Elena Nencini
Da trent'anni dirige una delle più importanti orchestre italiane affinando il rapporto intenso tra i musicisti e il direttore: giovedì 4 giugno (ore 21) al pala De Andre il direttore di origine indiane, ma ormai fiorentino per la lunga permanenza nella città dei Medici, Zubin Mehta dirigerà il concerto inaugurale del Ravenna Festival con l'Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino.
Si può dire, a ragione che sia legata profondamente al Ravenna Festival, l'orchestra fondata nel 1928 da Gui con il nome di Stabile Orchestrale Fiorentina - diventata nel 1933 Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino – poiché ha infatti partecipato alla manifestazione ravennate fin dal suo esordio, quando nel 1990 salì sul palco diretta dal grande maestro Carlo Maria Giulini, ben 11 i concerti di cui è stata interprete nel corso degli anni diretta da prestigiosi direttori come Riccardo Muti, Paolo Olmi, Gianandrea Gavezzeni, Georges Pretre. Inoltre è stata presente in ben 6 Viaggi dell'amicizia.
L'ultima volta che è stata diretta a Ravenna da Zubin Mehta era il 2003, un gradito ritorno con un programma che propone Ouverture di Leonore n. 3 in do maggiore op. 72b di Ludwig van Beethoven, Richard Wagner Preludio e Morte di Isotta, Pëtr Il’ic Cajkovskij Sinfonia n. 6 in si minore Patetica op. 74.
Il programma è una interessante combinazione di musica sinfonica, tra l’intenso pathos della Sesta Sinfonia di Čajkovskij e la tensione drammatica del Preludio e morte di Isotta di Wagner. Discorso particolare per la Leonore n.3: Beethoven infatti realizzò ben 4 ouverture per il Fidelio, e la n.3 è considerata da molti come la migliore, sia per intensità drammatica che per il grande respiro sinfonico, ma aveva il difetto di sovrastare la scena iniziale dell'opera e di prefigurarne il finale, anticipando lo squillo di tromba risolutivo. Viene spesso presentata come pagina orchestrale a sé stanti. E anche il celebre brano wagneriano è stato concepito dallo stesso Wagner come pagina sinfonica a se stante, l’intensità espressiva del Preludio viene magistralmente collegata con l’inno alla morte che conclude il dramma. Infine la Sesta di Čajkovskij, il capolavoro sinfonico del compositore russo, è un lavoro di forte impatto espressivo, con melodie memorabili, ritenuta dallo stesso compositore come “la migliore e la più sincera” delle sue sinfonie.