Silvio Bartolotti: «Le mie nuove sfide? Scuola e start up»
«Il timone d’oro è un simbolo molto significativo: se c’è un timone ci deve essere anche chi lo deve gestire. Le associazioni come il Propeller portano un valore aggiunto a un territorio che ha talvolta scarsa capacità d’innovazione e rinnovamento: dà vivacità. Questo riconoscimento mi inorgoglisce come l’altro grande riconoscimento che ho avuto in città: l’iscrizione all’albo d’oro degli ingegneri della provincia. Segno che qualcosa di buono avrò fatto». Così Silvio Bartolotti commenta lo storico riconoscimento propelleristico ravennate. D’altronde «qualcosa di buono» nel 2014 l’ha fatto.
Il raddrizzamento della Concordia le ha dato visibilità, ma non ha guadagnato un centesimo.
«Certo. Non voglio guadagnare dalle disgrazie: porta sfortuna».
Suvvia.
«No, no. Non scherzo. Potrei citarle decine di casi. Sto dal lato del sicuro».
Gli utili dove stanno andando?
«A vari progetti a favore della comunità dell’isola del Giglio».
Con questa operazione ha dato lustro al Paese.
«E’ stato un lavoro d’équipe e ci tengo a sottolineare che il progetto è di ingegneri italiani».
Le prossime sfide?
«Oltre allo sviluppo di due nuove start up, la sfida principale è quella della formazione scolastica. Dobbiamo sperare in una scuola diversa per poter cambiare le sorti dell’Italia. Parto sempre dall’idea che bisogna dare il buon l’esempio e l’abbiamo fatto investendo nell’istituto paritario ‘San Vincenzo De’ Paoli’ di Ravenna con un progetto di formazione che insegna ai bimbi le lingue straniere a due anni».
Altre idee per la città?
«Forse per risolvere lo stallo della Darsena bisogna passare ad un acquisto pubblico o da un esproprio di quelle aree. Anche qui, spero di mettere a disposizione gratuitamente quanto è di Micoperi».
Oltre che da imprenditore parla anche da politico.
«Ciascuno di noi fa politica con le azioni che compie ogni giorno. Sto leggendo un bellissimo libro dell’avvocato senese Guido Fineschi Sergardi: ‘La nostra controrivoluzione’. La tesi è semplice: non bisogna inventarsi nulla di nuovo nella cosa pubblica, dobbiamo riprendere quanto di buono è stato fatto in passato. Questo eviterebbe anche il degrado che ha colpito le istituzioni in questo periodo. La mia controrivoluzione vuole passare per la scuola».
A livello imprenditoriale?
«Abbiamo fatto nascere nell’ultimo anno alcune start up, come ad esempio la Micoperi Blue Growth, assumendo giovani. Bisogna creare nuovi posti di lavoro e il sindacato sciopera. Perché non li creano loro? Sa che mi hanno detto a Bucarest ad un convegno dove mi hanno invitato a parlare? Che ci sono 25mila imprenditori italiani in Romania e molti di loro sono lì perché in Italia sono considerati come criminali».
Beh, anche tassazione e salari sono diversi, ma non divaghiamo. Si ritrova in quella definizione?
«Sì è così. Sono anni che resisto a sirene di Austria, Svizzera, Croazia e Inghilterra che mi hanno promesso un periodo senza tasse se sposto lì l’impresa. Solo un pazzo innamorato dell’Italia rimane qui».
Quanto fatturato fa all’estero?
«I nostri 350-400 milioni di euro sono quasi totalmente frutto di lavori all’estero. Direi sopra l’80%».
Non è un mistero la sua amicizia con Matteo Renzi.
«Crediamo nelle stesse cose. Credo che in questo momento Renzi debba andare avanti con ancora più decisionismo».
Addirittura?
«Ci sono momenti in cui un eccesso di democrazia crea un’involuzione. Questo è uno di quelli. E’ un momento difficile in cui deve prendere delle decisioni e assumersi le responsabilità. Poi lo giudicheremo. Per ora si sta muovendo bene».
Christian Fossi
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