Vigili del Fuoco in soccorso in Abruzzo: "Neve alta due metri e mezzo e comunicazioni interrotte"
Federica Ferruzzi - Ormai da mesi anche il comando provinciale dei Vigili del Fuoco sta dando il proprio contributo alle zone del centro Italia colpite da terremoto e neve. Attualmente si è ancora in fase di emergenza e i gruppi che si avvicendano, composti da nove persone, rimangono per un massimo di cinque giorni. A partire per ultimi sono stati Massimo Caranti, Gilberto Fussi, Franco Mariani, Luca Ravaioli, Claudio Ricci, Davide Romano, Stefano Rovigatti, Marco Venturi e il caposquadra esperto Fabrizio Benini. Ed è proprio Benini a raccontare l’esperienza vissuta dal 19 al 22 gennaio nelle località di Poggio Umbricchio, Cortino, Fano Adriano, Intermesoli, Cerqueto e Senarica.
Benini, qual è la situazione in quelle zone?
«Noi eravamo ospitati in una palestra nella città di Teramo, fuori dalla sede del comando, ma facevamo riferimento al paese di Montorio Al Vomano, comune che funziona grazie alla presenza di gruppi elettrogeni. Il problema, in quelle zone, è la comunicazione: il cellulare non funziona e non funzionavano neanche i nostri ponti radio. A Montorio, invece, era disponibile un telefono e tutte le volte che eravamo più lontani, anche a 30 km, tornavamo per comunicare con la centrale. Purtroppo la difficoltà di comunicazione impedisce di gestire al meglio i soccorsi».
Quali sono stati gli interventi effettuati?
«Il primo giorno siamo stati impegnati nella ricerca delle due persone disperse, padre e figlio, che purtroppo sono state ritrovate prive di vita. Tra gli interventi ne abbiamo fatto anche uno in una stalla di 250 metri quadrati dove c’erano un toro, due vitelli e 15 tra pecore e capre. Il toro lo abbiamo lasciato per ultimo, non era molto felice di ritrovarsi in quella situazione ed era molto innervosito».
In cinque giorni ci sono stati tempi di riposo?
«I tempi di riposo, se di riposo si può parlare, sono stati ridotti a tre o quattro ore per notte».
La difficoltà è stata aumentata anche dalla neve: qual era la situazione?
«La neve arrivava a punte di due metri e mezzo, basti dire che nelle case battevamo con la racchetta delle ciaspole al primo piano. A memoria d’uomo, i residenti non ricordano nevicate così copiose».
Lei è vigile del fuoco da 26 anni, le emozioni sono sempre le stesse?
«Sono andato sul terremoto del ‘97 nelle Marche, in quello del 2009 a L’Aquila e nel 2012 sono stato in Emilia: ogni volta è un’emozione diversa, ma ho notato che le persone hanno sempre bisogno di sentire la presenza dello Stato. In quest’ultima occasione posso dire che ho visto una grande collaborazione e quando arrivavamo in una casa in cui non avevano bisogno ci chiedevano di andare a prestare soccorso ad altri. Ricordo un signore che mi ha tenuto la mano per un quarto d’ora. Quello che comunque rimane, di tutti questi interventi, è l’amore che le persone dimostrano per la divisa che portiamo».