Lucarelli è un detective per le bellezze artistiche in una nuova trasmissione su Sky

Bassa Romagna | 02 Dicembre 2014 Cultura
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Elena Nencini
Volete sapere che fine ha fatto l'unica statua bronzea realizzata da Michelangelo, se Van Gogh si è suicidato o è stato ucciso, dove è la testa scomparsa dalla bara del grande pittore Goya? Allora non vi resta che appassionarvi alla nuova serie di Sky le Muse inquietanti ideata dallo scrittore e sceneggiatore Carlo Lucarelli, che ne è conduttore, autore e anche supervisore. Otto puntate alla scoperta dei misteri dell'arte con interviste, racconti filmati, interventi di critici. Lucarelli, papà del commissario De Luca, dell'ispettore Grazia Negro e dell'ispettore Coliandro, spazia tra sceneggiature televisive, regie e impegno civile, come l'appena concluso festival Politicamente scorretto a Casalecchio di Reno, momento di riflessione, dibattito e denuncia di «argomenti di alta civiltà, che spesso davvero – racconta Lucarelli stesso – sono politicamente scorretti».
Dopo aver affrontato con Blu Notte- I misteri televisivi dell'Italia degli ultimi 50 anni Lucarelli racconta il suo nuovo programma Muse inquietanti e il suo rapporto con i giovani.
«Muse inquietanti» affronta il mistero e l'arte. Quando è nata questa passione?
«Non è esattamente una passione, come tutte le persone che hanno a che fare con l'immaginario mi piace l'arte, ma non sono né un esperto né un appassionato. Non sono solo io a fare la trasmissione, è nata all'interno della Bottega delle finzioni, la scuola di narrazione fondata a Bologna insieme a Giampiero Rigosi, Michele Cogo e Beatrice Renzi. Io ne faccio parte, ma poi ci sono gli storici dell'arte, gli esperti  e tanto altro. Quello che mi appassiona è un veicolo per raccontare queste cose perché gli italiani tornino a guardare le bellezze artistiche che abbiamo. Cerchiamo di raccontare in modo accattivante la storia dell’arte e dell’epoca in cui sono vissuti alcuni artisti. Però non mi spaccio per storico dell'arte o critico».
Da dove nasce il titolo della trasmissione?
«L'abbiamo rubato a De Chirico: Muse inquietanti è il titolo di un suo quadro molto allegorico che sembrava adatto a raccontare le cose attraverso un'atmosfera un po' inquietante. Raccontiamo qualcosa che ha a che fare con il mistero: la vita di Caravaggio, la scomparsa del teschio di Goya, ma con degli spunti a modo nostro. Poi è la scusa per raccontare l'artista, il tempo, la storia dell'epoca».
Spesso ci dimentichiamo delle bellezze artistiche che abbiamo in Italia. Cosa si potrebbe fare, per riportarle al primo posto?
«Arte e cultura sono le cose più importanti che abbiamo in Italia: un nuovo governo dovrebbe pensare a questo anche perché si portano dietro economia, turismo, lavoro e tante altre attività. In Italia il ministro della cultura dovrebbe essere più importante del resto della compagine di governo, accanto al presidente della Repubblica e al presidente del consiglio. Il vero mistero è perché un paese come il nostro non riesca a valorizzare completamente il grande patrimonio artistico che possiede, con opere che marciscono, musei chiusi, siti che crollano, l'educazione artistica che non è considerata importante. Insomma un bel mistero italiano sul quale si dovrebbe indagare».
Il 29 novembre sarà a Riolo all'istituto alberghiero per ricevere il premio «Un va a zezz». Che ne pensa dei giovani?
«Ho un rapporto molto stretto con loro, molti infatti sono i miei primi lettori o sono fra coloro che seguono le mie trasmissioni. Agli esordi di Blu notte quando i ragazzi ci chiedevano informazioni su una storia che non conoscevano quello era il mio primo successo. Certo ci sono anche coloro che si disinteressano come ha raccontato Michele Serra nel bellissimo libro Gli sdraiati, ma non mi fermerei a questo dato. Ci sono tanti giovani che leggono, che seguono dibattiti, vengono a vedere le manifestazioni sulla camorra, vanno a fare scambi di lavoro sul territorio della mafia. Lavoriamo su quei pochi e poi gli altri arriveranno, agli sdraiati mancheranno anche gli stimoli».
Altri progetti?
«Continuo a fare su Rai Storia la trasmissione sulla prima guerra mondiale, Storie della Grande Guerra, poi sto preparando due fiction televisive e sto scrivendo due romanzi, di cui uno è il seguito dell’ultimo Albergo Italia. Scrivo diverse cose in contemporanea, spesso molto differenti. Alle volte mi concentro di più su una cosa che su un'altra, quando comincio a scrivere un romanzo inizio con calma poi c'è un momento in cui la scrittura diventa più importante e si mangia tutto il resto».

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