Andrea Pazzi (Confcooperative): «La co-progettazione sociale porta innovazione e legalità»

Faenza | 31 Maggio 2015 Blog Settesere
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«Il tema che abbiamo scelto quest’anno vuole porre l’accento sull’alto valore sociale intrinseco in tutte le vere cooperative. Un ruolo che non va mai dimenticato, poiché costituisce il valore aggiunto e il punto di forza di questo modello di impresa». Andrea Pazzi, direttore di Confcooperative Ravenna, presenta la Festa della Cooperazione che si tiene a Faenza da giovedì 28 a domenica 31 maggio.
Cosa significa la Festa per Faenza?
«Per Faenza rappresenta da tanti anni un appuntamento che mettiamo in calendario per riflettere e confrontarci col mondo esterno su tanti temi di attualità, per presentare l’attività delle associate e la loro ricaduta sul territorio».
Il filo conduttore sarà il welfare. Perché questa scelta?
«Siamo alla vigilia di un percorso nuovo per l’amministrazione cittadina e regionale con le quali dobbiamo affrontare il problema della sussidiarietà tra pubblico e privato. Un anno fa a Ravenna abbiamo posto l’attenzione sul rapporto tra welfare e legalità, battiamo un altro colpo, sempre in maniera costruttiva. A causa del massimo ribasso, seppure mascherato, ci troviamo davanti al problema della perdita di bandi pubblici da parte di cooperative che si erano inventate vent’anni fa nuovi servizi, leggendo nuove esigenze. Con l’ex cooperatore Felice Scalvini, oggi amministratore a Brescia, vogliamo capire meglio il progetto che sta portando avanti di una co-progettazione tra pubblico e privato sociale che va nella direttiva 18/2014 della Comunità europea che apre a logiche di partnership. Quella del Comune di Brescia è una riforma che, di fatto, prevede l’azzeramento delle gare d’appalto e la co-progettazione dei servizi socio-sanitari con tutti gli attori coinvolti. Si tratta di un’opportunità che il nostro sistema amministrativo già prevede e che punta alla qualità dei servizi arginando la stortura della competizione al massimo ribasso nelle gare d’appalto. Il territorio faentino e la provincia di Ravenna sono pronti a fare delle sperimentazioni? Possiamo essere un interessante laboratorio nel segno della legalità».
Domenica 31 si vota proprio a Faenza. Cosa chiedete al prossimo sindaco?
«Abbiamo presentato la settimana scorsa come Alleanza delle cooperative italiane una serie di richieste improntate in materia economica. Ad esempio, una prima via per rimettere in moto una sana edilizia - che deve continuare ad essere uno dei motori del nostro sistema produttivo - è quello di promuovere interventi di riqualificazione e ristrutturazioni a partire dal centro storico. E’ importante la detassazione di alcuni comparti e non la crescita delle imposte. Dobbiamo migliorare l’attrattività del nostro territorio verso il mondo produttivo».
Come Alleanza avete fatto partire una raccolta firme per una legge contro le false cooperative. Ci sarà un momento anche durante la festa?
«Domenica pomeriggio nei locali di Agrintesa, dove si conclude la festa, ci sarà un punto di raccolta firme sul progetto di legge che come Aci portiamo avanti da inizio maggio. Chiediamo maggiori accertamenti sulle cooperative su cui non si fanno controlli, la loro cancellazione dall’albo, controlli incrociati con l’Agenzia delle entrate. Non deve esistere un sistema che evita i controlli e crea falso lavoro. Noi lottiamo per una maggiore trasparenza da parte di tutti».
Quanto pesano le imprese irregolari sul nostro territorio?
«Cominciano a pesare parecchio, inutile nasconderlo. Ci sono imprese, e - sfatiamo un falso mito - non solo provenienti dal sud,  che sono fintamente cooperative, che si aggiudicano appalti grazie ad offerte con prezzi stracciati, impossibili in un mercato regolare. Sono imprese dove i soci non sanno di esserlo, hanno contratti al limite della legalità e, quando subentrano assumendo per legge i lavoratori delle nostre cooperative, non rispettano anzianità e diritti acquisiti. I soci devono sapere di poter incidere».
Problemi ci sono stati anche con iscritte. Come ci si difende?
«Innanzitutto quando si trovano devono pagare: dobbiamo essere molto fermi in questo. Noi stiamo cercando di tutelare il patrimonio di quel 99,9% di imprese oneste che non è giusto che finiscano nel calderone. Ci si difende con una maggiore responsabilizzazione dei soci e del  fatto che sono loro che governano e controllano la cooperativa. Dobbiamo fare un importante lavoro sui soci e sui giovani, rinnovando i consigli di amministrazione anche nelle cooperative sane: è un meccanismo che in molti casi esiste già, mentre va stimolato dove non c’è. Inoltre è fondamentale lavorare sulle competenze del gruppo dirigente».
E’ tempo di presentazione di bilanci. Come hanno cambiato questi anni di crisi le imprese aderenti a Confcooperative?
«Sono stati anni veramente difficili e sofferti. Il Governo ha recentemente fornito segnali di ripresa del Pil: alcuni li vediamo, seppur tenui, soprattutto per le imprese che hanno aperto all’internalizzazione in quanto lavorano in settori in cui è possibile. La crisi ha stimolato le imprese a rinnovarsi nelle proposte, utilizzando al meglio le nuove tecnologie e inventando nuovi servizi. Oggi è strategico e fondamentale saper comunicare anche il valore aggiunto che si fornisce al territorio: su questo, come sistema cooperativo, dobbiamo migliorare».
Nel primo quadrimestre 2015 nota un’inversione di tendenza?
«Sono di base ottimista, vedo il bicchiere mezzo pieno, ma lo guardo con gli occhi aperti di chi vuole riempirlo tutto e di chi vuole trovare una strada per farlo. La ripresa non è ancora così consistente come servirebbe, ma ci aspettiamo qualcosa in più dall’economia italiana».

Christian Fossi
economia@settesere.it

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