L’orchestra della Rai omaggia Bernstein e Dvořák; Bill T.Jones danza sui diritti civili

Ravenna | 07 Luglio 2018 Cultura
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Nelle «vene dell’America» si incontrano bellezza e violenza, grandi ideali e contraddizioni, accoglienza e discriminazione. Sono due grandi eventi, questa settimana, a dar conto del fil rouge del Ravenna Festival tra musica e classica, tra impegno e meraviglia, tra omaggio e atto d’accusa.
Sabato 7, al Pala De Andrè, a tributare il mito musicale statunitense sarà un’orchestra italiana, una tra le più grandi; la Sinfonica Nazionale della Rai, diretta per l’occasione da un americano, il grande James Conlon, per lungo tempo bacchetta dell’Opéra National de Paris. Al centro del concerto ci sono «gli altri» statunitensi, quei compositori che, al netto di Leonard Bernstein con il cui Candide si aprirà il concerto ravennate – furono americani «a metà». A cominciare dal britannico Benjamin Britten, del quale l’ensemble diretto da James Conlon eseguirà la Sinfonia da requiem op.20.  Nel 1939 il compositore seguì il poeta Auden in America e qui venne profondamente colpito dalle luci di Broadway (il rimando al Candide di Bernstein sta proprio qui). Il sofisticato teatro musicale di Britten si abbeverò, insomma, alla magnificenza metropolitana del Nuovo Continente, permettendo al compositore britannico di scrivere pagine memorabili.
E a proposito di memoria, è dedicato proprio a Britten il Cantus di Arvo Pärt, punto di svolta verso quel «minimalismo sacro» - nello specifico il cosiddetto ‘tintinnabuli‘ - che, seppur indirettamente, con le nuove musiche statunitensi fece i conti. A chiudere il concerto sarà la celebre Sinfonia n.9 di Antonìn Dvorák, composta a New York nel 1893 e significativamente titolata «Dal nuovo mondo», come a suggerire che da quella terra sarebbe presto sorto un nuovo ideale di bellezza.
Il Ravenna Festival tornerà ad esplorare le «vene dell’America» mercoledì 11, alle 21.30 al teatro Alighieri dove si terrà la prima nazionale del balletto A Letter to My Nephew dell’americano Bill T. Jones con la Arnie Zane Company. Nove ballerini, un baritono e la musica originale eseguita dal vivo da Nick Hallett saranno protagonisti dell’evento coreutico forse più atteso dell’intera kermesse bizantina, che porterà in scena un linguaggio aspro e potente, capace di centrare le debolezze e le contraddizioni della società, rovesciandole sul palco in visioni scomode e memorabili.
A Letter to My Nephew allude agli scritti ribelli di James Baldwin, eclettico scrittore afroamericano che incarnò a livello biografico difficoltà e contraddizioni culturali tra le diverse etnie sul suolo statunitense e poi si mise in luce, con sui scritti, durante gli anni ‘60 per il movimento per i diritti civili. Pur echeggiando questioni nazionali, purtroppo storicizzate ma sempre d’attualità, Bill T. Jones ha dedicato la coreografia al nipote Lance, finito in una spirale di droga e malattia.
Lo spettacolo è costruito attraverso una serie di flashback (le sfilate di moda, la vita di strada, il letto di ospedale), come un mosaico concentrico di immagini che Jones fa dialogare con il presente, rimodulando lo spettacolo con echi del luogo e del momento in cui questo si svolge. Struggente, scheggiato, lanciato come un sasso.
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