Giudice di Pace, il sindaco Malpezzi getta la spugna: "Non possiamo più permettercelo"

Faenza | 26 Ottobre 2015 Blog Settesere
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«Nonostante lo sforzo per individuare ogni possibile soluzione, con molto rammarico sono costretto a prendere atto che non vi sono più le condizioni per mantenere l'Ufficio del Giudice di Pace a Faenza». Esce allo scoperto il sindaco Giovanni Malpezzi per chiarire in maniera definitiva i contorni di una vicenda che - come si ricorderà - prese avvio nel settembre 2012 quando il Governo decretò la nuova organizzazione dei Tribunali ordinari e la revisione delle circoscrizioni giudiziarie, unitamente alla sopressione del Giudice di Pace in centinaia di realtà, tra cui Faenza. Un decreto legislativo che offriva però la possibilità di mantenere gli Uffici del Giudice di Pace sul territorio, a patto che gli enti locali si fossero fatti carico integralmente delle spese di funzionamento e di erogazione del servizio di giustizia, inclusa la messa a disposizione del personale amministrativo e dell'affitto dei locali. «Fin dall'inizio, la mia Amministrazione è stata netta nel ritenere che la soppressione del Giudice di Pace, dettata unicamente da esigenze di risparmio, fosse stata assunta senza valutare il disagio per i cittadini - ricorda il sindaco - e privasse Faenza di un importante servizio di prossimità. Il Comune presentò una sua proposta per il mantenimento dell'Ufficio, accettata dal Ministero, e successivamente formalizzata attraverso una delibera approvata dal Consiglio comunale. Delibera che prevedeva, oltre ai preventivi di spesa totalmente a carico del Comune, una convenzione con la Provincia di Ravenna per la messa a disposizione di una unità di personale in mobilità, che potesse ricoprire il ruolo di cancelliere». Nella ricostruzione dei fatti il sindaco precisa ulteriormente: «Pur di mantenere questo servizio, in questi due anni il Comune ha dedicato tempo ed energie tramite i propri dirigenti e funzionari per impostare la nuova organizzazione del servizio, superando numerose difficoltà, e ricevendo, anche per questo, il plauso dell'Ordine degli Avvocati. Abbiamo investito importanti risorse che precedentemente gravavano sul bilancio dello Stato, che per l'anno in corso saranno pari a 110.540 euro, più il canone di affitto dei locali ancora da quantificare da parte del Demanio, che detiene la proprietà dell'immobile di Corso Matteotti. In più, ogni procedimento è costato al Comune e alla Provincia oltre 110 euro. Un Impegno che purtroppo ad oggi risulta essere stato inutile». «Il 29 settembre scorso - precisa Malpezzi entrando ulteriormente nel dettaglio - tenuto conto del modificato contesto normativo (Legge Delrio), la Provincia di Ravenna ha inviato il recesso dalla convenzione per il comando della dipendente facente funzioni di cancelliera. Il Comune di Faenza - a differenza di quello di Lugo - non ha potuto esercitare la possibilità di assumere tale dipendente in quanto non più disponibile, mentre l'ipotesi di assumere direttamente un altro dipendente, pur praticabile, nella migliore delle ipotesi non avrebbe visto attuazione prima dell'autunno dell'anno prossimo, a causa dei noti blocchi assunzionali provocati dal riordino istituzionale delle Provincie, che impone la mobilità obbligatoria del personale provinciale in esubero». «E' stata verificata la possibilità di convenzionarsi con il Comune di Lugo, senza però riuscire ad ottenere un accordo. Anche le ulteriori verifiche interne all'organico del Comune di Faenza e presso gli altri Comuni dell'Unione hanno dato esito negativo, venendo ormai da sei anni di forte contrazione degli organici. Ho infine scritto al Presidente della Regione Emilia-Romagna chiedendo la possibilità di un distacco di personale regionale, cosa che - ad una prima ricognizione - non risulta possibile». «Tutto ciò premesso, valutato che le attuali condizioni sono insuperabili e non esiste più alcuna soluzione praticabile - dichiara il primo cittadino - ho pertanto provveduto a dare comunicazione al Presidente del Tribunale di Ravenna della sopravvenuta impossibilità a mantenere il servizio». «Come sindaco e come cittadino - conclude Malpezzi - sono ovviamente dispiaciuto di questo epilogo, non voluto. Ma sono anche tranquillo, sapendo di aver fatto tutto quanto era possibile fare».
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