I Tre Allegri Ragazzi Morti in piazza del Popolo sabato 27 per il Mei
Luca Gorini
Il ventennale che si celebra a Faenza questo fine settimana non è solo quello del Mei ma anche quello della nascita dei Tre Allegri Ragazzi Morti, uno dei gruppi più rappresentativi del panorama indipendente made in Italy, che sabato 27 saliranno sul palco di piazza del Popolo affiancati da un’ensemble di venti elementi, l'Abbey Town Jazz Orchestra. A Faenza il trio veneto aveva già vinto quattro anni fa il premio d'onore per la loro etichetta, La tempesta Records, marchio che negli anni ha tenuto alta la bandiera dell’autorevolezza della musica indipendente italiana. Del resto i Tre Allegri Ragazzi Morti si distinguono da sempre, oltre al fatto di indossare una maschera durante i concerti da sempre la band realizza fumetti per promuovere gli album, le date dei tour e, perchè no, anche le loro stesse idee: «Questa è la nostra forma, rivisitare l'immagine della band rock per vestirla con maschere e affiancarvi contenuti legati all'illustrazione». A dirlo è Davide Toffolo, anima del gruppo e fumettista il cui tratto rappresenta a pieno la veduta di un artista indipendente sull’Italia di oggi.
E l’orchestra con cui suonerete a Faenza?
«E’ è una collaborazione nata qualche mese fa e che proponiamo per la prima volta al Mei. Suoneremo le nostre canzoni in versione swing, come fossimo negli anni ’50. Il concerto si intitola “Quando eravamo swing”».
I prossimi progetti?
«Ad ottobre registreremo il nuovo disco insieme all’Abbey Town Jazz Orchestra e a novembre uscirà un libro per Rizzoli chiamato “Vent'anni nel laboratori dei Tre Allegri Ragazzi Morti”, sarà la raccolta di tutte le nostre grafiche. L’abbiamo immaginato come una festa per i vent’anni: abbiamo rifatto il concerto del '94, un musical, è uscito un fumetto e fra poco verrà pubblicato questo libro».
Il tuo tratto ormai è inconfondibile, a chi ti sei ispirato?
Sono tanti anni che disegno e i miei ispiratori sono legati alla mia biografia: ho letto molto e amato il fumetto italiano degli anni '80 ma tuttora ci sono degli autori nuovi a me sconosciuti che continuano a emozionarmi. Resta il fatto che quando creo i miei fumetti non ho obbiettivi editoriali, ricerco semplicemente la libertà, come nella musica.