Unigrà, nuova produzione in Malesia
Unigrà, la novità principale per la grande azienda di Lavezzola riguarda il primo centro produzione all’estero che entro il 2015 sorgerà in Malesia, nel sud-est asiatico. Si tratta di un investimento di 40 milioni di euro che porterà nuova occupazione per circa 100 lavoratori. A pieno regime invece da oltre un anno lo stabilimento nuovo della sede centrale romagnola con 3 linee di produzione per realizzare una gamma di prodotti mai fatti. In questo caso è stato fatto un investimento da 15/20 milioni, con circa 30 nuove assunzioni partite nel 2014.
«Continuiamo ad investire e a cercare di migliorare logistica e infrastrutture, ma non è affatto facile con norme burocratiche che ti imbrigliano in maniera gravosa - sottolineano l’amministratore delegato Gianmaria Martini e il manager Davide Magnani -. Vogliamo rafforzare l’attività produttiva, il nuovo investimento ci permetterà di diversificare ulteriormente la nostra offerta nelle decine di mercati in cui siamo presenti in quella zona del mondo».
Già, perché l’export è il perno principale dell’attività di Unigrà, che sta puntando molto anche sul Sud America; Cile e Perù in particolare stanno dando buoni riscontri nel 2015, mentre il Brasile, sul quale Martini riponeva molta fiducia, necessita di nuovi investimenti sul quale il gruppo sta facendo valutazioni importanti.
«Nonostante le tensioni internazionali, tengono Russia e Ucraina, anche se non cresciamo come avremmo voluto per colpa dei dazi sempre più elevati - sottolinea Martini -. Nella nostra strategia puntiamo anche ad una comunicazione più forte e la sponsorizzazione della serie A di basket a Ravenna va in questa direzione».
Dopo l’attesa di alcuni anni, quasi a termine il cantiere della bretella ferroviaria (partita ad inizio 2014), che dovrebbe facilitare non poco l’approdo di Unigrà sulle banchine del porto di Ravenna.
«Continuiamo ad essere interessati allo scalo bizantino, in passato quando abbiamo tentato di avvicinarci la situazione da apparentemente fluida diventò molto complicata e abbiamo dovuto rinviare il nostro approdo. Spero sia la svolta decisiva con l’allacciamento ferroviario, questo ci permetterebbe di migliorare molto la nostra logistica, come pure il trasporto e lo stoccaggio delle materie che lavoriamo» conclude Martini. (m.p.)