Il ristorante Cinque Cucchiai di Faenza raddoppia gli chef

Faenza | 23 Marzo 2015 Cronaca
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«In accordo con lo chef Marco Laghi, dopo otto anni di crescita graduale e costante, abbiamo deciso di aumentare l’offerta puntando sempre sulla qualità, ma anche su qualcosa di nuovo. Per questo lo storico chef del ristorante Cinque cucchiai sarà affiancato dal giovane collega Alessandro Giraldi, reduce da una fortunata esperienza formativa che ha svolto al prestigioso Noma di Copenaghen». Così il titolare Massimo Bucci presenta il ritorno in cucina del 26enne brisighellese che collaborerà con il noto cuoco 47enne faentino. «Quando Alessandro ci ha ventilato la possibilità di fare un’esperienza internazionale così prestigiosa, siamo stati felici per lui e per la crescita del ristorante - continua Bucci -. Dalla Danimarca ha portato novità e qualità importanti».
D’altronde il ristorante è nato con l’idea di offrire «un’offerta di qualità agli ospiti del relais Villa Abbondanzi e non solo. Nel mondo del turismo e della ristorazione le persone sono fondamentali: si possono investire tutti i soldi del mondo in strutture al top, ma il fattore umano è decisivo. Per questo abbiamo deciso di ampliare l’offerta».
La filosofia della famiglia Bucci in campo turistico è chiara: qualità e un ambiente confortevole e immerso in un angolo di verde addolcito dalla presenza di cicogne e fenicotteri. Oggi, tra relais, spa e ristorante lavorano dalle 25 alle 30 persone a seconda dei periodi dell’anno. «Alessandro è un esempio di come stiamo attenti a formare le professionalità dei giovani migliori che si mettono in gioco - sottolinea Massimo -. Per questo collaboriamo con gli istituti alberghieri di Riolo Terme e Castel San Pietro con stage, eventi e sostegni di varia natura».
Il ristorante può contenere 60 coperti che diventano 180 nella bella stagione grazie al gazebo esterno. Villa Abbondanzi ha invece 15 camere con circa 30 posti letto e camere che portano i nomi degli stili classici della ceramica faentina. «Il ristorante è un tassello importante nell’offerta turistica, specialmente per la clientela straniera che puntiamo ad accrescere - conclude Martina Bucci che si occupa della gestione delle strutture -. Oggi il 30% delle presenze viene dall’estero. Siamo visti spesso come una piacevole sosta di qualche giorno fra una tappa e l’altra. Per crescere è fondamentale fare sistema in maniera superiore rispetto ad ora. In questa direzione, oltre ad auspicare una maggiore collaborazione da parte del pubblico, abbiamo fatto richiesta di entrare nel consorzio Wellness Valley e stiamo attendendo una risposta».

Una passione comune per la cucina che nasce da bambini

Quando è iniziata la passione per i fornelli?
Marco Laghi (M): «Ho tre fratelli, due dei quali fanno i cuochi. Nostra madre è sempre stata una cuoca eccezionale, nonostante non l’abbia mai fatto per lavoro. Sua zia le attaccò la passione per i fornelli e lei l’ha trasmessa a noi. Ancora oggi, a 77 anni, è capace di stupirmi con esperimenti audaci e azzeccatissimi frutto di sapori equilibrati e originali».
Alessandro Giraldi (A): «In casa a 10/11 anni. I miei genitori mi diedero la possibilità di cucinare per loro e pian piano facevo trovare loro la cena pronta. Da lì è nato un lavoro di grande soddisfazione».
Quanto conta in cucina l’esperienza e l’averne fatte di importanti?
M: «Paga, ma varia a seconda dell’ambiente. L’azzardo ci vuole, ma coi piedi per terra».
A: «L’esperienza in Danimarca è stata utilissima: ho capito che con un’idea si riesce a fare un grande piatto anche da materie povere».
Ci sono discussioni in cucina?
A: «Per ora nessuna. Confrontiamo le idee e troviamo un punto d’incontro. E’ un percorso che arricchisce».
M: «E alla fine decido io», scherza ridendo.
Quale piatto vi soddisfa di più?
A: «Non ne ho. La soddisfazione maggiore che ho a livello gastronomico è poter entrare in cucina e cucinare. Per uno chef è fondamentale avere la mente aperta».
M: «Anche io non ho piatti preferiti. Per me la soddisfazione in cucina è poter cucinare ciò che voglio, quando voglio, con gli ingredienti che voglio».
Due spunti per inventare un nuovo piatto.
A: «Innanzitutto serve l’idea. Per quanto mi riguarda nasce dall’isolamento nelle occasioni più disparate: nel mio tempo libero tra disegni e natura. Nella mente abbino le materie prime grezze: il sapore nasce prima lì, poi lo trasporto in cucina».
M: «Inoltre è fondamentale anche la conoscenza delle materie prime».


Christian Fossi
economia@settesere.it

Nella foto Raffaele Tassinari da sinistra a sedere Massimo e Martina Bucci, in piedi Alessandro Giraldi (sin.) e Marco Laghi

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