La moschea di Ravenna dopo cinque anni, Toumi: «Più mezzi pubblici»

Romagna | 23 Marzo 2019 Cronaca
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Silvia Manzani - Sono passati quasi cinque anni a mezzo dall’inaugurazione, in zona Bassette, della moschea As-Sâlam (La pace), la seconda più grande d’Italia dopo quella di Roma. L’edificio, gestito dal Ccsir (Centro di cultura e studi islamici della Romagna), è diventato in questi anni un punto di riferimento per la comunità islamica locale, anche se per la sua dislocazione rispetto alla città, non è frequentata quanto potrebbe esserlo se fosse più vicina al centro. Sono circa 200 i fedeli che la raggiungono ogni venerdì, in occasione della preghiera. E a tirare le somme di quanto è successo dal 4 ottobre 2013 a questa parte, è il mediatore culturale Mustapha Toumi, uno dei co-fondatori.
Come è cresciuta, in questi anni, l’attività della moschea?
«Devo ricordare, da ideatore e co-fondatore, nei  primi anni novanta,  dell’associazione  Ccsir, che l’idea di avere un luogo di culto islamico era nata con l’arrivo dei profughi dalla Bosnia Erzegovina ed era stata proposta anche dall’allora sindaco Pier Paolo D’Attore. Noi identificammo nell’ex sede della tipografia La Scaletta, nell’omonima  via, la prima sede del Centro nonché prima moschea nominata Ar-Rahma (La Misericordia) mantenendo sempre il sogno di costruire per questa piccola comunità in crescita una vera e propria moschea anche in senso architettonico. Sogno che si è realizzato nel 2013 con l’inaugurazione della prima moschea in Emilia-Romagna. Da quel momento, sono state realizzate tante attività rivolte ai musulmani e ai non musulmani, coinvolgendo bambini, giovani, uomini e donne di varie cittadinanze ed estrazioni sociali. Per quanto riguarda le attività interne, l’avvio del corso di lingua e cultura araba per i bambini e i giovani musulmani nati e cresciuti nel territorio ha permesso di abbinare, alla cultura autoctona impartita a scuola, quella d’origine. Non solo: il fatto di avere anche una giovane guida religiosa italiana ha consentito l’avvicinamento dei giovani nati e cresciuti a Ravenna e delle comunità non arabofone al centro di culto ravennate. È così bello sentire il sermone bilingue dell’Imam ogni venerdì. Sono state molto belle anche le giornate aperte alla cittadinanza nell’ultima domenica di ogni mese, le visite guidate da varie comitive scolastiche, di amici cristiani, così come l’evento annuale di dialogo interculturale ed interreligioso “Insieme per la Pace: Dialogando” che il prossimo autunno arriverà alla decima edizione».
Servirebbero atri luoghi di culto per i musulmani del territorio o la moschea è in grado di soddisfare tutti, fungendo da punto di riferimento?
«Nell’Islam, laddove vive e ne ha la possibilità,  il fedele cercherà di avere un luogo di culto. Nel nostro comune la moschea potrebbe essere considerata il Djami’ (il principale luogo di culto) mentre gli altri luoghi possono essere considerati i mussalla (sale preghiere) senza che questo significhi sminuirne importanza e impegno. Il fatto che la bellissima moschea ravennate, definita anche “la perla delle Bassette”, non abbia una copertura idonea quanto a mezzi pubblici soprattutto nei giorni festivi e negli orari serali, rende difficile prima alla comunità e poi ai visitatori sprovvisti di mezzi propri di frequentarla quotidianamente. Questo vale soprattutto nel periodo estivo, quando le due ultime preghiere, quella  del tramonto e quella vespertina, avvengono dopo la sospensione dei bus. Il problema della viabilità è fondamentale, basterebbe allungare da circa 800 metri il percorso della linea 8 (di domenica 2), anche mediante il sistema a chiamata con tariffa maggiorata che ho visto per le corse serali a Parma. Non solo: prolungare la pista ciclabile fino alle Bassette potrebbe incentivare i giovani e anche gli adulti ad organizzare le biciclettate verso As-Salam».
Come viene percepita, la moschea, dai ravennati?
«I ravennati non sono così religiosi e hanno un atteggiamento neutrale verso la moschea. Spesso, però, rispondono ai nostri inviti a presenziare agli incontri interculturali e interconfessionali. L’ultima visita di un gruppo risale al 17 febbraio scorso con un bellissimo pomeriggio trascorso con una comitiva delle ACLI. Il Ccsir organizza ogni anno, in collaborazione con il Movimento dei Focolari e da due anni con alcuni amici di Comunione e Liberazione, l’iniziativa “Insieme per la Pace: Dialogando”. Ma siamo anche alla Marcia annuale organizzata dall’Arcivescovado, alla settimana di azione contro il razzismo e al Festival delle Culture. Nonostante ciò, ambiamo sicuramente a una maggiore apertura della cittadinanza verso questo bellissimo capolavoro architettonico, luogo di reciproca conoscenza e di scambio di informazioni nonché sede di pace e di spiritualità che è la nostra moschea».
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