Papa Francesco riceve delegazione ravennate in Vaticano: “Nel 2021 mia riflessione più ampia su Dante”

Emilia Romagna | 10 Ottobre 2020 Cronaca
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“Nel 2021 compirò una mia riflessione più ampia e articolata sulla figura e sul pensiero di Dante Alighieri”. È nella parte finale fatta “a braccio” davanti alla delegazione della città di Ravenna guidata dal sindaco De Pascale e dall’arcivescovo Ghizzoni, che Papa Francesco annuncia la volontà di tornare in maniera più approfondita e documentale sulla figura di Dante. Un po’ come fece nel 1965 Papa Paolo VI in occasione del 700esimo anno della nascita del Sommo Poeta. Un’udienza riservata per la delegazione di circa 40 persone fra istituzioni comunali ed ecclesiastiche ravennati, accompagnate da un gruppo di giornalisti romagnoli sabato mattina in Vaticano.
Un’ora di udienza, dalle 11.50 alle 12.50 nella sala Clementina. Ricevere la benedizione sulla croce da parte di Papa Francesco – ha commentato il sindaco de Pascale – è stata una enorme emozione; abbiamo vissuto momenti molto toccanti e significativi sia per le sue parole sul valore universale del patrimonio artistico di Ravenna e sul riconoscimento dell’opera di Dante da parte della Chiesa, sia per l’annuncio di una riflessione che il Papa nel 2021 dedicherà al Sommo Poeta, nell’anno del settimo centenario della morte, proprio come Paolo VI fece in occasione del settimo centenario della nascita; si tratterà di un evento epocale che porrà Dante all’attenzione del mondo da parte di un grande protagonista e della voce più autorevole del nostro tempo; aver dato un contributo a questa iniziativa del Papa ci rende estremamente orgogliosi”. Il sindaco ha quindi donato a Papa Francesco, che l’ha molto apprezzata, la copia originale del progetto della tomba di Dante. Della delegazione hanno fatto parte anche gli assessori Elsa Signorino e Massimo Cameliani, Antonio Patuelli, presidente dell’Abi e del gruppo La Cassa di Ravenna, Marco Martinelli ed Ermanna Montanari, direttori e fondatori del Teatro delle Albe – Ravenna Teatro. Purtroppo per ragioni legate al covid la delegazione è stata composta da un numero ristretto di persone, ma ciò non ha reso meno significativa questa nuova tappa delle celebrazioni dantesche, apertesi il 5 settembre a Ravenna alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha costituito un ulteriore prezioso momento dall’alto valore spirituale e simbolico. La croce, che verrà riapposta nella tomba, è una croce greca, con quattro ametiste incastonate alle estremità, collocata al di sopra della lastra marmorea di Pietro Lombardo. Fino a prima del recente restauro della Tomba era stata sostituita da una copia. Nella ricorrenza del settimo centenario della nascita di Dante, Paolo VI con la lettera apostolica “Altissimi cantus”, datata 7 dicembre 1965, evidenziava il profondo interesse della Chiesa per la figura di Dante. La lettera apostolica completava la serie di iniziative attraverso le quali papa Montini volle esprimere l’ammirazione sua e di tutta la Chiesa per il cantore della Divina Commedia. Il 19 settembre dello stesso anno il Papa aveva inviato per la tomba del Poeta a Ravenna la croce d’oro, come segno della risurrezione che Dante professava. La croce in particolare sanciva il riconoscimento di Dante quale figlio devoto della Chiesa, ponendo le sue reliquie sotto il segno fondamentale del mistero cristiano, respingendo l’idea sorpassata di un Dante eretico e ribelle. In particolare Paolo VI scrisse all’arcivescovo Baldassarri di Ravenna che la Divina Commedia è “poema dell’umanità, della civiltà, della filosofia e teologia, poema dell’unione e dell’armonia dell’ordine naturale con il soprannaturale, della vita presente con l’eterna”. “Onorate l’altissimo poeta!” è l’invito-appello con cui Paolo VI conclude l’ “Altissimi cantus”.
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