Rinaldi, (Fondazione centro ricerche marine): "Ecco i nuovi pesci in Adriatico"
Attilio Rinaldi è presidente della Fondazione Centro ricerche marine, nonché autore dell’«Atlante della fauna e flora marina dell’Adriatico nord-occidentale», libro in cui racconta i cambiamenti avvenuti in Adriatico negli ultimi dieci anni. «In questo arco di tempo abbiamo registrato mutamenti importanti dovuti a fattori diversi: tra le prime cause vi è l’operare dell’uomo nel mare, che ha implicato il trasferimento di organismi provenienti da altre acque. Oltre a questo vi è l’acquacultura: la vongola verace, ad esempio, è di origine filippina ed è stata importata dagli allevatori delle valli di Goro per scopi commerciali. L’importazione ha comportato l’inserimento di stadi larvali di nuovi organismi che hanno finito a loro volta per svilupparsi. Queste importazioni hanno inoltre influito sul cambiamento dell’attività: un tempo in quella zona erano tutti pescatori, oggi sono perlopiù allevatori di vongole veraci e cozze. A questo si aggiunge il problema dei cambiamenti climatici, che favoriscono la proliferazione di nuove specie. Già da diversi anni in alto Adriatico assistiamo alla presenza di pesci un tempo rari o assenti: alcuni esempi sono il pesce serra, vorace predatore, la leccia, la sardinella aurita, la alaccia. La causa principale è dovuta al fenomeno di “meridionalizzazione”, ovvero la migrazione di pesci che vivevano vicino al Nord Africa e che ora si sono spostati in aree più settentrionali, diventate più calde». Di contro, alcune specie, un tempo molto presenti - come lo sgombro e la saraghina - ora lo sono molto meno. «In tutto il mondo la pesca sta segnando un preoccupante declino, legato soprattutto allo sforzo di pesca. La Fao ha lanciato un allarme per raccomandare misure che mitighino la tendenza, perchè oggi siamo al 50% tra pesce allevato e selvatico. Anche in Emilia-Romagna, tra vongole veraci e cozze, vengono sbarcate circa 34 mila tonnellate annue, mentre i numeri che riguardano il pesce selvatico sono lievemente più bassi». (Federica Ferruzzi)