IL CASTORO | «Sicilian ghost story» la fiaba nera sull'omicidio di Giuseppe Di Matteo

Faenza | 03 Luglio 2017 Blog Settesere
il-castoro--sicilian-ghost-story-la-fiaba-nera-sullomicidio-di-giuseppe-di-matteo

Da Cannes all'Arena Borghesi. A maggio i registi Antonio Piazza e Fabio Grassadonia hanno inaugurato la Semaine della Critique del festival francese con il loro «Sicilian ghost story», accolto da dieci minuti di applausi. Ora i due sono impegnati in un tour di presentazioni del film in Emilia Romagna. L'Arena Borghesi non si è lasciata scappare l'occasione di averli ospiti, proiettando questo loro secondo successo, che ha seguito il primo lungometraggio «Salvo». Il film ci riporta in Sicilia per raccontare la storia di Luna (Julia Jedlikowska), una ragazzina coraggiosa che sfida realtà e immaginazione per ricongiungersi con Giuseppe (Gaetano Fernandez), il ragazzo che ama, rapito dalla mafia. Il Castoro ne ha approfittato per fare una chiacchierata con i registi.

Come vi siete conosciuti? E da quanto lavorate insieme?

Antonio: «Siamo entrambi palermitani ma ci siamo conosciuti a Torino, quando frequentavamo un master in tecnica della narrazione alla Scuola Holden. Lì abbiamo deciso di cominciare a scrivere insieme alcune sceneggiature; in seguito ci siamo trasferiti a Roma per provare a lavorare nel mondo del cinema».

Prima dell'uscita di Salvo, avete lavorato ad un cortometraggio intitolato Rita, è così?

Fabio: «Noi siamo stati per più di 10 anni degli sceneggiatori, fondamentalmente per la televisione, però non eravamo soddisfatti di quello che ci chiedevano di scrivere. Abbiamo quindi deciso di inventare storie nostre ed, essendo cresciuti in Sicilia, esse affondavano le loro radici nel nostro paese natale. Sviluppando Salvo, il nostro primo lungometraggio, abbiamo dovuto dimostrare ai nostri produttori che avremmo potuto dirigerlo come registi. Quindi si è deciso di metterci alla prova con un cortometraggio che avesse aspetti tematici riconducibili a Salvo. Nel corto la protagonista della storia è una bambina non vedente di 10 anni di nome Rita».

Antonio: «Il tema della cecità, presente anche in Salvo, è il cuore della ragione per cui abbiamo fatto entrambi i film. Abbiamo vissuto in Sicilia in anni molto difficili, c'erano le stragi e gli omicidi di mafia, tuttavia ci veniva insegnato a far finta di niente. Questo tema della cecità volontaria metaforicamente è entrato a far parte del nostro film».

In seguito com'è nata l'idea di Sicilian Ghost Story?

Fabio: «In realtà l'idea di Sicilian Ghost Story l'abbiamo avuta nell'estate del 2011, ancora prima di girare Salvo, quando leggemmo una raccolta di racconti di Marco Mancassola intitolata Non saremo confusi per sempre. Fra di essi ce n'è uno chiamato Il cavaliere bianco, che si ispira alla storia vera di Giuseppe Di Matteo. L'autore innesta sulla vicenda reale un'invenzione fantastica: il bambino, quando muore, si trasforma in una specie di supereroe per proteggere la ragazzina di cui è innamorato. Quest'ultima attraversa un periodo di dolore, ma in età adulta riesce a superare il trauma per ciò che era accaduto. Noi volevamo raccontare solo l'arco temporale di 799 giorni, che va dal sequestro di Giuseppe alla sua morte e l'amore di una sua compagna di classe, determinata a non fermarsi di fronte a nulla e a capire cosa sia accaduto al ragazzino che ama per salvarlo. Alla fine non riesce nell'impresa e lui muore, come muore nella realtà, ma lei riesce a salvarne l'umanità».

Il film è destinato ai ragazzi?

Fabio: «Sì, abbiamo fatto alcune proiezioni scolastiche e i giovani, secondo noi, riescono ancora ad emozionarsi di fronte a certi sentimenti. La reazione è stata molto bella; per questo, in accordo con il Ministero dell'istruzione e molti professori, stiamo organizzando delle matinèe scolastiche».

Com'è stato il casting per trovare gli attori? E come sono Luna e Giuseppe nella realtà?

Fabio: «Il casting è durato 9 mesi perché sono ragazzini, non professionisti. Quando li abbiamo scelti ci siamo trasferiti con loro nei boschi siciliani e abbiamo cominciato un lavoro molto lungo di preparazione, conoscenza reciproca. Abbiamo raccontato loro di Giuseppe di Matteo, avvicinandoci piano piano all'universo della storia. A volte la recitazione diventava un gioco, si scambiavano i ruoli».

Antonio: «Gaetano è un bambino estremamente solare, gioioso che riesce a entrare in sintonia con tutti. Julia è una ragazza più solitaria, introversa e molto intelligente. Così intelligente che ogni tanto pecca di un complesso di superiorità; lavorare con Julia è difficile perché ti sfida. La cosa bella di quest'esperienza è che conoscendoci, lavorando assieme, instaurando un legame di fiducia, siamo tutti un po’ cambiati, imparando ad adattarci e a superare certi limiti».

Il film è una fiaba nera, ma perché orientarsi sul fantasy per raccontare una storia di mafia? E come avete scelto i luoghi?

Antonio: «Il film è ambientato nel parco naturale siciliano dei Nebrodi, una catena montuosa tra le province di Catania, Enna e Messina. È l'unico posto della Sicilia dove insieme ai boschi si possono trovare delle riserve idriche di laghi, fiumi naturali e artificiali. Ci sembrava lo scenario ideale per una favola. È un luogo puro e intatto, una realtà piena di bellezza, simboli del folklore siciliano e tratti che ricordano la mitologia greca, è perfetto insomma per costruire l'immaginario dei due ragazzi. Perché in chiave fantasy? Perché il racconto del cavaliere bianco reinterpreta la storia vera di Giuseppe in tale chiave, dando a una storia priva di speranza una possibilità derivante da invenzioni della fantasia».

Nel film ricorrete spesso alle figure della civetta, del cavallo e del cane. A esse è legata una qualche simbologia?

Fabio: «Tutti gli animali danzano in armonia con i corpi dei due ragazzini. Il cane, appartenente al mondo umano, è lì per dire che qualcosa di nefasto potrebbe accadere, è come il male che incombe. Il cavallo riafferma la realtà storica del racconto, perché il vero Giuseppe Di Matteo amava i cavalli. La civetta infine è il testimone o il narratore che definisce l'arco della storia. Si dice che sia capace di attraversare la barriera tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti».

Com'è stato partecipare al festival di Cannes?

Fabio: «Noi dobbiamo molto al festival di Cannes perché il nostro primo film era considerato difficile in Italia e l'essere stati selezionati ci ha dato la possibilità di fargli incontrare un pubblico e di venderlo in giro per il mondo. Inoltre ci ha permesso di creare un secondo film che per gratitudine abbiamo mandato subito a Cannes. È stato molto emozionante e commovente vedere il film insieme ai nostri giovani attori e osservare la loro reazione quando si sono resi conto di quello che hanno fatto dopo tanti mesi di lavoro e impegno».

Avete già in mente qualcosa per il futuro?

Antonio: «La risposta è no. Non abbiamo in mente nulla al momento perché stiamo portando il film nelle sale, inoltre girarlo e promuoverlo è stato molto impegnativo. Abbiamo bisogno di far respirare il nostro cervello. Penso che fra qualche mese cominceremo a rimuginare su qualcosa di nuovo».

Elena Casadio

Compila questo modulo per scrivere un commento
Nome:
Commento:
Settesere Community
Abbonati on-line
al settimanale Setteserequi!

SCOPRI COME
Scarica la nostra App!
Scarica la nostra APP
Follow Us
Facebook
Instagram
Youtube
Appuntamenti
Buon Appetito
Progetto intimo
FuoriClasse
Centenari
Mappamondo
Lab 25
Fata Storia
Blog Settesere
Logo Settesere
Facebook  Twitter   Youtube
Redazione di Faenza

Via Severoli, 16 A
Tel. +39 0546/20535
E-mail: direttore@settesere.it
Privacy & Cookie Policy - Preferenze Cookie
Redazione di Ravenna

via Arcivescovo Gerberto 17
Tel 0544/1880790
E-mail direttore@settesere.it

Pubblicità

Per la pubblicità su SettesereQui e Settesere.it potete rivolgervi a: Media Romagna
Ravenna - tel. 0544/1880790
Faenza - tel. 0546/20535
E-mail: pubblicita@settesere.it

Credits TITANKA! Spa
Setteserequi è una testata registrata presso il Tribunale di Ravenna al n.457 del 03/10/1964 - Numero iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione:
23201- Direttore responsabile Manuel Poletti - Editore “Media Romagna” cooperativa di giornalisti con sede a Ravenna, Arcivescovo Gerberto 17.
La testata fruisce dei contributi diretti editoria L. 198/2016 e d.lgs. 70/2017 (ex L. 250/90).
Contributi incassati

settesere it notizie-faenza-il-castoro-sicilian-ghost-story-la-fiaba-nera-sull-omicidio-di-giuseppe-di-matteo-n15089 005
Licenza contenuti Tutti i contenuti del sito sono disponibili in licenza Creative Commons Attribuzione