Cristina Ghirardini racconta le «nostre» fiabe ai Filodrammatici

Faenza | 16 Marzo 2015 Cultura
cristina-ghirardini-racconta-le-nostre-fiabe-ai-filodrammatici
Federico Savini
«Se si perdono i suoni con cui erano raccontate le favole si perde ciò che le rende più legate alle nostre zone. Non parliamo poi della teatralità dei narratori, che si doveva nutrire di modalità performative condivise». Cristina Ghirardini dell’Istituto Schürr non ha dubbi, senza i fuléstar e il loro modo di raccontare, le «nostre» favole non sarebbero così «nostre», non sarebbero così romagnole. Ed è per questa ragione che lunedì 16 marzo, al teatro dei Filodrammatici di Faenza (ore 20.30) per il terzo «Lõn ad mêrz» si ascolteranno tante voci nella serata dedicata a «Al fôl dla Rumãgna». Le voci della relatrice Cristina Ghirardini, ma anche quelle di numerosi cantastorie romagnoli, immortalati grazie anche a preziose registrazioni effettuate da Giuseppe Bellosi. «Farò principalmente ascoltare fiabe tratte dall'archivio sonoro del Centro per il dialetto romagnolo della Fondazione Casa di Oriani – conferma Cristina Ghirardini -, nel quale sono conservate registrazioni di narratori tradizionali. Cercherò infatti di far ascoltare e commentare fiabe diverse, ad esempio racconti di animali, fiabe di magia o fiabe cumulative, e poi far capire qual è la differenza tra ascoltare la fiaba raccontata da un narratore e leggere le versioni che si possono trovare nelle raccolte pubblicate, che molto spesso contengono riscritture di fiabe e non trascrizioni fedeli di  narrazioni realmente avvenute».
Quando e come è partito, in Romagna, il lavoro di documentazione sul patrimonio delle favole locali?
«Già verso la fine del XIX secolo, all'epoca delle grandi raccolte dei folkloristi, Giuseppe Gaspare Bagli aveva raccolto alcune fiabe nei dintorni di Rimini, Cesena e Imola, che furono poi pubblicate negli Atti e memorie della Regia Deputazione di storia patria per le province di Romagna nel 1885-1886 (ora si trovano nel volume G.G. Bagli, Proverbi, usi, pregiudizî, canti, novelle e fiabe popolari in Romagna, a cura di G. Bellosi, La Mandragora, nella collana “Tradizioni popolari e dialetti di Romagna” dell’Istituto Schürr). Nel secondo dopoguerra nasce in Romagna un vero interesse per le raccolte, a partire da Buonsangue romagnolo (1960) e Fiabe e leggende romagnole (1963), a cura di Paolo Toschi e Angelo Fabi. Tanti altri hanno pubblicato fiabe in varie sedi, in volumi sul folklore o su riviste come La Piê. È mancato tuttavia un lavoro sistematico di documentazione sonora, che è ciò che rende realmente merito alla fiaba tradizionale, poiché le modalità espressive sono funzionali alla comunicazione della storia. O meglio, qualche raccolta di registrazioni di narratori tradizionali esiste ma, tranne rarissimi casi, si è sempre preferito pubblicare i testi e non le registrazioni».
Quali peculiarità avevano i nostri fuléstar, rispetto ai cantastorie di altre zone?
«Di peculiare avevano la lingua: le narrazioni avvenivano in dialetto, talvolta misto o influenzato dall'italiano e con qualche ricorrenza di una terminologia “letteraria”. E’ possibile riconoscere i nomi di personaggi che ricorrono anche in altri repertori di tradizione orale, poi il lessico per descrivere le azioni dei protagonisti e il luogo in cui si svolge la storia, talvolta ambientata in contesti vicini a quelli del narratore stesso. Per altri versi invece la fiaba è uno dei generi di letteratura orale più omogenei in buona parte del globo. Non è raro infatti ritrovare nelle fiabe tradizionali personaggi ed episodi presenti nei fabliaux medievali, nella letteratura indiana, persiana, araba, latina... Un narratore che ascolteremo lunedì sera, Pietro Camminata di Villa Vezzano, conosceva la storia di Leombruno, il protagonista del cantare in ottava rima (in italiano) del Quattrocento».
Le favole hanno sempre diverse «funzioni» nel mondo popolare, dall’intrattenimento all’educazione, fino alla proiezione «narrativa» dei desideri di chi ascolta. Le favole romagnole hanno caratteristiche distintive?
«Sì, nelle fiabe romagnole come in tutte le altre e un po’ in tutte le forme narrative. Le fiabe nel corso del tempo sono state interpretate anche come relitti di pratiche rituali, come fossili in cui andare a cercare tracce di storia culturale e sociale, o in chiave psicanalitica».
E personaggi ricorrenti e tipicamente romagnoli?
«Più che veri e propri personaggi, ricorrono dei nomi assegnati a tipologie di personaggi di cui la fiaba si serve e che magari si ritrovano anche in altri repertori. Per esempio Tach è il nome di un personaggio stupido e credulone che ricorre in brevi narrazioni basate sugli inganni a danno del protagonista, il quale però talvolta, come spesso accade nelle fiabe ai personaggi apparentemente sprovveduti, riesce ad avere la meglio. Tach è diventato proverbiale nel detto “l'à l'inżegn ch'l'à Tach”.  Oppure, come ha notato Anselmo Calvetti, viene chiamato Pirì Pipeta, Pirẽ Puipeta o con altre varianti il personaggio che inganna San Pietro e lo costringe ad accoglierlo in paradiso contro la sua volontà. Un personaggio che si ritrova nelle fiabe riconducibili al tipo Aarne Thompson 330».

Compila questo modulo per scrivere un commento
Nome:
Commento:
Settesere Community
Abbonati on-line
al settimanale Setteserequi!

SCOPRI COME
Scarica la nostra App!
Scarica la nostra APP
Follow Us
Facebook
Instagram
Youtube
Appuntamenti
Buon Appetito
Progetto intimo
FuoriClasse
Centenari
Mappamondo
Lab 25
Fata Storia
Blog Settesere
Logo Settesere
Facebook  Twitter   Youtube
Redazione di Faenza

Via Severoli, 16 A
Tel. +39 0546/20535
E-mail: direttore@settesere.it
Privacy & Cookie Policy - Preferenze Cookie
Redazione di Ravenna

via Arcivescovo Gerberto 17
Tel 0544/1880790
E-mail direttore@settesere.it

Pubblicità

Per la pubblicità su SettesereQui e Settesere.it potete rivolgervi a: Media Romagna
Ravenna - tel. 0544/1880790
Faenza - tel. 0546/20535
E-mail: pubblicita@settesere.it

Credits TITANKA! Spa
Setteserequi è una testata registrata presso il Tribunale di Ravenna al n.457 del 03/10/1964 - Numero iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione:
23201- Direttore responsabile Manuel Poletti - Editore “Media Romagna” cooperativa di giornalisti con sede a Ravenna, Arcivescovo Gerberto 17.
La testata fruisce dei contributi diretti editoria L. 198/2016 e d.lgs. 70/2017 (ex L. 250/90).
Contributi incassati

settesere it n8022-cristina-ghirardini-racconta-le-nostre-fiabe-ai-filodrammatici 005
Licenza contenuti Tutti i contenuti del sito sono disponibili in licenza Creative Commons Attribuzione