Aborto, forte riduzione delle interruzioni volontarie di gravidanza negli ultimi 5 anni

Romagna | 18 Novembre 2016 Cronaca
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Calano le interruzioni volontarie di gravidanza. E in provincia di Ravenna lo fanno in maniera ancora più consistente rispetto alla media regionale. Di fronte allo storico -7,4% totale registrato in Emilia-Romagna dal 2014 al 2015, negli ospedali di Ravenna (Domus Nova compresa, visto che è una struttura accreditata), Faenza e Lugo le Ivg sono passate da 743 a 660: una diminuzione di oltre l’11% che getta luce sul trend al ribasso registrato dal 2010 a questa parte. Sei anni fa gli aborti volontari avevano toccato quota 1013: un dato che dice come, da allora ad oggi, la diminuzione si attesti intorno al 34,8% (27,1% in regione). Da notare, comunque, che in parallelo anche la natalità ha subito un drastico crollo: dal 2010 al 2105, nel ravennate, si è passati da 3527 a 2936 nati vivi.
METODO FARMACOLOGICO
A livello regionale è del 64,1%, in lieve aumento rispetto al 2014, la quota di donne che ha almeno un figlio. Per quanto riguarda il tipo di intervento, continua a prevalere la via chirurgica (65,8%) ma in ulteriore calo rispetto all’anno precedente per il sempre più frequente ricorso al metodo farmacologico con RU486, che è del 24,1% in Emilia-Romagna. A Lugo, nel 2015, lo hanno utilizzato 21 volte su 139, facendo dell’Ostetricia dell’Umberto I quella in cui, tra gli ospedali pubblici della provincia, lo si è usato di più. Davide Tassinari, primario dallo scorso agosto, imputa il dato al fatto che molte delle donne che sono arrivate per interrompere la gravidanza erano ad uno stadio precoce (precondizione necessaria) e sono state informate in maniera tempestiva dell’opzione. Stretti, a detta del ginecologo, anche i tempi d’attesa: «Per l’Ivg farmacologica siamo disponibili tre giorni alla settimana. Per quella chirurgica si aspetta al massimo qualche giorno». In Ausl Romagna, dice l’ultimo rapporto, il 44,4% delle donne aspetta tra gli otto e quattordici giorni. Attende meno di sette giorni solo il 28,2% di loro.
STRANIERE MENO DELLE ITALIANE
Non è vero, come spesso si pensa, che donne residenti ma con cittadinanza straniera siano la quota più consistente tra chi si sottopone a Ivg. In Regione, l’anno scorso, sono stati contati 3.037 casi contro i 3.907 delle residenti italiane. In Ausl Romagna, idem: a fronte delle 599 straniere che hanno abortito, ce ne sono state 883 italiane (sempre residenti). Le proporzioni sono quasi le stesse dell’anno prima: le Ivg, insomma, calano in tutte le fasce di popolazione. Cominciano a fare effetto nel medio periodo, sempre secondo Tassinari, sia le metodiche contraccettive d’emergenza in quanto tali (pillola del giorno dopo e dei cinque giorni dopo) che l’effetto mediatico che il tema, trattato sul web, sortisce sulle donne.
PREVENZIONE DIRETTA
Tra gli avamposti della prevenzione ci sono in prima linea i consultori, anche perché sono nella maggior parte dei casi il luogo prediletto della certificazione: a Faenza l’anno scorso li ha scelti il 77,% delle donne, contro il 64,7% di Lugo e il 65,2% di Ravenna. Per Ivonne Zoffoli, direttrice dei consultori di tutta la provincia, il lavoro di prevenzione più urgente che resta da fare è sulle donne provenienti dall’Est Europa: «A differenza delle nord-africane, per esempio, sono quelle che ancora adesso scelgono più frequentemente di interrompere la gravidanza». A livello generale, comunque, sono lontani i tempi in cui l’aborto veniva considerato al pari della contraccezione: «Tra i nostri mandati c’è anche quello del contenimento delle Ivg, che credo siano drasticamente calate anche per merito dei tanti progetti di sensibilizzazione e informazione che, grazie ai fondi regionali, anche noi stiamo portando avanti. Con ‘Gioca d’anticipo’, per esempio, ci rivolgiamo in maniera diretta alle donne che richiedono l’interruzione. Spieghiamo e proponiamo i metodi contraccettivi, dalla pillola alla spirale, passando per i dispositivi sottocutanei di ultima generazione». Chiaramente, ogni storia personale è diversa: «I motivi che spingono una donna a non portare avanti la gravidanza possono essere molti: di natura economica, sociale, lavorativa. Ecco perché anche le italiane, nelle statistiche, continuano a fare numero. Sono esigui, invece, le cifre che riguardanti le giovanissime sotto i 21 anni: stiamo parlando, in un anno, di sette/otto casi sul totale dei tre distretti». Il dato regionale delle under 21 è fermo a quota 6,2%. In Emilia-Romagna chi interrompe la gravidanza ha, nel 55,4% dei casi, tra i 20 e i 34 anni. (Silvia Manzani)
 
 
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