Stamattina Giovanni Impastato al liceo Oriani: «L’eredità di Peppino»
«Peppino ha portato avanti importanti battaglie sociali tra cui le lotte ecologiste contro gli espropri per costruire l’aeroporto di Palermo. Il movimento bracciantile ha fatto grandi battaglie per far rispettare la legge contro i mafiosi negli anni ‘60 e ancor prima negli anni ‘40, quando ci fu la strage di Portella delle Ginestre il 1° maggio 1947. Grandi sindacalisti, tra cui Placido Rizzotto, hanno dedicato la loro vita alle lotte per la riforma agraria. Il mafioso era storicamente il gabellotto tra il proprietario agrario e i braccianti, che vessava regolarmente. Peppino è la figura simbolo di una nuova fase di lotta che ha anticipato i tempi: le battaglie ecologiche in radio negli anni ‘70 non esistevano». Così Giovanni Impastato, uno dei volti simbolo dell’antimafia italiana, illustra il filo rosso che intreccia le lotte sindacali alla legalità nel ricordo del fratello Peppino, ucciso il 9 maggio 1978 da quella che lui definiva pubblicamente una montagna di merda. «E’ fondamentale che all’interno di iniziative come Opera, in un dibattito e in un’analisi attuali, venga ripresa la memoria storica perché un paese senza memoria non può avere futuro - continua Impastato -. Questo ci dà la possibilità di capire meglio le cose e lottare contro l’illegalità. Per questo porto avanti il messaggio educativo di Peppino e di tutti quelli che hanno lottato come lui contro la mafia». E sul messaggio educativo ai giovani lancia un messaggio molto chiaro e che non lascia adito a fraintendimenti: «Siamo in un momento difficile dove i ragazzi subiscono il fascino degli idoli prezzolati del mondo del calcio, piuttosto che del mondo della De Filippi e del Grande Fratello - conclude -. Rischiamo un degrado che non ci possiamo permettere. Però ci sono anche giovani sensibili in grado di reagire che vanno sensibilizzati e che possono lottare per questi principi. La figura di Peppino ha funzionato tantissimo coi giovani, è per questo che mi spendo moltissimo con loro».
Christian Fossi
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