Elena Nencini
Cristina Muti, presidente di Ravenna Festival commenta così i 20 anni di Vie dell'Amicizia, «Qualcuno ha descritto il doppio evento “Le Vie dell’Amicizia” di quest’anno come storico. Ma anche se credo che il nostro viaggio a Teheran sia un gesto destinato a lasciare segni importanti, penso prima di tutto che questi concerti siano stati un dono, tanto per chi si è seduto in platea quanto per chi è stato sul palco o dietro le quinte. Un dono semplice eppure importantissimo: l’opportunità di suonare e cantare assieme, unendo energie e talento oltre che oriente e occidente. Per questo, nonostante le difficoltà organizzative, abbiamo lavorato con tenacia per realizzare questi concerti: al di là dell’entusiasmo del pubblico del concerto serale a Teheran e di quello degli studenti che hanno affollato il teatro per la prova aperta del mattino, il dialogo fra i musicisti è stata l’emozione più grande. Ho visto professori di orchestre celebri, come il primo violino e il primo violoncello della Scala, offrire la propria esperienza al musicisti iraniani e la prima tromba della Cherubini studiare assieme alle giovani trombe iraniane. Così si fa davvero la storia: facendo di questi concerti un’occasione di crescita per tutti, uniti da quel Verdi che parla non solo al cuore italiano».
A guidare e a credere fortemente in questo progetto il maestro Riccardo Muti che commenta: «Più dell'economia, della politica, più dei linguaggi verbali, la musica ha la capacità di comunicare e di toccare le corde più profonde in maniera diretta, senza bisogno di traduzioni. E questo ci porta all'esperienza dei concerti delle Vie dell'Amicizia, al cuore della loro stessa ragione d'essere».
In occasione del ventennale de «Le Vie dell’Amicizia», la XXVIII edizione del Ravenna Festival ha raggiunto l’antica Persia: da Ravenna è partito un viaggio che ha portato oltre 200 musicisti italiani e iraniani a esibirsi presso la Vahdat Hall di Tehran il 6 luglio, con un programma interamente dedicato al cavallo di battaglia di Riccardo Muti, Giuseppe Verdi. Nello spirito di fratellanza che fin dal 1997 anima il progetto in luoghi simbolo della storia antica e contemporanea, gli artisti iraniani hanno poi seguiti i colleghi italiani a Ravenna, davanti a una platea di quasi 4000 spettatori. Sul palco Orchestra Sinfonica e Coro di Tehran, con Orchestra Giovanile Cherubini e musicisti delle principali Fondazioni Lirico Sinfoniche (Petruzzelli di Bari, Comunale di Bologna, Maggio Musicale Fiorentino, Carlo Felice di Genova, San Carlo di Napoli, Scala, Massimo di Palermo e Opera di Roma). Accanto all'orchestra di 100 elementi il coro composto per metà da artisti italiani del Coro del Teatro Municipale di Piacenza e per l’altra metà da artisti iraniani.