Miele, buon andamento, soprattutto se «bio»

Ravenna | 07 Dicembre 2013 Economia
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Chi di noi da bambino non ha assaggiato almeno una volta il miele sciolto nel latte caldo come sedativo per la tosse, magari la sera prima di coricarsi? Utilizzato per secoli come farmaco, nella cosmesi e in cucina, l’antico «cibo degli dei» è oggi riconosciuto dalla medicina per le proprietà antibiotiche, antinfiammatorie e antiossidanti. Ottimo per gli sportivi perché fornisce all’organismo calorie prontamente disponibili, il miele è formato da zuccheri semplici (glucosio e fruttosio) oltre che da vitamine, sali minerali, amminoacidi e proteine e deve tutte le sue caratteristiche unicamente alla natura.
Numeri in provincia. Nella nostra provincia l’apicoltura è un settore di nicchia,  vecchio di secoli, che vale complessivamente oltre 2 milioni di euro della plv (produzione lorda vendibile) agricola, ma con realtà importanti e un primato mondiale per le api regine, selezionate dai nostri apicoltori in centinaia di anni. Tra i «vip» che si sono dedicati all’apicoltura vanno ricordati gli antenati di Raul Gardini, precursori del nomadismo, cioè lo spostamento delle api da una regione all’altra a seconda del clima e delle fioriture. «Ai giorni nostri il settore sta trovando nuovo slancio soprattutto tra gli under 40», racconta con soddisfazione Roberto Babini, presidente dell’Ara (Associzione Romagnola Apicoltori) che ha sede a Bagnacavallo.
Merito della crisi e del ridotto investimento iniziale. «Per produrre una buona quantità di miele sono sufficienti all’inizio non più di 3.000 euro», spiega Babini, anche perché, come nel resto d’Italia, la maggior parte degli apicoltori sono hobbisti. Dei circa 400 presenti in provincia, infatti, solo 50 sono aziende professionali e 100 sono part-time.
Il miele biologico. E’ così che ha iniziato anche Carlo Alberto Avanzolini, giovane imprenditore titolare dell’azienda Pieveregina che di mestiere prima faceva l’impiegato. «Con le api ho iniziato prima come hobby, poi da un paio d’anni faccio l’apicoltore a tempo pieno». Carlo Alberto è uno che ci crede, e ha investito tempo e denaro in un prodotto di qualità. «Produciamo miele bio che vendiamo direttamente in azienda, nei mercatini e in negozi biologici».
L’azienda si trova sopra Brisighella, ai confini del Parco della Vena del Gesso. «La legge italiana è molto restrittiva anche per il miele convenzionale - spiega Avanzolini -, ma per il bio servono requisiti in più. Primo fra tutti la posizione: gli alverari vanno situati nei pressi di parchi naturali, lontani da fonti di inquinamento o da aziende agricole che utilizzano antiparassitari chimici. Ovviamente non usiamo prodotti chimici per debellare le malattie dell’alveare».
Andamento e curiosità. E quest’anno com’è andata? «Non possiamo lamentarci - spiega Roberto Babini - perché se a livello nazionale il miele di acacia è stato prodotto in piccolissime quantità a causa del maltempo di questa primavera, lo stesso non si può dire per la provincia di Ravenna, dove la produzione più importante si fa da giugno in avanti».
Oltre a una piccola quantità di miele di acacia, tipici della nostra zona sono il miele di girasole, quello di castagno e il millefiori di pianura. Come tutto il comparto agricolo, anche il settore apistico è esposto alle bizze del tempo e alle conseguenze dell’inquinamento, deleterio per le api. E se non si può parlare di moria, perché non è dimostrata scientificamente, esistono periodiche variazioni delle popolazioni delle api. «Su queste incidono le variazioni del clima, come abbondanti piogge alternate a periodi di intensa siccità, l’inquinamento, che rende le api più vulnerabili alle malattie, e le infezioni da parassiti per cui non ci sono farmaci veterinari, perché le case farmaceutiche non investono nel settore», spiega Babini.
Nonostante queste difficoltà l’Italia vanta un record imbattibile: nel nostro paese si producono ben 51 varietà di miele, tutte censite dal ministero dell’Agricoltura, contro le 10, massimo 15, degli altri Paesi. Sul miele italiano, inoltre, c’è l’obbligo di indicare l’origine in etichetta, una garanzia che si va ad aggiungere ai controlli di Nas, Guardia di Finanza e Asl. «Da noi la normativa è molto più severa che all’estero - sottolinea Babini - tant’è vero che sui mieli stranieri sono state trovate spesso tracce di antibiotici, vietatissimi in Italia. Particolarmente pericolosi i mieli cinesi preparati in condizioni igienico sanitarie scadenti».
Quindi attenzione all’etichetta, meglio privilegiare il miele bio e le confezioni in cui è riportata chiaramente l’origine geografica e l’indicazione dell’apicoltore che ha prodotto il miele. C’è infine un’ultima trappola: il miele è utilizzato da molte industrie dolciarie per produrre merende, biscotti e torroni. «Lì non c’è nessuna legge che obbliga a indicare nella lista degli ingredienti da dove proviene il miele».
Estratto per centrifugazione, il nostro miele, non ha subito trattamenti che possano modificarne le caratteristiche e non è mai stato riscaldato a temperatura superiore a 40°C. «Tutti i mieli al momento dell’estrazione sono liquidi - spiega Avanzolini - ma poi, tranne che per il miele di acacia, di castagno e le melate, interviene la cristallizzazione, che non è un difetto, ma una caratteristica».
La conservazione. Il miele si conserva a lungo, non diventa mai nocivo per la salute, ma non è come il vino che invecchiando migliora. «Meglio il miele fresco, che  mantiene inalterate le sue caratteristiche per circa due anni, e del territorio», suggerisce Avanzolini in risposta alle mode come quella del costosissimo miele di manuka che proviene dalla Nuova Zelanda. «Per me il miele di manuka è più che altro una moda - conclude - e si potrebbe sostituire benissimo con il miele di melata, fatto a partire dalle piante resinose, ricchissimo di sali minerali e polifenoli e con un prezzo decisamente più abbordabile».

Barbara Fichera

Le proprietà terapeutiche

Tra le proprietà terapeutiche universalmente riconsciute al miele c’è un’attività antibatterica, in particolare quando è in soluzione. Per combattere malattie da raffreddamento sono consigliati mieli aromatici, ricchi di oli essenziali, come quello d’eucalipto, particolarmente dotato di azione febbrifuga, calmante della tosse ed espettorante, ma anche di timo o il millefiori di montagna. Il miele contiene inoltre piccole quantità di sostanze amare che favoriscono la secrezione di saliva e succhi gastrici e quindi la digestione. Nello stesso tempo ha un’azione protettiva sulle mucose gastriche e duodenali facilitandone la cicatrizzazione. La presenza di alcuni acidi organici che contrastano la fermentazione intestinale, lo rendono un alimento adatto a chi soffre di questi disturbi. E’ anche un potente inibitore dei batteri patogeni intestinali, agenti di diarree infettive, ed è leggermente lassativo grazie al suo contenuto di fruttosio. Poiché il miele facilita l’eliminazione delle sostanze tossiche a livello intestinale, è indicato nei regimi disintossicanti e per dolcificare le tisane depurative.
Miele di acacia: regolatore intestinale e disintossicante epatico.
Miele di castagno: favorisce la circolazione sanguigna, è antianemico, antisettico delle vie urinarie e ricostituente.
Miele di tiglio: sedativo e diuretico.
Miele di eucalipto: antisettico delle vie urinarie e respiratorie, antitosse e anticatarrale.
Miele di agrumi: blande proprietà sedative e antispasmodiche.
Miele di melata di metcalfa pruinosa: è il più ricco di sali minerali e polifenoli. E’ un atibiotico eccezionale. (ba.fi.)

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