Massimo Mazzavillani, Cna: «Cambio di mentalità tra gli imprenditori, ora sono più disposti a fare rete»

29 Maggio 2014 Blog Settesere
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«Il 2013 è stato l’anno peggiore dall’inizio della crisi per la provincia di Ravenna. C’è stato un appesantimento anno dopo anno e hanno avuto buone performance quasi solo le aziende che hanno agganciato i mercati esteri, ma l’aumento non è sufficiente a sopperire calo del mercato interno. Nel 2014 non ci sono ancora segnali di ripresa, ma solo un rallentamento della decrescita, non certo una crescita. Nei prossimi mesi speriamo in una controtendenza. Stiamo lavorando tantissimo a fianco delle imprese per creare opportunità e sfruttare maggiormente le opportunità dell’export». E’ questa, in sintesi, l’analisi di Massimo Mazzavillani, direttore della Cna della provincia di Ravenna, a seguito della presentazione dei trend 2013 delle associate.
Per i mercati esteri le dimensioni contano, ma i piccoli imprenditori sembrano resistenti alla collaborazione.
«Sono otto anni che promuoviamo un allungamento delle filiere tramite reti d’impresa. I primi risultati ci sono stati: negli ultimi due anni sono state create 18 reti con 280 imprese e questi imprenditori hanno ben chiaro che l’unione fa la forza e il vicino rappresenta un’opportunità. Al ‘Cna business day’ di venerdì 23 maggio scorso c’erano 160 imprese e oltre 300 imprenditori provenienti dalla Romagna e non solo: d’altronde i mercati non hanno più questi limiti. Il nostro lavoro è mettere in contatto le imprese e sfruttare le poche risorse pubbliche a disposizione di questi progetti».
Sta chiedendo più incentivi?
«Servirebbero maggiori risorse in questa direzione se vogliamo crescere. Speriamo che il Governo Renzi metta in campo misure per rafforzare le politiche rivolte alla crescita dell’export e dei consumi interni».
Pare di capire dalle sue parole che un cambio di mentalità negli imprenditori ci sia «grazie» alla crisi?
«Siamo fiduciosi perché abbiamo visto un aumento della disponibilità a mettersi insieme e a confrontarsi. Però, ribadisco, serve anche una politica industriale di sviluppo».
E’ impossibile pensare ad una crescita dell’edilizia come in passato. Gli imprenditori sono pronti al cambiamento?
«Innanzitutto le costruzioni danno i primi segnali ripresa nel verso del recupero, della ristrutturazione e del risparmio energetico, confermati dall’aumento dei mutui. E questo è un primo dato positivo. E’ chiaro, e anche giusto, che lo sviluppo sia diverso dal passato. Stiamo lavorando da anni per avere un’azione sia sugli enti locali, Regione in primis, per adeguare le norme che regolano il settore e sulle aziende perché lo sviluppo non parta più dal mattone, ma dagli impianti e dalle nuove tecnologie. Abbiamo portato tante proposte alle amministrazioni per creare anche delle opportunità con la riduzione della tassazione locale a chi ristruttura o riqualifica, abbiamo proposto cambiamenti agli strumenti urbanistici sui tetti fotovoltaici e sullo sfruttamento delle energie alternative. La legge regionale ha recepito una forte semplificazione e gli enti locali hanno mostrato sensibilità: ora la nostra aspettativa è che i tempi siano brevi per trasformare in fatti la volontà politica».
La meccanica su cosa deve puntare?
«Nella meccanica di produzione siamo il secondo Paese europeo dietro la Germania e qui abbiamo sia subfornitori che imprese che fanno alta qualità. Pertanto dobbiamo rafforzare le reti d’impresa e valorizzare il made in Italy. Se ci riusciamo, continuerà ad essere un settore che ci darà grandi soddisfazioni».
E il turismo?
«Serve una promozione complessiva del territorio che coinvolga anche l’agroalimentare, l’artigianato artistico e altri settori d’eccellenza. A conferma di ciò abbiamo avuto un riscontro molto positivo della presentazione dei migliori prodotti dell’alimentazione, artistico, moda fatta lo scorso anno e i nostri associati ci hanno chiesto di insistere. Il terziario e servizi hanno grandi spazi di crescita, specie nell’indotto del turismo».

Christian Fossi
economia@settesere.it
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