neroverde non conoscere molto del passato e di avere più una concezione di history in the making, ovvero di quello che Fabriano è allo stato attuale: «Hanno una grande tradizione ed un seguito di pubblico appassionato, con tifo molto caldo, che per loro è un fattore importante. Saranno presenti in massa anche domenica al PalaCattani, ma noi giochiamo in casa, i nostri supporter faranno la loro parte e non possiamo deluderli. Non conosco tutti i loro giocatori, so che hanno individualità importanti. Stiamo lavorando intensamente per arrivare pronti».
Anche perché il successo nel derby di Rimini ha galvanizzato l’ambiente e reso più sereni gli allenamenti settimanali. Al Flaminio la Rekico ha mostrato di aver imparato la lezione relativa agli approcci alle partite. Ed ha vinto e convinto, mettendo in mostra anche Calabrese, che ha avuto minutaggio importante (23’) ed ha fornito risposte, ritoccando il suo «high» stagionale di punti e rimbalzi (6+4): «È stata una grossa emozione vincere il derby con Rimini, per me che sono un forlivese cresciuto a Imola e che gioca a Faenza. Sono contento di aver avuto fiducia, spero di averla ripagato in modo adeguato». Figlio e nipote d’arte (la madre è l’ex giocatrice Azzurra Marisi, il nonno Adolfo è stato coach della Banca Popolare di Faenza, promossa in B1 negli anni Novanta), il basket per Nicola è stato una scelta naturale. E dopo le giovanili, le brevi apparizioni in A2 con l’Andrea Costa ed una stagione in serie D con l’International Imola, sta ora scalando uno scalino importante: «In realtà ho giocato a calcio fino a sette anni. Ma una volta provato il parquet, non ho più cambiato. La serie B mi sta impressionando per il livello fisico, più che per quello tecnico, soprattutto per il girone in cui siamo capitati. Per me è un bel salto, ma penso di poterci stare. Ovvio che debba progredire da ogni punto di vista per essere stabilmente di questo livello. L’unica ricetta che conosco per fare questo ulteriore step è il lavoro». La sua storia, Nicola Calabrese la deve ancora scrivere. Ed il lavoro è ciò che serve, per vivere il suo presente.
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