FESTA DEL PAPA' | La storia: «L'importante è che mia figlia sia ancora con me»

Ravenna | 19 Marzo 2013 Cronaca
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Senza lavoro, senza soldi, con i vicini pronti a bisbigliare ogni volta che lo vedevano passare, per anni dentro e fuori dai tribunali. Definire la vicenda di D.B. come una mera storia di padre separato è riduttivo. Perché dietro quella che il 45enne di Alfonsine oggi chiama «fortuna», visto che la figlia gli è stata affidata e a breve non sarà più difficile per lui «comprarle un paio di scarpe», ci sono denunce su denunce.
D. dopo il primo matrimonio va a convivere con la donna che diventerà poi la madre di sua figlia, oggi 12enne. Quel rapporto dura una decina di anni dopo i quali resta da solo con la bambina: «Lei se n'è andata e da lì è iniziata la mia esperienza di vittima di stalking giudiziario. Sono stato denunciato per violenza privata, per lesioni personali, per riduzione in stato di schiavitù, per uso di sostanze stupefacenti e molti altri motivi ancora. Le prime sei denunce sono state archiviate, ora devo affrontare l'ultima».



Oltre lo schiaffo alla dignità e alla reputazione, D. perde il lavoro: «Mi occupavo di sicurezza e investigazione, il tesserino mi è stato tolto immediatamente e sono rimasto a secco, con una marea di debiti nei confronti degli avvocati».
Tre anni così, rovinato economicamente e umiliato come mai avrebbe pensato: «Ma ho continuato a credere nella giustizia. Sono andato avanti, forte del fatto che la bambina era con me e che ancora oggi può vedere la madre solo attraverso le visite protette. Sono riuscito a non farle mancare la pallavolo, i campi ricreativi estivi. E' una bambina stupenda, che oggi può fare affidamento su una nuova madre».
Da due anni D. vive infatti con la compagna, anche lei madre di una ragazzina: «E' anche grazie alla mia nuova relazione che sono riuscito a superare momenti durissimi. Non ho mai avuto il mantenimento, sono stato accusato di fare uso di alcol quando invece sono astemio, ho rischiato di finire in galera e che mia figlia venisse affidata ad un istituto».
Ma D. vuole lasciare da parte la rabbia: «Sembrerà strano, ma quando verrò risarcito voglio dare tutto in beneficenza. Mi piacerebbe solo che la mia storia servisse ad accendere i riflettori su quelli come me». Anche attraverso l'associazione che l'ha assistito, Padri Separati (www.padri.it), a D. interessa solo lanciare un messaggio positivo. Da un mese ha ripreso a lavorare ed è riuscito così a tirare un sospiro di sollievo: «Ma la gioia più grande è che mia figlia sia con me».

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