Luciano Pula (Cab Massari di Conselice): «Non possiamo produrre latte ancora sottocosto»

Bassa Romagna | 24 Febbraio 2015 Economia
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Produrre latte di alta qualità non ha più senso. I consumatori non lo apprezzano e ai produttori viene pagato sottocosto. «Se a questo aggiungiamo l’aumento dell’Imu e delle tasse in generale, i meno soldi che arrivano dalla Pac (la Politica agricola comunitaria che fissa le regole del settore, nda), l’embargo russo, e i disastri ambientali, compreso l’ultimo allagamento dove 1200 ettari sono finiti sott’acqua, non vedo un futuro nemmeno per aziende grandi come la nostra». A parlare è Luciano Pula, direttore della storica azienda agricola cooperativa Cab Massari che con 2.450 ettari di terreno coltivati nei comuni di Conselice, Massa Lombarda, Medicina e Argenta, dà lavoro a un centinaio di persone e distribuisce 2,3 milioni di euro tra contributi e salari.
«Nel 2014 abbiamo prodotto 12mila quintali di latte - spiega Pula - investendo soprattutto sull’alta qualità». Sono infatti 350 i bovini allevati in azienda tra cui spicca la pregiatissima razza Jersey adatta appunto a produrre il latte di alta qualità. «Al momento ci sono circa 190 mucche in lattazione a pieno regime», aggiunge Pula, specificando che il metodo utilizzato «è quello a stabulazione libera con lettiera permanente. Il letame della stalla serve anche ad alimentare il biodigestore anaerobico che produce energia elettrica. In azienda utilizziamo infatti metodi di produzione integrata compatibili con l’ambiente».
Il problema principale è il prezzo pagato ai produttori «che nel 2014 per il latte di alta qualità è stato di 44 centesimi al litro» precisa il direttore della Cab Massari, precipitato drasticamente a 40 centesimi all’inizio di quest’anno.
«I costi puri si aggirano per noi intorno ai 42 centesimi al litro, a cui vanno aggiunti i costi di struttura e il margine di rischio che per una stalla è molto alto». Insomma, si lavora in perdita perché «per non rimetterci dovremmo prendere almeno 47-48 centesimi al litro - spiega Pula -, ma un’azienda che chiude in pareggio non può fare investimenti senza contare che i costi sono in continuo aumento. E’ assurdo che il nostro latte, di qualità di gran lunga superiore a quello straniero, ci venga sottopagato».
Il 2014 è stata in generale un’annata che Pula definisce «drammatica» per quasi tutte le produzioni. Fatta eccezione per biologico, grano duro e sementire che da sole però non bastano a risollevare il bilancio aziendale, i prezzi pagati per il resto delle produzioni sono impressionanti: 10 centesimi al chilo per patate e cipolle, 19 euro al quintale per l’uva e 14 euro al quintale per il sorgo. «Lasciamo stare il pomodoro - precisa Pula - che è andato malissimo a causa della stagione e della peronospora, e la frutta che non vale nemmeno la pena raccogliere. Abbiamo registrato un calo di presenze anche nell’agriturismo, nella caccia e nella pesca».
Insomma, un bollettino di guerra che rischia di scoraggiare chi «come noi da oltre cent’anni fa agricoltura rispettando le regole e i rigidi disciplinari di produzione e distribuendo regolarmente il salario. C’è invece una concorrenza estera sleale e spietata. Se non cambia qualcosa al più presto, almeno sul fronte dei prezzi, anche noi saremo costretti a chiudere».

Barbara Fichera


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