QUARTIERE BRUXELLES di Valentina Brini: Germania maglia nera dei femminicidi

Emilia Romagna | 25 Novembre 2019 Blog Settesere
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Valentina Brini - Gelosia e possesso sono ancora i moventi principali degli aguzzini in famiglia. Le cronache dei telegiornali tedeschi sono piene di storie di donne ammazzate da mariti, fidanzati, ex compagni, colleghi. Eppure, la parola femminicidio, ‘Frauenmorde’, non è così diffusa tra i tedeschi. La violenza contro le donne, radicata nelle disuguaglianze di genere, assume molte forme e le stime su scala europea restituiscono un’idea della gravità del fenomeno. Secondo gli ultimi dati Eurostat, nel 2017 in Germania sono stati 141 i femminicidi, 123 in Francia, 92 in Italia, 84 in Romania, 70 nel Regno Unito. Guardando invece i dati raccolti dall'Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (Unodc), il tasso di femminicidi rapportato alla popolazione nel 2016 in Italia si attestava allo 0,5 ogni 100 mila donne. Il risultato migliore, insieme alla Spagna, tra i grandi Paesi Ue. Nel Regno Unito la percentuale era invece dello 0,9 ogni 100mila donne, in Francia dell’1% e in Germania dell’1,1%.
«Dobbiamo parlare apertamente della violenza contro le donne. Se 1 donna su 5 ha già subito violenza fisica o sessuale nell'Unione europea e il 55% delle donne sono state molestate sessualmente, questo chiaramente non è un problema legato al loro modo di porsi. Proporrò di aggiungere la violenza contro le donne nell'elenco dei crimini Ue definiti nel Trattato. E l'Unione europea dovrebbe aderire alla Convenzione di Istanbul. Ne sono convinta: se colmiamo i divari tra noi, emergeremo più forti come Unione», ha detto la neo-eletta presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, davanti al Parlamento europeo nei mesi scorsi. Ma in Europa ancora non esiste uno strumento vincolante per proteggere le donne dalla violenza. Gli unici passi in questa direzione sono stati mossi dalle Nazioni Unite e dal Consiglio d'Europa, con alcuni documenti – tra cui la Convenzione di Istanbul – che costituiscono un punto di riferimento negli sforzi per la lotta alla violenza di genere. Molto spesso, a mancare, sono i più semplici dati, denunciando così l’omertà dietro a questi crimini. L'indagine europea più completa sulla violenza contro le donne - basata su interviste a 42mila donne in tutti i 28 Stati membri - è stata pubblicata dall’Agenzia europea per i diritti fondamentali (Fra) nel 2014, quasi sei anni fa. Ne emerge uno scatto netto e desolante della natura e del grado di violenza contro le donne in tutta l'Ue: una donna su tre ha subito qualche forma di violenza fisica e/o sessuale dall'età di 15 anni da parte di un compagno o di un famigliare, mentre il 43% delle donne ha subito qualche forma di abuso psicologico all’interno di una relazione affettiva. Secondo un altro studio scientifico, citato dal Parlamento Ue, sono circa 3.500 i decessi per violenza domestica nell'Ue ogni anno: in altre parole, più di nove vittime, ben sette delle quali donne, ogni giorno.
A denunciare la «pericolosità» e la «obsolescenza» delle legislazioni europee in materia è anche Amnesty International, che sottolinea come in Europa solo otto Paesi - e fra questi non c'è l'Italia - definiscono esplicitamente per legge il sesso non consensuale come ‘stupro’: nella stragrande maggioranza prevale nel Vecchio Continente l'ambiguità della norma e, se non c'è violenza fisica, coercizione o minacce, il rapporto sessuale imposto è declassato a reato minore. Le sole leggi sulla violenza sessuale aggiornate, chiare e severe - riporta Amnesty – sono quelle di Regno Unito, Irlanda, Belgio, Cipro, Germania, Islanda, Lussemburgo e Svezia. Negli altri Stati membri, fra cui l'Italia, la fattispecie dello stupro presuppone l'uso dimostrato della forza.
 
«Siamo nel 2019 e i progressi nel campo della parità di genere vanno ancora a passo di lumaca. In alcuni Paesi la situazione sta addirittura peggiorando. Tutto quello che chiediamo è: parità per tutti. Nulla di più, ma niente di meno. È ora che uomini e donne si adoperino insieme per la parità», è l’appello del primo vicepresidente della Commissione Ue, il socialista Frans Timmermans. E, in mancanza di un quadro normativo in grado di tutelare le donne dalla violenza, Bruxelles ribadisce l’impegno «su tutti i fronti per migliorare la vita delle donne in Europa, combattendo la violenza e la disparità di genere nel suo complesso». A partire dal tasso di occupazione femminile che nell’Ue ha raggiunto il picco storico del 66,4% nel 2017, sebbene la situazione vari da uno Stato membro all'altro. Altro punto chiave è la maggiore esposizione delle donne al rischio di povertà, con salari inferiori in media del 16% rispetto a quelli degli uomini, che si traduce anche in un  divario pensionistico del 35,7%.
 
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