Trasporti eccezionali, l'esperienza di Zanetti solution

Ravenna | 21 Marzo 2021 Economia
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Elena Nencini
Lo scorso anno Ravenna, nella classifica di Assoporti, è risultata al primo posto per i traffici di merci varie (break bulk): per questo segmento di business la città bizantina ha imbarcato e sbarcato 5.140.585 tonnellate (-20%), seguita dallo scalo pugliese di Taranto che ha movimentato 3.151.815 tonnellate (-31%). Più a distanza Venezia con 2.182.722 tonnellate (-3,6%).
Break bulk (merci con forme e pesi che non permettono di essere stivati all’interno di un container) e project cargo (movimentazione di carichi pesanti o fuori sagoma) rientrano nel settore dei trasporti eccezionali che richiedono una grande specializzazione ed esperienza degli operatori per garantire sicurezza, eliminare i rischi, garantire l’integrità del carico, come  per esempio impianti industriali, generatori, turbine, presse e altri macchinari di grandi dimensioni.
A Ravenna una delle aziende che lavora da oltre 50 anni per servizi di trasporto per strutture eccezionali è la Zanetti Solution, che nel tempo ha allargato la sua gamma di attività fornendo servizi di alta specializzazione come collaudi di carico, pesature di grandi manufatti, sollevamento e montaggio con metodi non convenzionali.
Laurano Zanetti dell’omonima azienda racconta di cosa si occupano esattamente.
Come è nata la Zanetti solution?
«E’ stata una mia idea e di mio padre Guerriero. Una follia considerando i tempi, nel senso che sia io che mio padre avevamo già avuto un’azienda di trasporti. Ad un certo punto però vedendo un grande futuro nel campo dei servizi correlati ai trasporti eccezionali stradali ho deciso di cambiare per poter sviluppare le idee che avevo. Allora decisi di creare Zanetti Solution puntando su una prima intuizione per poter entrare nel mondo dei collaudi, relativa ad una macchina per collaudare con carico le strutture destinate all’oil&gas. Ma era troppo limitativo, complice la crisi del settore, avere un solo segmento su cui lavorare: la società non si sarebbe retta in piedi. Quindi abbiamo investito nel campo dei sollevamenti con l’acquisto di una cavalletta idraulica, insieme al gruppo Baldini di Faenza, destinata al mondo della ceramica, brevettando un sistema di ribaltamento delle presse ceramiche, che ci ha portato anche in Indonesia».
In cosa siete specializzati?
«In trasporti eccezionali con rimorchi autopropulsi, posizionamenti di grandi manufatti, ingegneria del trasporto e sollevamento (ho lavorato in Mammoet Holland per 7 anni che mi ha regalato grande esperienza in questo settore), pesature di grandi manufatti, ed infine collaudi con carico. Abbiamo ampliato la nostra gamma di servizi specializzati per soddisfare i nostri clienti, come ad esempio lo “skidding”, un sistema autopropulso che serve per il posizionamento di carichi estremamente gravosi facendoli “scivolare” sui basamenti con piastrelle di teflon - per esempio piattaforme, turbine, compressori. Spesso per esigenze del cliente, o perché il macchinario ha necessità di essere inserito per ultimo, utilizziamo questo sistema per il posizionamento finale. Coadiuvante allo “skidding” è il sistema di martinetti sincronizzati, in grado di sollevare il manufatto e tenerlo bilanciato con precisioni millimetriche, ed infine pesarlo esattamente. Si usa in particolare nella cantieristica off-shore e navale per il sollevamento e l’assemblaggio delle costruzioni nelle fasi di fabbricazione, e per la movimentazione nei trasporti. Ed infine, ultimo arrivato, abbiamo recentemente acquistato un sistema di “strand jack” con capacita’ di 1600 ton, che essenzialmente è un sistema di sollevamento a trefoli, uguale a quello utilizzato per la rimozione delle travi gerber del ponte Morandi a Genova».
Il vostro lavoro richiede, oltre a una grande esperienza, molta creatività?
«E’ un’attività che prevede tanta ingegneria e tanta creatività. Ogni richiesta ha una soluzione diversa. Bisogna saper intravedere una soluzione che possa incontrare le esigenze della nostra clientela, ottemperare alle tempistiche, e, non ultimo, garantire la sicurezza dell’operazione. Un punto determinante è avvalersi di uno staff coeso e determinato: per esempio uno dei brevetti che l’azienda ha sviluppato, legato al mondo della ceramica, è stato sviluppato completamente in “house” avvalendosi delle grandi competenze dei nostri collaboratori. 
Le persone sono sempre al centro del nostro sviluppo, puntiamo alle collaborazioni in network che creano valore aggiunto e capillarità di risposta e di mezzi, con conseguente forza globale». 
Lavorate anche con l’estero?
«Tra i vari partner abbiamo anche clienti tedeschi e francesi. Lavorare in Germania per esempio è più facile da un lato, perché gli atteggiamenti del cliente sono molto più chiari e standardizzati, dall’altro ci si scontra con una inflessibilità che a noi italiani a volte calza stretta». 
Lavori che  vi hanno fatto penare per trovare una soluzione, ma sono andati a buon fine?
«Partiamo dal presupposto che  impazzire ricade quasi nel quotidiano, ultimamente abbiamo effettuato il varo del ponte Teodorico di Ravenna ed abbiamo risolto un problema per le acciaierie Arvedi di Cremona, due problemi non da poco. Per Arvedi abbiamo trovato una soluzione per portare macchine che normalmente vengono collaudate e poi smontate in quanto non hanno una struttura propria autoportante. Grazie al nostro staff di ingegneria ed a un telaio esterno - costruito e calcolato in tempi record - abbiamo fatto risparmiare 20 giorni di fermo all’acciaieria, portando le macchine, dal collaudo, direttamente sopra le fondazioni senza smontare niente. 
Per il ponte di Ravenna, andando un po’ controcorrente rispetto al sistema di varo ipotizzato, abbiamo dato spazio a un’intuizione di un nostro ingegnere, utilizzando una soluzione mista, tra grandi gru tralicciate e carrelli autopropulsi. Questo tipo di soluzione ha permesso il completamento della struttura sulla  spalla della rocca Brancaleone, per poi procedere al varo sopra la ferrovia. Una bella soddisfazione aziendale».
Quali sono le prime cose da valutare quando vi viene proposto un lavoro?
«Il primo approccio è quello ingegneristico, bisogna capire che tipologia di oggetto è, la sua problematica, le finalità per il quale il cliente ci chiama, le sue criticità a livello di sicurezza una volta maneggiato. Per esempio abbiamo pesato per General Electric a Massa Carrara dei moduli di 60 metri per 24, con peso di circa 2000 ton, con problematiche a livello strutturale, nel senso che strutture cosi grandi diventano anche molto flessibili. Era necessario sostenerli molto bene nella fase di pesatura: in concerto con il cliente abbiamo elaborato un sistema a 32 punti sia di sollevamento che di pesatura sollevando il modulo con tolleranze millimetriche per il sostegno della struttura. Questo è stato possibile affrontando le problematiche con il cliente fin dai primi approcci, e affrontandolo con la collaborazione da parte di tutte le parti coinvolte. 
La parte più importante è la parte ingegneristica e l’esperienza, tenendo sempre in considerazione la sicurezza dell’operazione. Trovare e utilizzare le attrezzature per il servizio viene dopo».
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