Addio Notre Dame, il ravennate Verdiano Marzi, direttore al Louvre: "Tragedia universale, ma alcune opere in salvo"

Pietro Milio - Era a Parigi, il giorno dell’incendio di Notre-Dame, Verdiano Marzi, ravennate, direttore del laboratorio di restauro del mosaico dell’Louvre di Parigi. Per l’artista, che risiede da anni nella capitale francese, si è trattato di un evento epocale.
Un disastro senza precedenti per il patrimonio artistico francese?
«Si può parlare di una tragedia culturale universale. Secoli di storia dell’umanità spazzati via in poche ore. L’unica fortuna che mi sento di sottolineare, in un momento così triste, è l’assenza di morti, che non era scontata, di fronte ad un incendio di questa portata. Le indagini verranno condotte dalle autorità competenti per accertare se ci siano delle responsabilità tra le aziende che lavoravano al restauro della chiesa».
Quale può essere stata la causa della tragedia?
«Le reazioni, anche tra gli esperti, non sono del tutto concordanti. Prevalentemente, e io sono di questa idea, riteniamo che non si tratti di un incendio doloso, ma piuttosto di un incidente legato alla ristrutturazione. Erano stati stanziati circa 150 milioni di euro per la ristrutturazione di alcune parti dell’edificio che necessitavano di interventi strutturali e qualcosa evidentemente è andato storto. Tutte le imprese coinvolte nei lavori sono già state chiamate a spiegare come sia stato possibile il divampare di un incendio che ha, per ore, danneggiato la chiesa, portando al crollo, oltre che della guglia principale, anche del tetto e di parte della volta interna. Fortunatamente sono state messe in salvo le due opere più importanti contenute all’interno della cattedrale: la Corona di Spine e la Tunica di San Luigi».
Ora partiranno i lavori per il restauro?
«I lavori per il restauro saranno lunghi e complessi. Le parti danneggiate della chiesa sono molte, in quanto l’incendio si è propagato con facilità a causa delle molte componenti in legno. Il dibattito sul da farsi è già iniziato in Francia. Durante una trasmissione alla radio ho sentito degli esperti esprimersi in maniera possibilista in merito a una lavoro di restauro, fedele, delle parti crollate. Tuttavia, non va dimenticato che la cattedrale fu edificata in quasi 200 anni di storia. È il frutto di un lavoro di ingegneria sopraffina, condotto senza computer o altri strumenti all’avanguardia, solo grazie alla capacità e alla meticolosità degli artisti dell’epoca. Pertanto, per quanto noi si abbia a disposizione le tecnologie più sofisticate, servirà massima collaborazione e grande impegno da parte di tutti per fare in modo che le bellezze di Notre Dame possano tornare alla luce cosi come le abbiamo sempre ammirate».