Cristian ‘Cicci’ Bagnoli con Gallo, Cortesi e Foschini al Cavallino

Faenza | 20 Marzo 2019 Cultura
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Federico Savini
«Il rock temo avrà vita breve, ora c’è questa esplosione di passione per i Queen ma non durerà. Ad ogni modo, prima di prender su e andare in Thailandia ad aprire un chiosco di piadina romagnola, io continuo a suonare la chitarra e a portare in giro per i palchi quella che secondo me è la “musica vera”. Finché si può e senza rancori!». E’ sempre schietto e sorridente Cristian ‘Cicci’ Bagnoli, chitarrista di Castel Bolognese che da vent’anni suona per l’Italia con i migliori rocker del Belpaese, è un turnista affermato ma non si monta la testa. Tanto che giovedì 21 tornerà a suonare vicinissimo a casa, per la precisione all’Hotel Cavallino di Faenza, per la rassegna Cena & Concerto di Monte Brullo per un evento nato in collaborazione col Mei. Anche perché giovedì 21 Cristian presenterà dal vivo il suo album «CC», uscito a fine 2018 (edito da Videoradio e distribuito da Self), e lo farà insieme a uno stuolo di ospiti di primo piano: Claudio ‘Gallo’ Gollinelli (storico bassista di Vasco Rossi e oggi leader del Gallo Team in cui Cristian suona regolarmente), Fabrizio Foschini (pianista degli Stadio) ed Emanuela Cortesi (corista di Mina. Celentano, Ramazzotti, Pausini e tanti altri). La band di Bagnoli è peraltro formata da turnisti di razza: Max Gelsi (con Elisa, Fossati e Grignani), Ricky Roma (in tour con Tozzi e Raf), Christian Campedellli e Davide Vicari.
«Ogni volta dico che è l’ultimo disco – sbotta Cristian -, nel 2019 poi è proprio una follia fare un cd. Però finisce che se ami la musica lo fai, ti sbatti con gli arrangiamenti e i suoni in studio; alla fine lasci qualche cosa che hai realizzato con passione. E devo dire che ai banchetti c’è sempre tanto pubblico che compra i dischi. Oggi sulle vendite dei dischi fisici arrancano anche i grandi e io, una volta coperte le spese, ho già ottenuto quel che volevo. Di questi tempi un album non lo fai certo per soldi».
Suonerai di nuovo con Claudio Golinelli, il bassista di Vasco, che ha un po’ segnato la tua carriera.
«Gli devo tutto, davvero. Venne a sentirmi a Cesenatico, ormai vent’anni fa, e mi volle conoscere. Vide in me qualcosa, ancora non so cosa (ride, nda), ma non ci siamo più persi di vista. Qualche sera fa abbiamo aperto il tour a Comacchio e lui era con me e lo è stato sempre, dai tempi della Steve Rogers Band al Gallo team di oggi, dove suona anche Fabrizio Foschini».
Al Cavallino canterà anche Emanuela Cortesi. Come l’hai conosciuta?
«Venne a vederci con il Gallo. Ero emozionato perché lei è molto più che una turnista, è una professionista straordinaria. La cosa che ricordo sempre è che prima ancora di salutarmi, a fine concerto, mi guardò serissima e mi disse: “Lo sai, vero, che questo qui è il tuo mestiere?”. Sul disco ha prestato la sua voce a un pezzo floydiano che suoneremo anche a Faenza».
Quanto è cambiato negli anni il lavoro del turnista?
«Molto, come conseguenza dei mutamenti della discografia. Io faccio questo lavoro da anni, ho anche aperto i concerti di Zucchero e inciso chitarre per grandi nomi, spesso lavorando da solo in studio e inviando il risultato. Oggi con il computer chiunque può simulare uno studio d’incisione a casa e sistemare le imperfezioni delle parti suonate e cantate. Il risultato ovviamente non è identico e poi dal vivo se non sai suonare si vede!».
Hai suonato tanto coi musicisti di Vasco. Quanto pensi che il loro apporto sia stato sottovalutato?
«Vasco Rossi è il numero uno, riempie stadi con uno schiocco di dita e ha firmato decine di capolavori, quindi ha ragione lui, punto, anche quando s’avvicina al metal con risultati che personalmente non mi convincono. Premesso questo, ha avuto grande fortuna nell’avere musicisti come il Gallo e Solieri. Da bambino l’assolo di Albachiara di Maurizio era qualcosa di unico alla radio, ti toglieva il fiato. E poi Siamo solo noi è costruita sul giro di basso del Gallo, dopo di che il testo di Vasco ha avuto la forza di diventare un inno. Ecco, questo genere di cose, la fusione di personalità così forti per un risultato comune, rischia di perdersi con il dominio del computer».
Ma il rock è davvero in crisi irreversibile?
«Penso che svanirà quando andranno in pensione le leggende che ancora riempiono gli stadi. Io son sempre qui che aspetto sul palco Mark Knopfler e i Toto, ma quando smetteranno di suonare?».

 
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