Porto, il nuovo direttore marittimo Giuseppe Meli: «La vera scommessa è stoccare i fanghi»

Ravenna | 02 Febbraio 2014 Economia
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Per il capitano di vascello Giuseppe Meli, l’assunzione dell’incarico di comando della direzione marittima dell’Emilia Romagna e del porto di Ravenna è stato un ritorno alle origini: la città bizantina, infatti, è stata la sua prima destinazione quando, da giovane ufficiale, vi fu destinato una volta terminato l’iter formativo presso l’Accademia navale di Livorno. «Ho trascorso presso la Capitaneria di porto di Ravenna e la sua splendida città gli anni compresi tra il 1985 ed il 1990, un periodo che considero ancora oggi fondamentale per l’accrescimento del mio bagaglio professionale e nel quale ho avuto modo di legarmi a questa terra. L’impressione che conservo di Ravenna è quella di una città ed il suo porto già proiettati nel futuro, sebbene in quel periodo si dovessero ancora esprimere completamente tutte le potenzialità oggi manifeste».
Insediatosi da quasi tre mesi - dopo l’ultimo incarico a Roma dove ha diretto il nucleo investigativo per il coordinamento nazionale delle attività di Polizia Giudiziaria della Guardia Costiera, occupandosi in particolare di reati ambientali - traccia un bilancio della situazione, dei punti di forza e delle criticità dello scalo ravennate.
Come ha trovato la situazione del porto e il problema dei fondali?
«Occorre per prima cosa tenere in debito conto il fattore del cosiddetto gigantismo navale, che interessa ormai tutti gli scali più importanti nel panorama del Paese ma, soprattutto, internazionale. Questo elemento può rappresentare un punto di forza per un porto così come, al tempo stesso, diventarne il vero tallone d’Achille se gestito non adeguatamente. Chiaramente, ciò che oggi si richiede ad uno scalo che possa definirsi competitivo, è l’aumento del quantitativo di merci movimentabili. Di contro, però - e qui si arriva al fulcro delle priorità che l’Autorità Marittima si pone - non deve sottovalutarsi il concetto di sicurezza, a mio avviso il più importante di tutti. La sicurezza infatti deve essere alla base di ogni operazione ed azione svolta in ambito portuale, ed il compito della Capitaneria di porto è proprio quello di preservarne e garantirne il rispetto. Ma è altrettanto chiaro che l’Autorità Marittima può assolvere questo delicato compito al meglio delle proprie capacità anche mediante un dialogo costruttivo e propositivo con tutti gli altri soggetti - amministrazioni pubbliche e privati - che operano in questo macrocosmo marittimo. Questo è sicuramente uno degli obiettivi prioritari che cercherò di garantire nell’esercizio quotidiano della mia azione di comando».
E per quanto riguarda gli escavi?
«Le potenzialità del porto Ravenna sono note a tutti gli operatori del settore e non; le caratteristiche morfologiche di un porto canale - come quello ravennate appunto - permettono di assicurare standard operativi di assoluta competitività, una volta che la nave è ormeggiata lungo le sue banchine. Al contempo però, rimane un porto assoggettato a tutte le criticità di un canale, che più di altri necessita di una periodica attività di dragaggio e manutenzione. Oggi la sfida più importante che attende l’Autorità portuale e le amministrazioni a diverso titolo coinvolte è l’individuazione di aree idonee per la destinazione dei fanghi di escavo che, comprensibilmente, ammontano a quantitativi notevoli. In questa sfida saranno importanti anche le indicazioni che le autorità sanitarie forniranno in merito».
Come è il porto di Ravenna?
«Ho trovato un porto cresciuto. Uno scalo che, differentemente da molti altri porti italiani, anche molto importanti, può permettersi di guardare al futuro con rosee aspettative, nonostante la nota congiuntura economica che attanaglia il Paese. Ciò è dovuto anche alla varietà delle merci movimentate ed alla multifunzionalità operativa dell’offerta proposta al settore marittimo. I dati analitici del traffico marittimo ravennate sono chiari: il porto di Ravenna è vivo, e questo anche grazie alla sinergia d’intenti che unisce Autorità portuale, terminalisti, spedizionieri. Si lavora insieme per un unico obiettivo, condizione non scontata... e lo dico in virtù soprattutto delle mie esperienze passate che mi hanno insegnato che non è così ovunque. Qui si lavora unitamente ed incondizionatamente per il progetto del dragaggio, senza dimenticare però anche l’importante obiettivo del consolidamento delle banchine, altrettanto fondamentale e prioritario».
Come Guardia costiera non vi occupate solo di porto, ma d’estate anche di turismo balneare. Cosa prevede per la prossima stagione?
«E’ vero, e questo è anche il bello di questa professione. La Capitaneria di porto e la Guardia Costiera - suo braccio operativo - hanno modo di operare a favore di tutte le realtà che compongono lo scenario marittimo locale, dalla portualità alla balneazione, dalla tutela ambientale alla sicurezza della navigazione. Qui, la commistione è particolarmente sentita nella zona di Marina di Ravenna, che nel periodo estivo aumenta esponenzialmente i numeri dei propri frequentatori. Il compito più delicato, pertanto, è riuscire a far convivere la sfera commerciale - forte ed operosa tutto l’anno - con quella turistico-balneare, di valenza prettamente estiva. Il diportista vuole vivere il mare nell’aspetto ludico a 360°, ma in una realtà come Ravenna non è sempre possibile, differentemente magari da zone a vocazione esclusivamente turistica come quella riminese. A tutto ciò si somma la pesca, anch’essa interessata da non poche criticità: tratti di mare sottratti alla pesca per la presenza delle piattaforme, tratti dove non si effettua la pesca per volontà delle autorità sanitarie, in estate zone interdette e riservate alla balneazione. Il settore peschereccio è forse quello che maggiormente risente di tale commistione. Tutte e tre queste realtà hanno esigenze diverse che si incontrano sulle spiagge romagnole. Anche per la prossima estate il segreto sarà un confronto dialettico e costruttivo tra tutti gli interessati, per l’armonizzazione delle esigenze di tutti i settori, sempre nel rispetto del concetto di sicurezza da me citato».
Quali saranno le prossime tappe?
«La gestione quotidiana del traffico marittimo navale assorbe una buona parte delle risorse umane disponibili, in quanto la tutela della sicurezza della navigazione in mare e chiaramente anche in porto, è un obiettivo prioritario. Non mancano gli inconvenienti - come ad esempio lo sversamento di prodotti di carico in mare della scorsa settimana - che, a detta degli operatori di settore, però riusciamo a gestire con efficienza ed efficacia. Il tutto, condotto sinergicamente con la altre amministrazioni e gli enti preposti. Come accennato, il primo obiettivo è il dragaggio. Contestualmente stiamo predisponendo un’importante rivisitazione della security portuale: alla luce dell’esperienza sin qui maturata, ci possono essere i presupposti per operare una mirata ed attenta rivisitazione, da cui derivi un’applicazione della materia adeguata alle effettive esigenze locali. In ultimo, ma non per importanza, ci accingiamo ad affrontare la stagione estiva: la Romagna vive anche di turismo e, pertanto, si auspica un’estate calda, soleggiata, e laboriosa negli interessi della collettività locale».

Elena Nencini
cultura@settesere.it
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