Elezioni subito o nel 2018? I parlamentari romagnoli: "Prima una legge elettorale che dia governabilità"

Romagna | 03 Febbraio 2017 Politica
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Votare subito, prima dell’estate o aspettare la naturale scadenza della legislatura, con le elezioni previste per inizio 2018? Dopo il parere della Consulta sull’Italicum, che ha visto eliminato il ballottaggio, mentre il resto dell’impianto è rimasto tale, la discussione all’interno dei partiti è molto accesa. Ecco cosa ne pensano onorevoli e senatori del nostro territorio.
 
ALBERTO PAGANI (deputato Pd): «Prima una legge elettorale per la governabilità»
«Andare a votare sì, ma dopo che il Parlamento avrà votato una legge elettorale che porti alla governabilità del paese. Dopo i due pronunciamenti della Corte costituzionale, quello del 2014 e quello di pochi giorni fa, non è possibile formare una maggioranza di governo. Nessun partito può raggiungere il 40% e non vi sono combinazioni possibili per dare vita a una maggioranza solida. Meglio una nuova legge elettorale per evitare una paralisi del sistema che andrebbe inevitabilmente a tradire il voto degli elettori, vanificandolo. Noi siamo per il Mattarellum, ma le regole vanno scritte da tutte le forze politiche che vogliono discutere nel merito della questione».
GIANLUCA PINI (deputato Lega Nord): «Le decisioni ai cittadini, ma situazione poco chiara»
«Siamo favorevoli, dopo quattro governi non eletti dal popolo e una maggioranza che poggia sui transfughi, a rimettere ogni decisione ai cittadini. Ma la situazione ora è estremamente confusa. Se vi fosse la volontà politica, si potrebbe andare a votare ad aprile. Ma vedo molte resistenze in tutti gli schieramenti. Mi pare che il presidente Mattarella non abbia intenzione di sciogliere le Camere fino a quando vi sarà questa maggioranza. Renzi potrebbe continuare a forzare la mano, ma probabilmente si troverebbe un partito distrutto. Anche tra gli onorevoli grillini mi pare ci sia qualche ripensamento. Non hanno i numeri per governare da soli e le faide interne da Prima Repubblica hanno abbassato il consenso. Vogliamo che siano i cittadini a pronunciarsi, ma le variabili sono diverse e, almeno per ora, la situazione non è affatto chiara. Ovviamente non possiamo andare oltre a febbraio 2018, termine naturale della legislatura».
GIOVANNI PAGLIA (deputato Sinistra Italiana): «Aspettiamo nuove regole e i referendum Cgil»
«Penso sia meglio andare a votare con una buona legge elettorale che produca risultati analoghi tra Camera e Senato. Ora, per come stanno le cose, non è possibile. E meglio attendere anche i risultati dei referendum promossi dalla Cgil. Quindi si potrebbe ipotizzare il ritorno alle urne non prima di metà giugno, ma non più tardi di un anno, visto il termine dei cinque anni di legislatura. Di sicuro, non possiamo andare a votare per assecondare le smanie e le ambizioni del segretario del Partito democratico». 
STEFANO COLLINA (senatore Pd): «Alle urne il prima possibile»
«Alla luce della situazione vigente oggi in Parlamento la mia personale indicazione è che si vada alle urne. Giugno sarebbe un lasso temporale ed un'opzione plausibile. A seguito del referendum bocciato dagli italiani e dopo la decisione della Consulta direi che questa strada sia l'unica che possa dare all'Italia una nuova spinta. Colgo segnali di grande difficoltà nel pensare che con i margini risicati che il Pd ha di poter sperare che si possa tranquillamente approvare una nuova legge elettorale oggi. Chi dice il contrario fa solo un'opera mistificatoria della realtà e per meri fini politici speculativi e di parte e non certo rivolti al Paese. All'Italia servono azioni forti portati avanti da una maggioranza solida. Dare mandato naturale ai cittadini nell'esprimere una scelta chiara su chi debba guidare il Paese nei prossimi anni ad inizio estate è la strada giusta».
(Pareri raccolti da Samuele Staffa e Riccordo Isola)
 
 
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