Oggi comincia il processo all'infermiera Daniela Poggiali, che sarà in aula

Bassa Romagna | 16 Ottobre 2015 Cronaca
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Comincia oggi in Assise, il processo forse più atteso della stagione: quello che vede alla sbarra Daniela Poggiali, la 43enne ex infermiera dell’Umberto I di Lugo, accusata di omicidio pluriaggravato e peculato di due fiale di potassio. La donna è stata indagata dopo la morte sospetta di una paziente, la 78enne di Russi, Rosa Calderoni, deceduta l’8 aprile 2014. Dopo esattamente un anno di indagini, la Procura ha chiuso l’inchiesta lo scorso aprile ed ha notificato alla Poggiali la richiesta di giudizio immediato. L’ex infermiera, tramite il suo avvocato, Stefano Dalla Valle, ha scelto il dibattimento, preferendolo al rito abbreviato che, in caso di condanna, le avrebbe garantito lo sconto di 1/3 della pena, perché certa di venire assolta. Intanto il 29 settembre scorso si è aperto, a Lugo, il dibattimento che la vede imputata per aver sottratto 10 euro ad un paziente ricoverato. La Procura le ha contestato anche l’aggravante di aver agito in un ospedale e con destrezza, quindi l’udienza è stata rinviata a gennaio perché il suo legale ha chiesto di poter esaminare le nuove accuse. Infine, la settimana scorsa, i parenti della Calderoni hanno avanzato, tramite i loro legali, la richiesta di un risarcimento milionario non solo alla Poggiali: i figli della vittima, costituitisi parte civile, hanno citato anche l'Ausl visto che l'omicidio è avvenuto durante un turno di lavoro all'ospedale. E se il Tribunale accertasse la responsabilità civile dell'Ausl, quest'ultima dovrebbe risarcire i familiari considerato che la Poggiali è stata licenziata e non percepisce più alcuno stipendio. Per questo l’azienda ha indicato un proprio consulente, un esperto di organizzazioni delle pubbliche amministrazioni, cui si servirà in caso di condanna della donna. L’Ausl, inoltre, potrebbe costituirsi parte civile contro la Poggiali per chiederle i danni d’immagine, diritto che l’azienda non ha ancora esercitato, ma potrà farlo il 16 ottobre. Le tappe dell’inchiesta L’8 aprile 2014 la paziente 78enne Rosa Calderoni muore in circostanze sospette. La donna era stata ricoverata qualche giorno prima per un malore, ma si stava riprendendo. Poi la morte. Talmente improvvisa che porta la Procura ad indagare. E nei suoi bulbi oculari viene trovato un quantitativo di potassio fuori norma. Il 16 aprile i Nas sequestrano le cartelle di 38 pazienti deceduti negli ultimi tre mesi e la Procura sequestra, nell’appartamento dell’ex infermiera, il computer ed alcuni dvd della serie ER. Il 22 maggio iscrive nel registro degli indagati anche due medici ed il direttore della struttura di Lugo, i primi per omissione di referto e l’ultimo per omissione d’atto d’ufficio con l’accusa di aver ritardato le indagini, non consegnando immediatamente il referto degli esami sulla Calderoni. A maggio, a carico della Poggiali emergono diversi furti risalenti al 2013: non solo medicinali e pasti,ma anche denaro dalle borse dei pazienti così, i carabinieri le notificano una misura cautelare emessa dal Gip per peculato e furti seriali commessi nel reparto in cui lavora. Gli inquirenti trovano alcune foto che ritraggono l'infermiera con i pollici alzati al capezzale di un'anziana deceduta. Foto che le sono state scattate da una collega, indagata per concorso in vilipendio di cadavere, poi inviate al suo cellulare. A giugno l'Ausl apre due procedimenti interni contro la Poggiali, uno per i furti e l'altro per le foto. Allontanata dal lavoro prima con le ferie poi con una sospensione, la Poggiali viene licenziata dall'Ausl il 28 luglio non per l'indagine ancora in corso per omicidio, ma per i furti e le foto. Il 10 ottobre la Poggiali finisce in manette perché sospettata di ben 11 morti sospette avvenute nel suo reparto, emerse grazie alle perizie degli esperti della Procura avvenute tramite analisi statistica dei dati forniti dall’Ausl. (Marianna Carnoli)
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