Lunedì 4 si proietta il «doc» di Marco Civinelli sul nostro territorio a Lido di Classe

«La natura ha certamente un grande ruolo nel film, dai crinali alle spiagge, tenendo conto che parlando della Romagna c’è pure la statale Adriatica, ma sono le persone e i loro racconti i veri protagonisti. Dalle loro testimonianze emerge l’idea che i “confini” territoriali siano qualcosa di tangibile». Il regista Marco Civinelli racconta così il senso ultimo che emerge dalla visione di Viaggio ai confini della Romagna, il film documentario che sarà proiettato per la prima volta lunedì 4 settembre alle 21.30 all’Arena del Sole di Lido di Classe. Film che racconta il viaggio sui confini romagnoli che Nevio Agostini, Marco Ruffilli e il «nostro» Sandro Bassi hanno compiuto nel giugno scorso, per una quindicina di giorni, sui confini «naturali» della Romagna, e che venne puntualmente documentata anche su queste pagine. Il viaggio è stato condotto sui confini di ordine naturalistico identificati da Pietro Zangheri (leggermente diversi, quindi, dai confini storico-amministrativi, oggetto di un infinito dibattito che perdura per lo meno dai tempi della prima identificazione, ad opera di Emilio Rosetti a fine ‘800).

Da Fiorenzuola di Focara lungo il Foglia e il Marecchia, fino a Tavullia per poi percorrere il crinale dell’appennino tosco-romagnolo fino al passo della Futa, i tre viaggiatori si sono diretti poi verso nord, costeggiando il fondovalle del Sillaro. Da Castel San Pietro a Spazzate Sassatelli e alle valli di Argenta, i tre hanno poi costeggiato il margine meridionale delle valli di Comacchio, quindi la riviera fino a Gabicce.

«L’idea del viaggio è di Nevio Agostini, che conosco per via di precedenti documentati a cui lavorammo insieme – spiega Marco Civinelli -. Quando mi ha raccontato di questa iniziativa ho subito pensato di documentarla, in modo gratuito. L’idea era affascinante ma complessa».

Come avete lavorato?

«L’assenza di budget e la complessità logistica ci hanno fatto optare per un’originale soluzione di “lavoro collettivo”. Ho coinvolto altri filmmaker romagnoli e abbiamo utilizzato i social, con una pagina facebook, “Viaggio ai confini della Romagna”, che in breve tempo ha calamitato una certa attenzione e raccolto 1.700 follower».

Il ruolo dei social network è stato importante, insomma.

«Importantissimo, perché io son riuscito a riprendere i tre viaggiatori solo in alcuni punti, con attrezzature professionali, e così hanno fatto gli altri professionisti, ma tanti amatori hanno seguito la pagina, attraverso i resoconti quotidiani di Sandro Bassi e le foto di Nevio Agostini, e hanno voluto incontrarli, fotografarli e filmare i loro incontro con la gente del posto. In questo modo è stato realizzato tantissimo materiale, da diverse fonti. Il passaparola, insomma, ha arricchito molto il progetto».

Quanto materiale avete raccolto?

«Alla fine 10 ore di filmati e centinaia di fotografie. A quel punto il mio lavoro è stato soprattutto di montaggio».

Come in ogni documentario, all’inizio non si sa con esattezza cosa ne uscirà. Cosa emerge dai confini romagnoli?

«Emerge una consapevolezza di questi confini territoriali, dai tanti racconti e incontri. C’è un pensiero molto sfaccettato attorno all’idea dei confini».

Dopo Lido di Classe, vedremo il film altrove?

«Quella dell’Arena del Sole sarà la prima proiezione ufficiale, col montaggio integrale di un’ora. Per l’autunno lavoriamo ad alcune presentazioni e anche a un dvd. Nel frattempo lo stiamo proponendo ad alcuni festival».