Processo Cagnoni, la madre dell'imputato non si presenta in aula: un certificato attesta che soffre di deficit cognitivi da oltre un anno

Ravenna | 02 Febbraio 2018 Cronaca nera
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C'era grande attesa per l'udienza del 2 febbraio del processo a Matteo Cagnoni, accusato di aver ucciso la moglie Giulia Ballestri. Tra i testi citati, infatti, erano attesi il fratello, lo zio e i genitori dell'imputato. Ma in apertura d'udienza, la Corte ha ricevuto diversi certificati medici che attestavano che Vanna Costa, madre di Cagnoni, soffriva di deficit cognitivi da un anno e mezzo pertanto la donna non si è presentata in aula. E' stata, quindi, sentita Adriana Ricci, amica della signora Vanna che, saltuariamente faceva le pulizie nella villa di via Padre Genocchi e che nell'ottobre del 2016 aveva sentito per telefono e parlato della vicenda di Giulia e dell'arresto di Matteo. Una telefonata che l'accusa aveva gia' fatto sentire alla corte e che e' stata riproposta nella mattina odierna. Una telefonata nella quale la signora Vanna spiega che "Matteo l'ha fatta grossa, ma ha avuto un trauma talmente grande per la distruzione del suo matrimonio che non ci ha visto piu". La Ricci risponde "e' quello che penso anch'io, bisognava che avesse ragionato il purino". Al Pm D'Aniello che le chiede se ricorda la telefonata e cosa intendesse con le sue parole, la Ricci non solo ha risposto di non ricordare la chiamata, ma ha sostenuto di non riconoscere la sua voce e che non era lei a parlare. Nonostante il giudice Corrado Schiaretti le abbia ricordato che la falsa testimonianza comporta una pena che varia dai 2 ai 6 anni, la Ricci ha continuato a negare di essere lei in quella telefonata registrata pertanto il Pm D'Aniello  ha chiesto la trasmissione degli atti in Procura per falsa testimonianza. 
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